LA VERA TRATTATIVA STATI ESTERI-MAFIA

MANI

La vera trattativa tra mafia e (uno) Stato fu quella che coinvolse Lucky Luciano e l’OSS statunitense, il famigerato predecessore della Cia, durante la II guerra mondiale. La storia è nota ma troppo spesso dimenticata o accantonata per non infangare il mito americano in Italia. I legami tra i nostri boss e i loro omologhi d’oltreoceano sono atavici, oltre che gerarchici. La mafia italo-americana sfruttando il suo incistamento nella prima potenza mondiale superò di gran lunga quella originaria della Penisola in volume d’affari e violenza, divenendo sede centrale della criminalità organizzata internazionale da succursale qual era stata agli esordi, portata dagli immigrati meridionali attraverso l’oceano.
In questi rapporti si è spesso inserita l’intelligence Usa al fine di ottenere supporto ai propri piani sul nostro territorio. Per lo sbarco del ’43 e per tutta una serie di episodi (eliminazione di personaggi scomodi ed esercizio di varie pressioni con metodi gangsteristici) avvenuti nel corso dei decenni successivi, che hanno condizionato l’esistenza nazionale. E, pure, per l’avvio di quella fase di trapasso che fu il passaggio dalla Prima alla seconda Repubblica, in cui anche la mafia fece la sua parte con attentati destabilizzanti. L’obiettivo era l’abbattimento del regime democristiano e socialista (per via giudiziaria), avviato per volontà americana in un contesto mondiale di ridefinizione dei rapporti tra Washington e i paesi satelliti, dopo l’implosione dell’Urss ed il crollo del campo socialista. In ogni caso, fu quel primigenio accordo tra malavitosi e barbe finte estere, per l’invasione della Penisola nel corso del secondo conflitto mondiale, ad aprire un canale internazionale che fu poi utilizzato da tutte le parti anche negli anni a seguire per pilotare determinate vicende. Senza quell’evento che l’ha storicamente rafforzata la mafia oggi non sarebbe la stessa. Alla magistratura, che adesso vorrebbe farci bere l’esistenza di una trattativa Stato-Mafia, gestita da uomini vicini a Berlusconi, (con F.I. che sarebbe nata per garantire certi interessi messi a rischio dalla scomparsa di Dci e Psi) occorre chiedere ben altre spiegazioni circa la sua funzione nelle persecuzioni contro esponenti di quei partiti di governo (mentre si risparmiavano quelli del Pci ormai filo-atlantico, facendo naufragare le indagini nei loro riguardi o seguendo piste volutamente errate) per fatti ultra noti e mai accertati che improvvisamente divennero, negli anni ’90, l’unica ragione del loro lavoro. Come scrisse La Grassa nel ’95, adombrando una funzione tutta subordinata dei giudici a indicibili voleri stranieri: “Alla magistratura è stato dato il semaforo verde; inchieste che erano languite per decenni (su cose che tutti, perfino gli “uomini della strada”, sapevano da un pezzo) sono state rilanciate su nuove basi. Ritengo del tutto probabile che pezzi decisivi di magistratura siano stati in stretto collegamento con i centri di potere dominante di cui sopra (questo non significa necessariamente che magistrati si siano posti direttamente al servizio di singoli capitalisti, ma che si è verificata una convergenza d’azione e d’interessi). L’attacco è stato portato al “cuore dello Stato”, alla DC-PSI, perché questo era l’atteggiamento decisivo al fine di destrutturare il sedicente Stato sociale, che era uno Stato sociale all’italiana, cioè uno Stato assistenziale. Spero che a nessuno venga in testa di accusarmi di simpatie per DC-PSI, o di sostenere che non credo alla colpevolezza reale di certi settori politici incriminati. La colpevolezza è, a mio avviso, evidente, scontata, è sussistita per decenni e per moti vi credo anche più gravi di quelli usati per incriminare tali personaggi; non solo corruzione, concussione, ecc., ma assassini, eccidi di massa, manovre criminali di ogni genere, non solo di stampo mafioso, ma legate alle attività criminose del capitalismo internazionale (USA in testa). Non a caso, della corruzione sappiamo molto, ma delle “stragi di Stato” (da Portella della Ginestra in poi), dell’assassinio di Moro, ecc. che cosa siamo riusciti a sapere ? Questa meravigliosa Magistratura anni ’90 non può proprio farci niente ? Questi uomini (e partiti) non sono stati perseguiti per fini di giustizia, ma solo per motivi politici di trapasso d’epoca, di distruzione del Welfare State all’italiana (e delle cui attività assistenziali si sono avvantaggiati, in primo luogo, i centri dominanti capitalistici di cui sopra e, in una certa misura, con briciole, anche i ceti subordinati). Come in qualsiasi altro paese del mondo capitalistico, anche nel nostro bisognava entrare in un’epoca postkeynesiana, in cui vi deve essere un nuovo trasferimento di reddito dal basso verso l’alto, in cui ridiventa essenziale il risparmio per gli investimenti di capitale (soprattutto quello finanziario) e assai meno la domanda dei consumatori. Nella nuova concorrenza intercapitalistica apertasi con l’emergere, a livello mondiale, di più centri capitalistici di potenza non troppo squilibrata (squilibrata come, fino alla metà degli anni ’70 circa, lo era stata in favore degli USA), il keynesismo non può più essere di moda. La creazione del “buco nero”, rappresentato dai potenziali mercati dei paesi ex socialisti, accentua i caratteri nuovi di quest’epoca di aspra competizione tra capitalismi. Lo Stato italiano pre 1989 andava quindi ormai completamente annientato, bisognava entrare nella famosa seconda Repubblica, ridisegnando secondo tratti del tutto antidemocratici le regole del gioco elettorale, in modo da dare comunque il potere a forze politiche (possibilmente solo due blocchi) che facessero tutte, come negli altri paesi capitalistici, gli interessi delle classi dominanti”.

Sono questioni riportate anche in un testo mai tradotto da noi, The Italian Guillotine, in cui si sosteneva che: “Un gruppo di magistrati altamente politicizzati, in larga maggioranza orientati a sinistra, agendo come pubblici ministeri, hanno usato una legittima inchiesta giudiziaria per perseguire, selettivamente, i loro nemici politici, ignorando o minimizzando misfatti simili dei loro alleati politici. L’investigazione di fondo è stata un’inchiesta su pratiche che erano andate avanti per decenni… I magistrati sono stati abbondantemente appoggiati da un gruppo di quotidiani e settimanali, tutti di proprietà di alcuni pochi grandi industriali che avevano una chiara posta in gioco nel successo del colpo di Stato.”

L’autore del libro di cui sopra, l’americano S. Burnett, precisò in una intervista che: “Il pool non si è limitato ad applicare la legge ma ha speso molte energie per eliminare il pentapartito sapendo che a beneficiare di questa operazione sarebbe stato il PDS. Per questo si chiama golpe. […] Con l’eliminazione del pentapartito tutti davano per scontata la presa del potere del PDS alle elezioni del 1994. Ricordo che a fine 1993 ricevetti al CSIS [Centro Studi Strategici internazionali di Washington] Giorgio Napolitano e lo presentai come il prossimo ministro degli Esteri”.

Non dimentichiamo che quando qualche magistrato provò a mettere il naso nelle faccende del Pci-Pds fu subito isolato e costretto a lasciare le inchieste dagli stessi colleghi che passavano per paladini della pulizia morale. Inoltre, furono scoperti molti legami tra giudici e uomini della Cia, come riportato in un testo di T. Maiolo, in cui si adombra che qualche togato fosse addirittura su libro paga dei servizi statunitensi.

Queste sono le trattative che ci interessano non quelle finte o solo parzialmente vere riportate dal Fatto, house organ degli Usa e faro dei PENTASTELLATI che, a loro volta, presi i voti, non potevano non fare atto di sottomissione ai soliti padroni d’oltreatlantico.