IL BENE E IL MALE

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Il bene e il male

Per i “sinceri democratici” sarebbe l’odio a caratterizzare i nemici mentre la propria parte alberga perennemente nel bene. Gli altri sono cattivi, razzisti, xenofobi ; loro solidali, comprensivi, includenti. Ma è la politica, ridotta ad una battaglia tra bene e male, il vero pericolo per una società. E sono i sedicenti buoni ad alimentare questo meccanismo pernicioso in cui una pagliuzza diventa trave e una trave, presto o tardi, si trasforma in manganello (se non in qualcosa di peggio) col quale verranno fracassate le teste dei presunti buoni e dei cattivi tergiversanti, i quali non hanno impedito ai primi di mandare tutto in cancrena.
Altro che fascismo! Se si continua a tuonare così, dopo aver portato la gente all’esasperazione, si materializzeranno nuovi mostri che faranno rimpiangere i vecchi, non veramente tali. La rabbia e la frustrazione delle persone, martoriate dalle scelte di una classe dirigente incapace e servile, liquidatrice in breve di un patrimonio pubblico accumulato in decenni di duro lavoro collettivo, favoriscono il ricorso alle soluzioni sbrigative di gente che va per le spicce, almeno verbalmente. Dobbiamo però ancora assistere ad autentiche svolte che non si risolvano in minacce, senza molte conseguenze, all’Europa serva, alle navi negriere e alle società prenditrici private. C’è un mondo da buttare giù e non bastano le promesse di cambiamento per liberarsene. Occorre fare (perché si è capita la posta in palio) e poi annunciare di aver fatto. La bastonata non va giurata ma assestata al momento opportuno, altrimenti finisce tutto a tarallucci e vino. Qui sta la differenza tra una forza con le idee chiare e chi gioca solo a schiarirsi la voce a furor di popolo, come pare stia avvenendo. Sicuramente, questo Governo rappresenta un passo in avanti per le intenzioni messe in campo. Si respira un’aria di ribellione ai cliché coi quali finora si sono chiesti ulteriori sacrifici ad un popolo impoverito e umiliato ma manca ancora la capacità di andare alle vere cause delle diverse problematiche. Non si combatte l’immigrazione scriteriata semplicemente bloccando i barconi ma abbattendo il muro di silenzio e rompendo le alleanze con chi ha scatenato le guerre di aggressione o favorito i colpi di mano interni nel mondo arabo-africano e in medio-oriente, dirottando sul nostro paesi i flussi di clandestini; non si combatte la speculazione finanziaria prendendosela con il denaro e gli speculatori ma dipanando le manovre politiche che guidano la Grande Finanza nei suoi affari in ossequio a precise strategie statali; non si combatte la perdita di sovranità ricorrendo a superate ubbie ideologiche, di consunti movimenti del passato, ma costruendo percorsi alternativi nella ristrutturazione geopolitica globale.
Queste le cose importanti. Invece, qui si commettono errori molto più banali. Non mi scandalizzano gli insulti e le fake news, che non sono una invenzione di questi tempi, ed impressionano solo le anime belle. Ma è uno spreco di energie rincorrere l’avversario su un simile terreno scivoloso. Occorre piuttosto annichilirlo rovesciando i vertici dei mezzi di comunicazione pubblica, ora che si può, ribattendo colpo su colpo alle menzogne dei loro fiancheggiatori giornalistici, protestando energicamente con i manipolatori e presidiando le redazioni delle televisioni, dei giornali e delle radio. Devono sentire il fiato sul collo di che è pronto a smentirli e, se occorre, a spaventarli con la sola presenza massiccia sotto le loro torri d’avorio. Le ingiurie diventano superflue quando la contestazione è organizzata razionalmente.
Infine, si espliciti bene una questione. Lo scontro, il conflitto, la competizione tra idee e uomini è inevitabile, è linfa vitale della società, si manifesta in varie gradazioni, a seconda del livello dei rapporti di forza, ma inevitabilmente, prima o poi, giunge ad un punto di massima tensione. Quando si arriva a questa situazione, che implica una possibile trasformazione negli assetti di potere, cadono gli schermi dialettico-dialogici ed il “corpo a corpo” risulta inevitabile. Ognuno pensa di avere ragione, di essere nel giusto ma alla fine ha ragione chi prevale e torto chi soccombe. Chi vince riscrive la storia della sua affermazione come storia del bene che ha trionfato sul male, pur se ha trucidato ed ammazzato. E per trionfare si devono sempre lasciare molte croci del nemico alle spalle. Il bene fa più cimiteri del male.
Attualmente, un sovvertimento dei gangli del potere appare necessario, perché i drappelli di comando, pubblici e privati, hanno smesso, da lunga pezza, di svolgere una funzione positiva per la nazione. Anzi, dobbiamo ricordare che essi furono agevolati da una svolta epocale (la fine del bipolarismo mondiale) che favorì la loro ascesa, nel contesto nazionale, contro la precedente élite dirigenziale (fatta fuori per via giudiziaria), considerata non più adeguata a sostenere i programmi strategici dell’unica superpotenza rimasta sulla faccia del pianeta. Nella fase che si approssima, di multipolarismo geopolitico, non c’è più spazio per tali agenti arrendevoli e supini ad interessi stranieri, in relativo ridimensionamento, pena il disastro che abbiamo sotto gli occhi. La lotta tra bene e male sta mandando in rovina la vita delle minoranze reiette e della maggioranza della popolazione, come sempre accade prima che si risolva il conflitto. In ogni caso, Ci sono momenti in cui occorre fare bene il male, contro chi col bene ha fatto male, perché si possa ricominciare a sperare.
Ps.
Mi sembra opportuno citare questa riflessione di La Grassa sul bene e sul male, o meglio, su quel che si nasconde dietro questa biforcazione “morale”, spesso pretestuosa.
“Ritengo in effetti particolarmente fastidiosa la retorica di gran parte dei sedicenti pensatori che – alcuni senz’altro in buona fede, i più però con ipocrisia e perfetta malafede – ci stonano la testa con le possibilità di addivenire a forme di convivenza pacifiche, di comunità di intenti e altre speranze di vario genere. A mio avviso si tratta appunto o di bugie o di ingenua tendenza all’eliminazione (o decisiva attenuazione) di ciò che noi uomini, e solo noi fra tutti gli esseri viventi, definiamo “male”; in contrapposizione appunto al “bene”, che ci si affanna continuamente a predicare. Ritengo del tutto utile, anzi necessario, che ci si sforzi in definitiva in direzione del bene. Così come sono convinto sia del tutto ragionevole e vantaggioso cercare di evitare gli scontri bellici di primaria grandezza, senza dubbio eminentemente micidiali.
Sono queste tendenze a condurre spesso alle maggiori trasformazioni legate al nostro specifico modo di “nutrirci” utilizzando il pensiero, la ragione o come la si voglia definire. Tuttavia, è bene essere anche consapevoli che alla fine queste tendenze – nell’ambito di una realtà non mai adeguatamente, e meno che mai esaustivamente, conosciuta e squilibrante in massimo grado – condurranno allo scontro tra gruppi sociali variamente strutturati (ivi comprese le nazioni dell’epoca moderna con quella “mitica realtà” da noi elevata a rappresentazione del “tutto” che chiamiamo Stato). Tendenzialmente, ogni gruppo è convinto d’essere “il bene”, contrastato da altri, i nemici, che sono “il male”. Di conseguenza vi è la spinta accelerata a fornirsi degli strumenti atti a far prevalere “il bene”; e si ha il cosiddetto “progresso”, che è soltanto quello tecnologico, ma non può essere sconsideratamente svalutato.
L’importante è essere consapevoli di che tipo di “progresso” si tratta e di ciò a cui serve, di ciò a cui conduce, di ciò che comporta sovente in termini di sofferenza, distruzioni, morte “in massa”, ecc. Poi, passata solo temporaneamente la tempesta, quelle “innovazioni” sono in grado di migliorare le nostre condizioni di vita, “di nutrimento”, in periodi di tranquillità e relativa pace. Basta non ricominciare a chiacchierare su speranze di grande elevazione del nostro spirito, della nostra tendenza al “bene” comune, che è comune solo a fasi alterne e per gruppi che si scrutano e sospettano vicendevolmente, pronti a ri-darsele di santa ragione per……il bene comune, appunto”.