L’Ue è l’Europa debole dei socialdemocratici, di GLG
La cosa più ridicola, anche se non comica, di questa Unione europea (UE) è che il massimo potere – come ad es. quello di bocciatura delle varie manovre governative – appartiene a due esponenti di partiti socialisti (francese e lettone) in pieno e totale disfacimento. Ma è tutto il socialismo ormai in crisi pressoché definitiva; perfino in Svezia, dove ha “regnato” (è il caso di dirlo) ininterrottamente dal 1908, le ultime elezioni hanno visto un pesante ridimensionamento di tale gruppo politico. E lo stesso accade in Germania, che ha avuto forse il primo partito socialdemocratico (comunque il più forte fin dalla fine del XIX secolo) con segretario Kautski, il “Papa rosso”. Eppure queste cariatidi odierne, ormai alla fine della loro non ingloriosa storia (ma la fine è invece penosa), mantengono il massimo potere nel consesso “riunito” dei paesi europei. Non rappresentano più nulla nel loro paese, ma dovrebbero comandare tutti i paesi europei. Quale migliore dimostrazione dell’assurdità di questa costruzione “sovranazionale” priva di fondamenta fin dall’inizio. L’Europa, costituita da nazioni indipendenti e fra loro in continua “lite” anche bellica, ha rappresentato per secoli una delle principali aree del mondo. La sua civiltà, arte, pensiero, ecc. hanno fatto luce. Adesso vorrebbe essere un unico “corpaccio” e sta perdendo colpi a tutto spiano. Andando avanti così, a fine secolo, sarà decaduta di brutto. Per rinascere, occorre ridare vita a paesi non certamente dediti a continue liti otto-novecentesche, ma comunque a nazioni che si interrelino sempre più strettamente fra loro a partire da un potere forte (e anche, se necessario, prepotente) al governo in ognuno d’essi, un potere capace di trovare i punti d’accordo e di amalgama con gli altri a partire dalla specifica storia d’ognuno dei paesi che entrano via via in reciproca alleanza e collaborazione. Senza però imposizioni esterne; e tanto meno di chi non rappresenta più nulla in nessuno d’essi. AUTONOMIA E INTERAZIONE STRETTA insomma. Ma sulla base di interessi veramente comuni, scelti da ognuno d’essi, senza abdicare alle proprie prerogative culturali, economiche, politiche.