LA DIVERSITA’ E’ RICCHEZZA, LA MESCOLANZA UN DEGRADO

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in realtà, nella sostanza, la Francia deve restare ai francesi, l’Italia agli italiani, la Germania ai tedeschi e via dicendo. E naturalmente ogni paese africano o asiatico deve restare ai suoi abitanti da secoli e che hanno una loro cultura, tradizioni, modo di vita e via dicendo. Quando ci fu il movimento detto della “negritude” (Senghor, Aimé Césaire, Damas, ecc.), lo considerai assai positivo e giustificato. Così come sono pienamente soddisfatto di aver approvato e simpatizzato senza riserve per la lotta di liberazione nazionale in Algeria o in Vietnam, ecc. E sono nettamente favorevole a chi in Sud America resiste alla prepotenza USA, da qualsiasi establishment di questo paese provenga. In poche parole, è ora che si rispettino fino in fondo le diversità culturali, etniche, ecc. che abitano questo pianeta. Che possano esserci reciproci “innesti” di date “civilizzazioni” in altre è inevitabile e non dannoso se ciò resta entro limiti tali da evitarele indebite e improprie mescolanze, che creano poi altrettanti disagi reciproci e quindi inevitabili forti “malumori”. Questi ultimi servono a – e quindi sono debitamente promossi da – classi dominanti (con i degradati ceti politici da esse espressi), ormai marce e pressoché disfatte, che hanno la loro “ultima spiaggia” nella creazione di situazioni in cui le classi sottostanti vengano distratte e rese fra loro avverse tramite questi forzati e volutamente mal preparati “incontri” in grado di suscitare violenti contrasti e rifiuti degli uni da parte degli altri.

La cosiddetta “carità cristiana” e i conati di un “comunismo” – che nulla ha a che vedere con quanto pensavano e speravano i comunisti di tanti e tanti decenni fa (non dico un secolo, ma oltre mezzo senza dubbio) – sono oggi la punta avanzata di un processo che rischia di annientare ogni vera diversità (di reciproco “arricchimento”) in un miscuglio di etnie e culture in grado soltanto di odiarsi e respingersi fra loro. In questo contesto di profondo degrado e disfacimento si inserisce poi uno scontro – che ha una lunga per non dire “eterna” storia – tra gruppi dirigenti di “comunità” (da alcuni secoli ormai divenute paesi e Stati) diverse per una supremazia di tipologia più generale (da molto tempo ormai di carattere mondiale).

Premesso che la vita è conflitto anche acuto tra “poli differenti” – e non certo una inerte e indifferenziata mescolanza di anodini gruppi sociali con culture senza nerbo né effettiva propria tradizione – è indispensabile come primo passo individuare le modalità (connesse sempre a forti nuove ideologie perché quelle ancora sopravvissute sono solo “acquaticcio fangoso”) per far nascere un forte movimento che elimini senza falsa pietà i portatori del degrado oggi in atto soprattutto nel cosiddetto “occidente”, costituito dai paesi più “avanzati” soltanto dal punto di vista economico e del livelli “materiali” di vita. Solo eliminando sistematicamente e con estrema minuziosità i ceti politici e “pseudo-culturali” (in particolare, ma certo non soltanto, quelli detti per abitudine “di sinistra”), l’ “occidente” potrà rivivere una nuova epoca storica di riavvio della propria civiltà; altrimenti ci si rassegni ad una decadenza paragonabile a quella dell’Impero romano.

E pur non essendo religioso, voglio ricordare con nettezza che la nostra civiltà e lunghissima storia è per l’essenziale cristiana. Non si tratta certo di promuovere “crociate”, ma di smetterla con l’indebito innesto di altre tradizioni religiose, da rispettare massimamente ma nel loro ambiente plurisecolare di grande vitalità.