Spendere per riprendere, di GLG
Nessuno vuol negare che l’imposizione fiscale sia in Italia troppo elevata e scoraggiante per molte iniziative. Tuttavia mi permetto una considerazione che non va nella stessa direzione “salviniana”. Mi sembra assurdo cancellare una certa progressività. Non certo per amore dei “poveri e diseredati” e perché è “giusta e mossa da spirito egualitario”. Semplicemente, stando proprio alla teoria neoclassica (che non è nemmeno la mia), man mano che il reddito aumenta cresce la propensione al risparmio. E un elevato risparmio può non trovare a fronte la domanda per investimenti atta ad assorbirlo proprio perché è carente in generale la spesa (domanda) in relazione alla produzione (e quindi offerta) dei beni. I redditi più bassi (che sono anche decisamente i più numerosi) conoscono, in percentuale, poco risparmio e tanta domanda. Quindi lasciare più reddito a chi lo ha più basso e meno a chi ne ha tanto, diminuisce per l’insieme sociale la percentuale del risparmio aumentando quella del reddito potenzialmente spendibile. Tuttavia, non si può nemmeno ragionare soltanto in questi termini. Il problema centrale, ben più di quello dell’abbassamento delle imposte, è la crescita della spesa atta ad acquisire il surplus dell’offerta che ha depresso l’attività produttiva; così agendo si favorisce il rilancio di quest’ultima. E questa spesa deve provenire soprattutto dallo Stato. Si studi infine la storia della crisi iniziata nell’ottobre del 1929 e del New Deal lanciato nel 1933. E ci si ricordi ogni tanto dell’opera più famosa di Keynes, uscita nel 1936 (più di 80 anni fa!). Decisiva è appunto la spesa statale (non dei privati che nella crisi si impauriscono e tendono a spendere sempre meno aggravando la situazione); e detta spesa deve soprattutto riguardare le infrastrutture. In definitiva, nella situazione odierna ci si decida ad affrontare con violenza i vertici europei e i loro complici qui in Italia, che allignano sia a “sinistra” (Pd) sia a “destra” (F.I.). A me sembra che si stia troppo cincischiando e cercando vie traverse che conducono in veri “cul de sac”. Non se ne esce, lo ripeto (anche se ben pochi hanno ascoltato il mio pur brevissimo video!). Bisogna spazzare via le opposizioni attuali e una UE costruita nel modo peggiore possibile.