Andate a farvi fottere!

immigrazione

 

Il compianto Carmelo Bene non aveva torto, già molti anni fa, a sfottere i buonisti con le sue frasi fulminanti: “Non me ne fotte nulla del Rwanda, però lo dico. Voi no, non ve ne fotte, però non lo dite”. A dire il vero, i politicamente corretti oggi si sono evoluti, o meglio involuti, fino a dire esattamente il contrario di quel che pensano. Se ne fregano ancora, come ieri, degli africani, ma hanno imparato ad usarli per bieche ragioni politiche. Ovviamente, nemmeno la pandemia (purtroppo vera, checche’ ne dicano sciocchi complottisti in solidarietà antitetico-polare con i “governativi”), che ha costretto in casa gli italiani, ha fermato questo mercimonio di carne umana da oltremare.
Purtroppo, la finta opposizione di una destra xenofoba, alimentatrice di negazionismi, ad una sinistra fingente umanità, non riesce a far di meglio che foraggiare il disprezzo per l’uomo nero anziché incanalare la rabbia e lo spaesamento dei ceti “emotivi” verso i reali aguzzini dell’Italia, contro quell’èlite liquidatrice, la quale da decenni spinge a fondo la Penisola.
Noi, invece, vorremmo gli immigrati talmente integrati da non essere relegati nella periferie ma accomodati nei quartieri alti, abitati dai radical chic e dal loro delfinato cosmopolitico. Vogliamo vedere la prole dei nostri fratelli clandestini divenire compagna di banco dei figli dei benestanti di destra e di sinistra. Vogliamo vedere i neri alle feste degli accoglienti, a gustare tartine nei loro salotti, non come camerieri ma come ospiti. Vogliamo vederli alla guida dei loro suv, non come autisti ma come proprietari o, al massimo, come “espropriatori”. Vogliamo vederli, non sui barconi ma in barca a vela a godersi la vita tra lo spumeggiare delle onde ed il solleone. Esattamente, come ex ministri e parlamentari che masticano solidarietà e vomitano spocchia. Vogliamo vedere fin dove sono sinceri nel loro abbraccio trans-etnico perché finora hanno saputo solo scaricare questi poveretti lontano dalla loro felicità tra connazionali a loro volta in difficoltà.
Ciò che non vogliamo vedere è, appunto, quello che avviene di questi tempi ai margini dell’opulenza, laddove italiani disoccupati e cassaintegrati sono costretti a condividere spazi barbarici e decandenti con dis-integrati alla deriva. Noi siamo antirazzisti in ogni vena e per questo vogliamo l’assoluta parità di diritti e di doveri tra l’agiato globalista e l’ultimo dannato della terra. La parificazione tra sventurati, bianchi e neri, che non intacca i privilegi degli ottimati, col cuore a sinistra ed il portafoglio a destra, è solo una messinscena dei prepotenti per strumentalizzare gli ultimi contro i penultimi, e viceversa.
Il gioco lo abbiamo capito da tempo ed è vecchio come la piramide di Cheope. Si stanno creando i presupposti di una guerra tra poveri che metta al riparo questa nostra classe dominante senza più futuro. È la classica forma di resistenza di chi non ha più forze per resistere ai mutamenti in atto.
Una politica sensata, da parte di una vera opposizione, concluderebbe iniziative opposte a quelle in corso, invece di alimentare tra bianchi tartassati e depauperati l’odio per i neri “sballottati” metterebbe gli uni e gli altri contro i manipolatori asserragliati nei quartieri elevati. Ma chi lo alza un destro sino ad un così alto concetto?