Aspettando Godot, di GLG

LAGRA21

<<<Aspettando Godot (in francese En attendant Godot; in inglese Waiting for Godot) è un’opera teatrale di Samuel Beckett.
Dramma associato al cosiddetto teatro dell’assurdo e costruito intorno alla condizione dell’attesa, Aspettando Godot venne scritto verso la fine degli anni quaranta e pubblicato in lingua francese nel 1952. La prima rappresentazione si tenne a Parigi nel 1953 al Théâtre de Babylone sotto la regia di Roger Blin, che per l’occasione rivestì anche il ruolo di Pozzo. Nel 1954, Beckett – autore irlandese di nascita – tradusse l’opera in inglese.
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Vladimir (chiamato anche Didi) ed Estragon (chiamato anche Gogo) stanno aspettando su una desolata strada di campagna un certo “Signor Godot”. Non vi è nulla sulla scena, solo un albero dietro ai due personaggi che regola la concezione temporale attraverso la caduta delle foglie che indica il passare dei giorni. Ma Godot non appare mai sulla scena, e nulla si sa sul suo conto. Egli si limita a mandare un ragazzo dai due vagabondi, il quale dirà ai due protagonisti che Godot “oggi non verrà, ma verrà domani”.
I due uomini, vestiti come barboni, si lamentano continuamente del freddo, della fame e del loro stato esistenziale; litigano, pensano di separarsi (anche di suicidarsi) ma alla fine restano l’uno dipendente dall’altro. Ed è proprio attraverso i loro discorsi sconnessi e superficiali, inerenti ad argomenti futili e banali, che emerge il nonsenso della vita umana.
A un certo punto del dramma, arrivano altri due personaggi: Pozzo e Lucky. Pozzo, che si definisce il proprietario della terra sulla quale Vladimir ed Estragon stanno, è un uomo crudele e al tempo stesso “pietoso”, tratta il suo servo Lucky come una bestia, tenendolo al guinzaglio con una lunga corda. Pozzo è il padrone, Lucky il servo e la corda che li unisce indica un legame reciproco apparentemente inscindibile. I due nuovi personaggi successivamente escono di scena. Didi e Gogo, dopo aver avuto l’incontro con il ragazzo “messaggero di Godot”, rimangono fermi mentre si dicono “Well? Shall we go?” (E ora? Possiamo andare?) – “Yes, let’s go” (Sì, andiamo), e l’indicazione scenica dice ironicamente “They do not move” (Non si muovono). Il linguaggio non riproduce più la realizzazione della volontà individuale. Non esiste più legame fra parola e azione, fra il linguaggio e la storia che dovrebbe esprimere, comunicare e attivare.
Il secondo atto differisce solo in apparenza dal primo: Vladimir ed Estragon sono di nuovo nello stesso posto della sera precedente. Continuano a parlare (a volte con “non senso”, a volte utilizzando luoghi comuni con effetti comici). Ritornano in scena Pozzo, che è diventato cieco, e Lucky, che ora è muto, ma con una differenza: ora la corda che li unisce è più corta ad indicare la soffocante simbiosi dei due. Escono di scena. Rientra il ragazzo che dice che anche oggi il Signor Godot non verrà. Esce. E Vladimir ed Estragon rimangono lì mentre dicono “Well? Shall we go?” – “Yes, let’s go”. E l’indicazione scenica che mette fine al dramma dice “They do not move.”>>>

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Non vi sembra che gli ultimi anni di questo paese corrispondano pienamente a questa descrizione. Lucky è simile a Draghi (e a chi l’ha preceduto) e Pozzo….. beh non si può dire, meglio non nominare uno che occupa una particolare posizione. Vladimir ed Estragon rappresentano in chiara evidenza la popolazione italiana; e anche i loro sedicenti rappresentanti politici. Non illudiamoci per l’attuale rabbia di alcuni settori che non ne possono più per chiari motivi economici. Non hanno alcuna vera rappresentanza. I “sinistri” dicono che “capiscono” i poveracci, ma intanto si fregano le mani e continuano a dire che bisogna sempre essere sul chi va là ed evitare tutto ciò che possa comportare un cambiamento dei gruppi che effettivamente (s)governano. I “destri” dicono di “capire ancor di più”, ma invitano i malcontenti a non farsi infiltrare da malintenzionati perché in ogni caso bisogna evitare la violenza e le regole vanno comunque rispettate. Ma fremono per avere nuove elezioni che portino loro nella posizione degli (s)governanti.
I “sinistri” tirano fuori la vecchia tiritera del fascismo alle porte; il che fa ridere ricordando che negli anni ’20 del secolo scorso, il fascismo spazzò via in poco tempo i Giolitti e Turati e tutto il ciarpame di allora. Ci si ricordi ogni tanto di quel che disse Salvemini, chiaro e netto antifascista che nel ’27 dovette scappare in Francia. Quanto ai “destri” sono solo meri opportunisti; ogni tanto recitano da “sovranisti”, poi anche accettano la UE, poi rimbrontolano. “Sinistra” e “destra”sono una autentica masnada di impotenti e incapaci. Quando noi parliamo della necessità della (tuttora inesistente) “Forza Nuova” (che qualche cretino confonde con i quattro sbandati che oggi si denominano così), vogliamo sottolineare la necessità di dar vita ad un movimento politico con ben delineato nucleo dirigente, che infine, nel caos ancora oggi non completamente decifrabile e andando contro l’intero ciarpame odierno, spazzi via i nuovi “Giolitti e Turati”, impedendo che però si affermi e poi consolidi un qualche “Mussolini”.
Se però qualcuno pensa che sia oggi riproponibile la “rivoluzione bolscevica d’ottobre”, è solo un altro perfetto “minus habens”. E’ ovvio che occorrerà un bel po’ di tempo per ristudiare la situazione attuale (una vera nuova fase storica) e proporre adeguate soluzioni; tempo che però non deve essere più perso inseguendo ormai vetuste e improponibili ideologie e politiche un tempo invece vitali. Possibile che ancora non si riesca a far capire una simile intenzione?