Diffidate degli amici del popolo.

Multipolarismo imperfetto (2)

 

Non mi sono mai fidato degli amici del popolo. C’è sempre qualcuno che si immola per la gente solo per nascondere interessi meschini. Quando i tribuni della plebe parlano per la plebe quest’ultima, spesso e volentieri, viene raggirata e strumentalizzata per fini plebei, cioè volgari, dell’arruffapopoli di turno. Il popolo è solo una parola che si aggiunge agli affari o all’ambizione. Sospettate di chi fa tutto per il popolo e mai nulla per se stesso, rischiando molto poco in proprio e scaricando sulle spalle degli altri il peso delle sue responsabilità. Appena qualcuno dice: è per il popolo, potete star sicuri che è per lui stesso. Non esistono, politiche per il popolo, cure per il popolo, cultura per il popolo. Esiste la politica fatta bene o male, la cura che funziona o non funziona, la spazzatura intellettuale o l’intelligenza. Vi sembra questo un discorso liberale, eccessivamente individualistico? E chi lo dice che l’individuo è una prerogativa esclusiva dei liberali? Che il discorso sulla libertà non possa divenire qualcosa di più alto di una mera libertà di intrapresa per i guadagni? Non perorava forse anche Marx un mondo in cui la libera individualità fosse finalmente affrancata dal bruto lavoro salariato e lasciata alla sua singolare creatività? Il genio emerge dalle fatiche erculee della specie, arrampicandosi in solitaria sui destini dell’umanità intera. Sono funzionali uno agli altri. Ma quello è uno e gli altri sono i tanti. Costui non esisterebbe senza la montagna di cervelli venuti prima di lui o che con lui condividono un’epoca. Tuttavia, il genio è colui che incarna tutto il tempo, quello passato e quello presente, facendosi apripista del futuro. Lui solo, anche se tenuto per mano (o vilipeso) dai suoi simili.
Ora vi lascio a dei lunghi frammenti tratti dal romanzo ‘La fonte meravigliosa’. Forse sono un po’ eccessivi, troppo individualistici se volete, ma esorbitanti sono anche le lezioni sbagliate uscite dalle bocche dei cattivi maestri amici del popolo, saliti in cattedra per realizzare il loro personale narcisismo. Prendete questi spunti come un bilanciamento per le tante idiozie popolaristiche in circolazione. Buona lettura.

<<Il progetto per Cortlandt sarà di utilità pubblica, Howard. E’ un’opera umanitaria…
Pensa alle persone di scarsi mezzi che vivono nei quartieri poveri della città. Tu puoi dare a questa gente una casa decorosa, con le comodità indispensabili, alla portata dei loro mezzi. Non ti tenta l’idea di fare un gesto nobile in loro aiuto?»
«Peter., eri molto più sincero ieri.»
«Ti… ti farà piacere disegnare il progetto.»
«Sì. Questo sì. Ora parli una lingua che intendo.»
«Howard, dimmi tu che cosa chiedi, che cosa posso offrire.>>
<<Ascolta. Io lavoro da anni a risolvere il problema degli alloggi a basso prezzo. Non ho mai pensato agli straccioni dei quartieri più poveri della città. Pensavo solo alle possibilità del nostro mondo moderno: i nuovi materiali da impiegare in edilizia, i mezzi, le opportunità da prendere in esame. Ci sono tanti prodotti del genio dell’uomo a portata della nostra mano, oggi! Ci sono tante possibilità da sfruttare! Costruire a basso prezzo, con semplicità, con intelligenza… Ho avuto tutto il tempo che volevo per studiare il problema, Perché non ho avuto molto da fare, per un certo periodo, dopo… l’avventura al tempio Stoddard. Non mi aspettavo risultati. Lavoravo perché non posso pensare ad un materiale qualsiasi senza chiedermi: che cosa si potrebbe costruire con questo? Tu volevi sapere come si deve costruire una stanza che si possa affittare a quindici dollari al mese? Ti farò vedere che dieci possono bastare. Ma prima di tutto, voglio che tu rifletta e mi dica le conclusioni che ne hai tratte. Che cosa può avermi indotto a fare questo lavoro, a tentare questo esperimento? Curiosità? Denaro? Fama? Beneficenza? Altruismo?»
Keating scosse lentamente il capo. «Ah, cominci a capire?>>
<<Bene. Non parliamo quindi dei vagabondi dei quartieri puzzolenti. Non hanno nulla a che fare con il nostro accordo. Io non mi occupo mai dei miei clienti, mi interesso solo delle richieste architettoniche. Considero i clienti solo come parte del tema e del problema delle mie costruzioni, come materiale da edilizia, proprio come considero il comprato, i mattoni, il legno e l’acciaio. Tutti questi elementi sono i ‘mezzi’ del mio lavoro.
Il lavoro è importante: non altro. E il tuo genio che conta, non la persona a cui è rivolto; la carità che fai, non la faccia del mendicante che stende la mano a riceverla. Sono contento se la gente che ne ha bisogno trova una sistemazione di vita, in una casa disegnata da me, migliore di quella che aveva nella casa che abitava precedentemente. Ma questo non è il movente del mio lavoro, né la mia ricompensa.»
Andò vicino ad una vetrata e rimase a guardar fuori le luci della città tremolanti sullo sfondo cupo del cielo. «Ieri hai detto: ‘Non esiste un solo architetto che non si interessi del problema degli alloggi’. Ora, io penso che sia un’impresa meritoria quella di provvedere di un alloggio decoroso un uomo che guadagna soltanto quindici dollari alla settimana, a patto però che il problema non venga risolto a spese di altri, che non faccia cioè aumentare le tasse a tutti gli altri affitti in modo da costringere anche chi guadagna quaranta dollari alla settimana a vegetare in una tana da topi. A New York, ora, chi può permettersi il lusso di abitare in un appartamento veramente moderno? I ricchi e i poveri. La classe media, hai visto in che case abita? Appartamenti vecchi, servizi modestissimi. Troppe tasse, e le tasse fanno aumentare i prezzi degli affitti. E gli architetti si impinguano tutti sulle costruzioni governative. Ogni architetto sogna di costruire dei quartieri modello e lo grida ai quattro venti: mi piacerebbe chiedergli come fa ad essere così sicuro che i progetti prescelti saranno i suoi. E perché tutte quelle collaborazioni, cooperazioni, tra professionisti?
Qual è il risultato? La marcia dei secoli… In quell’occasione tu e i tuoi colleghi avete fatto un buon lavoro separatamente, ma quando avete unito i vostri sforzi! Hai visto il risultato. Chiediti il perché di quel fallimento, qualche volta.»

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“Vede, mi sono chiesto molte volte quali siano le ragioni che rendono gli uomini così ansiosi di umiliarsi. E quell’idea di sentirsi piccoli davanti alla natura! Ha osservato il viso degli uomini quando parlano di questo argomento? ‘Oh, sembrano dire con l’espressione trasognata di un martire, ‘come sono virtuoso nel riconoscere di essere un verme!’ Non ha sentito con che piacere la gente racconta di qualche celebrità che ha dichiarato di non credere più alla propria grandezza, davanti alle cascate del Niagara? E’ come se provas “sero piacere nel constatare che i migliori di loro non sono che polvere dinnanzi alla forza bruta di un terremoto! Come se strisciassero per terra, con la fronte nel fango, atterrati dalla maestà di un uragano. Ma quello non è lo spirito che comandò al fuoco, al vapore, alla elettricità, che traversò l’oceano, che costruì aeroplani, che ideò dighe… e grattacieli! Che cosa temono?
Che cosa odiano tanto quelli che amano strisciare? E perché?”
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“Migliaia di anni fa, uno dei primi abitatori della terra scoprì come si poteva accendere il fuoco. Venne probabilmente bruciato vivo da coloro ai quali aveva elargito il grande dono. Lo considerarono probabilmente un malfattore venuto a patti con un demone che l’umanità di allora non conosceva che nel proprio fantastico terrore. Ma da quel giorno in poi gli uomini ebbero il fuoco per riscaldarsi, per cuocere il loro cibo, per illuminare le loro capanne. Quel primo martire aveva lasciato ai suoi fratelli un miracolo che essi non erano “stati capaci di concepire e aveva tolto dalla terra la maledizione della notturna oscurità. Secoli dopo, un altro uomo inventò la ruota. Venne probabilmente fatto a pezzi su quella ruota medesima che aveva insegnato a costruire ai suoi simili.
Venne considerato un trasgressore delle leggi, che osava avventurarsi in un terreno proibito. Ma da allora in poi gli uomini poterono viaggiare al di là di ogni orizzonte. Quell’oscuro inventore aveva lasciato ai suoi carnefici un dono che essi non avevano saputo concepire ed aprì loro le strade della terra. Nel primo capitolo di ogni leggenda che “l’umanità ha tramandato dalle sue origini, c’è la storia dell’uomo che non ha voluto sottomettersi, che si è ribellato, che ha scoperto un dono per i suoi fratelli e che ne è stato straziato. Prometeo venne incatenato ad una roccia e dilaniato dagli avvoltoi per aver involato il fuoco agli dei. Adamo fu scacciato dal Paradiso terrestre e condannato a soffrire per aver assaggiato il frutto dell’albero della scienza.
Qualunque sia la leggenda, l’umanità comprese che le sue glorie incominciarono per mezzo di uomini e che quegli uomini pagarono caro il loro coraggio. Attraverso i secoli, ci furono pionieri che si incam
“minarono per strade nuove, di null’altro armati se non della propria fede. Le loro mete differivano, ma tutti avevano questo in comune: che il passo era il primo, la strada sconosciuta, la certezza di vittoria incrollabile. E la mercede che ricevettero fu l’odio. I grandi inventori, i pensatori, i filosofi, gli artisti, rimasero soli contro gli uomini della loro epoca perché ogni nuovo grande pensiero trovò una nuova grande opposizione, trovò la lotta e le lagrime. Ogni nuova grande invenzione venne combattuta. Si rise del primo motore. Si disse che l’aeroplano era il sogno di un pazzo. L’anestesia venne giudicata peccaminosa.”
“Ma gli uomini di coraggio e di fede non si lasciarono sgomentare. Lottarono, soffrirono e pagarono. Ma finirono per trionfare.
Nessun inventore venne spinto a lottare in vista del proprio personale interesse. Talvolta neppure combatté per servire i suoi fratelli, perché i fratelli respingevano il dono che egli offriva. La verità, le scienze, il miglioramento, il progresso erano il suo scopo; ed egli intendeva conseguire quello scopo a modo suo. Una sinfonia, un libro, un motore, un sistema filosofico, un aeroplano, un edificio: quelli erano la sua meta e la sua vita, non gli esseri che leggevano, suo “navano, volavano, credevano, e abitavano la casa che egli aveva costruita. La creazione, non chi se ne doveva servire. La creazione, non i benefici che ne sarebbero derivati per gli altri. La creazione che dava forma alla sua verità. Questa andava mantenuta al di sopra di tutto. La sua fede, la sua energia, il suo coraggio venivano dal suo spirito. E lo spirito di un uomo è la sua forza vitale, la sua fonte meravigliosa di vita, la sua personalità, il suo egoismo. Quell’entità spirituale che gli dà la certezza, la consapevolezza di esistere. Una prima causa, una fonte di energia, il motore dell’anima. Il creatore vive per se stes “so. E solo vivendo così egli riesce a raggiungere quelle conquiste che sono la gloria dell’umanità. L’uomo non può sopravvivere che attraverso il suo pensiero. Giunge sulla terra disarmato. Il suo cervello è la sua unica arma. Gli animali si procacciano il cibo con la forza. L’uomo non ha né zampe, né zanne, né corna, né forza enorme nei muscoli. Per sopravvivere, per procurarsi quanto è necessario all’esistenza, l’uomo ha bisogno di un processo di pensiero. Per cacciare, ha bisogno di armi, e per fare le armi di una trovata della sua intelligenza. Da questa necessità primordiale e semplice alla più alta astra “zione religiosa, dalla ruota al grattacielo, tutto quello che siamo e tutto quello che abbiamo viene da un singolo attributo dell’uomo: la funzione della sua mente che ragiona. Ma il cervello è un attributo individuale, non è un patrimonio collettivo. Non esiste una merce che si chiami pensiero collettivo. Un accordo raggiunto da un gruppo di uomini è solo un compromesso o una media tirata su molti pensieri individuali. E una conseguenza secondaria. L’atto principale – il processo della ragione – deve essere attuato individualmente. Non possiamo dividere un boccone tra molti uomini. Non “possiamo digerirlo in uno stomaco collettivo.
Nessun individuo può servirsi dei propri polmoni per respirare in funzione di un altro. Nessun uomo può servirsi del proprio cervello per pensare per un altro. Tutte le funzioni del corpo e dello spirito sono personali. Non possono essere suddivise o trasferite. Noi ereditiamo il prodotto del pensiero di altri uomini, noi ereditiamo la ruota. Noi facciamo un carro, il carro diventa un’automobile. L’automobile diventa un aeroplano. Ma attraverso tutto il procedimento quello che noi riceviamo dagli altri è solo il prodotto del pensiero. La forza “movente è la facoltà creatrice che prende questo prodotto come materiale, e se ne serve e dà origine al primo passo. Questa facoltà creatrice non può essere data o ricevuta, condivisa o acquistata. Appartiene agli uomini singoli, ai singoli individui. Quello che essa crea è proprietà del creatore. Gli uomini imparano uno dall’altro. Ma ogni nuova nozione è uno scambio di materiale. Non si trasmette la capacità di pensare.
Tuttavia essa è il nostro unico mezzo di sopravvivenza. Nulla è dato all’uomo sulla terra.
Ogni cosa di cui ha bisogno deve essere prodotta…
“Ma l’uomo che si fa schiavo di propria volontà in nome dell’amore, dell’altruismo, è la più bassa di tutte le creature. Egli degrada la dignità dell’uomo e la concezione dell’amore. E questa è l’essenza dell’altruismo. «Agli uomini è stato insegnato che la più nobile virtù consiste non nel conquistare, ma nel dare. Però non si può dare quello che non è stato creato. La creazione viene prima della distribuzione. Il bisogno del creatore viene prima del bisogno di un qualsiasi beneficiario. Tuttavia, ci viene “insegnato ad ammirare il parassita che dispensa beni che non ha prodotto senza preoccuparsi dell’uomo che li ha procurati. Noi lodiamo un atto caritatevole. Noi scrolliamo le spalle davanti a un atto di conquista.
Il nostro scopo primo, ci vien detto, è quello di dar sollievo alle miserie altrui. Ma la sofferenza è una malattia. Fare di un gesto di carità la più alta prova della virtù significa fare della sofferenza la parte più importante della vita. L’uomo deve desiderare di veder gli altri soffrire, per poter meglio esser virtuoso? Tale è la natura dell’altruismo. Il creatore non “si interessa del male, ma della vita.
Però il lavoro dei creatori ha eliminato una forma del male dopo l’altra, nel corpo e nello spirito, e ha portato sollievo alle sofferenze più di quanto gli altruisti abbiano saputo concepire.
«Agli uomini è stato insegnato che è una virtù andar d’accordo con gli altri. Ma il creatore è l’uomo che non va d’accordo. Agli uomini è stato insegnato che è una virtù nuotare con la corrente. Ma il creatore è l’uomo che va contro corrente…>>

Passi di
La fonte meravigliosa
Ayn Rand