SOLO LA POTENZA

mondo

 

Non ho mai messo in dubbio che la pandemia (per me ormai superata, anche se occorre cautela) fosse stata strumentalizzata da molti governi, non solo da quello italiano, per sopperire a debolezze intrinseche delle varie compagini esecutive, nonché ad una certa incapacità delle classi dirigenti, europee innanzitutto, a individuare risposte non convenzionali al cospetto di una crisi strutturale, tanto geopolitica che economica, principiata almeno nel primo decennio del duemila.
Tuttavia, aver messo in discussione la validità dei vaccini se non addirittura la pericolosità del virus è stato un ennesimo esempio di quello sciocco complottismo che da sempre alberga nelle menti deboli che pure pretendono di essere una alternativa al sistema.
Ieri, il disegno dittatoriale era nelle mani della élite finanziarie e delle multinazionali del denaro, oggi viene collocato in quelle sanitarie, con le loro propaggini farmaceutiche.
Questa lettura semplicistica (a voler essere buoni) della crisi mondiale deriva da una pigrizia intellettuale dura a morire ma credo che ci sia anche qualcosa di più dell’idiozia, la malafede. E’ una interpretazione superficiale dei cambiamenti avvenuti nell’ultimo trentennio che anziché concentrarsi sull’analisi dei rapporti sociali, cosiddetti capitalistici, si ferma ad osservare i fenomeni così come appaiono, ad una prima evidenza.
Eppure, i grandi pensatori del passato, utilizzando un adeguato approccio scientifico, ci hanno insegnato che ciò che appare non è o non è come sembra. Diceva Marx, se apparenza fenomenica e realtà coincidessero non avremmo bisogno di cogliere le interazioni sociali sottese alle forme abbaglianti in cui generalmente si manifestano.
Non si può certo pretendere dalle masse questo livello di disamina ma è un crimine odioso quello dei soliti famigerati (de)pensatori i quali non hanno perso l’occasione, anche in questa emergenza, per alimentare le sempiterne false credenze antiscientifiche con l’intento di depistare una sana lotta ai poteri.
Far credere ai più che siano all’opera progetti dittatoriali, fabbricati a tavolino da pochi incappucciati, è un metodo vecchio ma sempre efficace per depotenziare la volontà collettiva. I nostri intellettualini sono costantemente preoccupati per i conculcamenti della libertà e i diritti costituzionali ma nulla dicono sull’autonomia persa dall’intera nazione nel quadro dei nuovi rapporti di forza internazionali, a partire dalla fine del mondo bipolare. E niente dicono delle défaillance economiche che ci hanno portato a valere quasi zero sui mercati esteri. Loro perorano la decrescita, il piccolo è bello o il localismo identitario laddove ciò che ci manca ha un solo nome e si chiama Potenza. Attualmente, il discorso pubblico dovrebbe concentrarsi su questo tema. Tutto ciò che ci dà Potenza oppure impedisce lo sviluppo della Potenza. Dalla geopolitica, all’economia, dalle armi all’energia. La Potenza dovrebbe diventare il nostro rovello ed invece perdiamo tempo con la dialettica delle libertà civili e i diritti negati. La Storia di questa fase ci indica che non c’è spazio per altro perché il mondo è in subbuglio. I vaneggiamenti sulla nuda vita o sulla libertà di chiacchiera lasciamoli ai filosofastri. C’è un unico tema all’ordine del giorno di questa epoca. La Potenza e i modi per conseguirla prima di venire letteralmente schiacciati dagli eventi. Chi blatera di altro è peggio di qualsiasi virus.