Guerra mediatica, di F D’Attanasio

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Vi invito ad ascoltare questo dibattito, diviso qui in quattro parti, così come riportato dal sito analisidifesa.it, tra Gianandrea Gaiani (e non Gagliani come vediamo in sovraimpressione nel video), Andrea Margelletti e la giornalista Paola Tommasi. Ho sempre apprezzato Gaiani, persona di grande intelligenza e realismo che di politica senza dubbio ne capisce. Quest’ultimo aspetto è, a mio avviso, sicuramente di grande rilevanza data la presente fase storica che stiamo vivendo, la quale vede i vertici istituzionali del nostro paese essere occupati da politicanti di una ignoranza, nonché meschinità ed opportunismo senza pari. A questi ceti dirigenti politici, che in realtà dirigono solo nella misura in cui sottostanno alla volontà ed obiettivi di potenze straniere, in particolare USA ed in tono minore Germania, si affiancano i giornalisti, al novantanove per cento (e la Tommasi qui dimostra di non far parte di questa schiera) dediti alla disinformazione più totale sempre in ossequio all’obbedienza più ossequiosa all’establishment. In definitiva, vorrei aggiungere, del tutto modestamente, alcune cosette a ciò che Gaiani qui sostiene in risposta a Margelletti. La NATO non è affatto più un’alleanza difensiva come d’altronde la stessa Tommasi gli fa notare; essa ha subito una profonda riforma appena dopo che è venuto meno il suo contraltare, vale a dire il Patto di Varsavia, che delineava la zona di influenza sovietica. Difatti da alleanza puramente difensiva, essa è diventata un’alleanza con scopi ulteriori alla semplice difesa, si è fatta cioè carico di anche gestire le crisi internazionali dovunque fossero avvenute, nonché di missioni fuori zona ed operazioni di mantenimento della pace. Chiamare l’aggressione alla Serbia del ‘99 un’operazione difensiva, ad esempio, sarebbe una vera e propria bestemmia. Ma non possiamo non ricordare anche le guerre in Iraq (vi ricordate, a proposito, la scena che vide protagonista all’ONU Colin Powell sfoderare la provetta? Le armi chimiche di Saddam non furono mai trovate) che provocò migliaia di morti e con conseguenze terribili per la maggior parte degli iracheni che ancor oggi forse si protraggono. E la distruzione della Libia? Parteciparono anche gli USA e comunque fu un’operazione condotta da paesi membri della NATO.
Margelletti poi si supera quando afferma che non vi è un solo carro armato statunitense nel territorio dei paesi europei membri dell’alleanza atlantica, contrariamente invece a quando sta avvenendo in Ucraina: secondo lo stesso Margelletti, bontà sua, le basi militari USA presenti a decine in Europa sarebbero di pura difesa: falsità colossale perché chiaramente, ad esempio, le operazioni di guerra appena ricordate furono condotte dalle basi militari europee.
Margelletti non concepisce affatto la possibilità che un paese membro della NATO possa mostrare contrarietà ad un’operazione militare che lo danneggia, seppur magari condivisa dalla maggior parte degli altri paesi dell’alleanza stessa; per lui una tale contrarietà significherebbe automaticamente uscire da essa. Ma un’alleanza dove non vi è nessuna forma di dialettica perché vige la legge del più forte, indubbiamente quella degli USA, non può essere definita tale, si tratta solamente di una sudditanza.
Infine, voglio sottolineare un passaggio fondamentale dell’intervista a Gaiani. L’analista sottolinea che ciò che contraddistingue l’attuale politica statunitense è la preoccupazione che in Europa si possa formare un polo con protagonisti le maggiori potenze economiche e la Russia. Questo penso essere in effetti il nocciolo duro di tutta la questione, in altre parole sono in gioco motivazioni di carattere di potenza e di contesa di aree di influenza che in questa fase storica vedono contrapposti principalmente USA, Russia e Cina. Ed in tutto questo dov’è l’Europa? Ma non in quanto entità politica coesa che penso non ci sarà mai, ma nei termini dei paesi di maggior peso. Sarebbe auspicabile che questi ultimi (penso soprattutto all’Italia, alla Francia e la Germania) alla fin fine riuscissero a costruire un’intesa di medio-lungo periodo, di modo che nella prospettiva futura di uno scontro multipolare possano svolgere un ruolo efficace agendo come paesi sovrani ed indipendenti.