La guerra ucraina tra propaganda ed escalation militare di Yena
L’ultimo round di negoziati tenutosi ad Antalya per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco si è ridotto con un nulla di fatto: le parti rimangono distanti ed i tentantivi di mediazione diplomatica di Macron e Sholtz appaiono sterili nel raggiungere un compromesso con la Russia sul futuro dell’Ucraina. Il MdE russo Lavrov che si dice positivo per una soluzione del conflitto ma che allo stesso tempo ricorda il ridisegno del un “nuovo ordine mondiale”.
Intanto i media nostrani ed internazionali sono impegnati in una guerra di propaganda antirussa tesa a demonizzare Putin ed il popolo russo che appoggia l’Hitler delle steppe. I pochi analisti o professori universitari, sbertucciati o accusati di complicità col dittatore che uccide e massacra il popolo ucraino se poco si azzardano ad indagare le cause della “guerra più prevedibile del mondo”. Immagini di war games anni 90 trasmesse su Rai2, video di caccia russi che sorvolano San Pietroburgo spacciate come attacchi aerei su Kiev, l’ospedale di Mariupol occupato da un paio settimane dai neo-nazi del battaglione Azov, con la Chiara Ferragni in salsa ucraina a fare scena, truccarsi e partorire in diretta. Siamo oltre l’info-war, è fiction hollywodiana.
Le poche menti lucide che tentano di spiegare le ragioni, invitando a non facili semplificazioni, per trovare soluzioni concrete all’uscita di questo conflitto dalle potenzialità devastanti, sono costretti alla gogna mediatica oppure umiliati dalle proprie università che ne prendono le distanze. E’ stato il caso del Prof. Alessandro Orsini, Direttore dell’Osservatorio di Sicurezza Internazionali dell’Università LUISS di Roma, a dare una delle interpretazioni più corrette sulle regioni che hanno portato la Russia ad attaccare l’Ucraina: la nota espansione della NATO ad est e l’inconsistenza dell’Unione Europea, incapace di riconoscere la “linea rossa” della Federazione Russa ed inabile a tracciarne una propria. Ha poi sottolineato che USA ed Europa non hanno interessi coincidenti in tema di difesa e compito di quest’ultima sarebbe quello di difendere i propri cittadini. Pertanto la responsabiltà politica di tale catastrofe e da attribuire esculsivamente alla Von Der Leyen ed i suoi omologhi, che non hanno saputo frapporsi fra le politiche espansive della NATO e quelle “linee rosse” comuni a tutte le grandi potenze. Pensiamo solo a cosa succederebbe al Messico o al Canada se ospitassero basi militari russe: sarebbero rasi al suolo il giorno dopo dagli USA.
L’ultimo sfregio della propaganda filo-occidentale è di uno dei peggiori quotidiani nazionali, La Stampa, che titola “Carneficina”, con una foto in prima pagina di un bombardamento ucraino a Donezk ma attributo ai russi che ha causato 20 morti e 23 feriti, tra i quali anche decine di bambini. Abbiamo veramente finito le parole per descrivere lo schifo a cui è arrivato il livello di servilismo e cialtroneria di tali testate.
La realtà sul campo
La realtà sul campo appare radicalmente diversa da quella narrata dal mainstream atlantista che fa rivedere sempre le stesse immagini come se la guerra fosse ad un punto morto. Allo stato attuale, i russi stanno conquistando le città chiave della regione orientale del territorio Ucraino, Mariupol e Kherson sono ormai controllate dall’esercito russo, Kharkiv è allo stremo delle forze mentre su Kiev piovono missili e solo un terzo della popolazione è rimasta nella capitale.
Mentre diversi analisti di geopolitica e anche qualche generale, si affannano a sottolineare le difficoltà dell’esercito russo sorpreso dalla “resistenza” ucraina, i rallentamenti delle operazioni militari paiono più il frutto di una strategia premeditata. Il Generale Mini, già capo di Stato Maggiore della NATO del Sud Europa, sostiene che le Forze armate russe starebbero agendo attraverso la “tecnica del carciofo”, mediando tra azione diplomatica e operazioni sul campo. Detto altrimenti, la Russia non vorrebbe spingere sull’acceleratore per chiudere la partita ucraina, per non trasformare il conflitto un bagno di sangue tra i civili.
Intanto i russi hanno già conquistato le due centrali nucleari di Chernobyl e Zaparizhzhia (la più grande del mondo) e starebbero per metter le mani anche sull’impianto di Yuzhnoukrainsk: oltre il 50% delle capacità produttive di energia. Con tale mossa i russi potrebbero spegnere la luce ed il riscaldamento a metà del Paese oltre a tagliare il rifornimento di energia del cuore industriale e produttivo sud-orientale. La morsa russa da Kharkiv, seconda città del paese, sede di importanti siti metallurgici e delle fabbriche di armi sin dall’Urss, è proseguita nelle città che si affacciano sul Mar Nero, Mariupol e Odessa. Qualora l’esercito russo chiudesse l’accesso al mare per l’Ucraina, Zelensky si ritroverebbe un paese praticamente inutile, privo delle sue capacità industriali e commerciali.
Intanto l’ex comico si ritrova a gestire una situazione disperata e un giorno si dice disponibile a negoziare la neutralità del Paese e l’altro chiede armanenti e l’intervento diretto della NATO, invocando la no-flyzone. Incredibile come l’UE possa far affidamento su un burattino al guinzaglio degli americani che con il suo atteggiamento irresponsabile rischia di trascinare l’Europa in un coflitto nucleare.
Polonia e Baltici soffiano sul fuoco
l’Invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo ha scatenato un’ondata di russofobia in tutta l’Europa Orientale, la Polonia ha richiesto l’invio di aerei da combattimento MIG-29 dagli Usa, con partenza dalle basi Nato della Germania, ma l’amministrazione Biden non si è spinta fino a questo punto. I Paesi Baltici invece temono di essere i prossimi obiettivi dell’espansione russa. Se cade Kiev, sono certi che Putin non si fermerà e vorrà riottenere ciò che è stato parte dell’Impero sovietico. A preoccupare nello specifico è il corridoio di Suwalki, il varco strategico più importante di tutta la Cortina di ferro orientale, ovvero quello che permette di unire le Repubbliche Baltiche all’Europa, ma soprattutto quello che separa Kaliningrad, l’enclave russa in Europa, dalla Bielorussia. Nell’ipotesi remota che la Russia dovesse decidere di avanzare verso l’Europa, lo farà probabilmente attraverso tale corridoio, ritenuto il “tallone d’Achille” della NATO, ecco perchè sia Polonia che Repubbliche Baltiche sono terrorizzate dall’essere i prossimi bersagli dello “Zar”. L’ipotesi porterebbe al “tutti per uno” previsto dall’art. 5 dell’Alleanza atlantica e a scenari apocalittici. Tale timore ovviamente è sfruttato dall’Amministrazione Biden che ha subappaltato le spese per la difesa atlantica a questi paesi, che non vedono l’ora di armarsi fino ai denti aumentando la propria spesa militare e con Washington ben lieta di incassarne i proventi per arricchire il proprio comparto militar-industriale. Solo la Polonia, per fare un esempio, ha appena ufficializzato l’acquisto di 6 miliardi di dollari in armamenti, che includono anche carri armati Abrams 250 M1, diventanto così la prima potenza per spesa dell’Europa orientale. Mai come adesso si comprende come l’espansione ad est della NATO sia stata perseguita da Washington con l’intenzione di sfruttare la russofobia dei paesi dell’ex patto di Varsavia per tracciare una “Cortina Atlantica” tra Europa e Russia. Il disegno dei falchi americani più oltranzisti si è rivelato in tutta la sua efficacia. Come creare una Europa indipendente strategicamente in grado di tessere rapporti fruttiferi con il Cremlino, se una fascia di paesi si frappone per far sabotare questa alleanza?
Una Europa divisa tra interessi contrapposti, con una leadership franco-tedesca in grado di non imporsi e tracciare una “linea rossa” dei suoi interessi vitali, resterà schiacciata dagli interessi degli americani, unici vincitori di questa guerra e gli ascheri dell’Europa orientale, ben felici di porsi al servizio del padrone americano. Una Europa del genere, ricordiamolo ancora una volta, sarà perennemente sottomessa. La “guerra lampo” non c’è stata e la riluttanza di Zelensky per arrivare ad un compromesso va interpretata come volontà di coinovolgere l’Europa e la NATO nel conflitto. Il futuro dell’Ucraina è sempre più fosco, con un esito del conflitto scontato, e con il tragico destino di essere guidato da un ex comico che oggi gioca con la vita di un intero popolo.