Perché Putin ha ragione e i folli sono altri.
Le bugie hanno la testa vuota, è l’unica verità sui racconti di guerra e loro narratori che possiamo trarne. Dopo più di un mese di conflitto la strage morale di giornalisti non può più essere nascosta. Che fossero in studio, inviati o corrispondenti lorsignori dei media hanno rappresentato tutto ciò che il giornalismo non dovrebbe mai essere: faziosità spudorata della peggior specie.
Anche quando cercano di correggere il tiro – di fronte a prove schiaccianti, come il fantasioso bombardamento russo dell’ospedale di Mariupol con tanto di mamme sofferenti in sfilata, che però era stato requisito dai militari ucraini a danno di gestanti, puerpere e neonati – fanno più schifo che pena. Per giorni hanno cercato di descrivere i russi come killer di donne e bambini e la loro tardiva resipiscenza va bene solo come carta igienica.
Ma andiamo oltre perché da oltre viene il meglio o il peggio di tutte le balle rifilate alla pubblica opinione. Fior di cuori infranti dalla guerra coi titoli geopolitici di esperti del piffero sono andati ovunque a raccontare che Putin non aveva alcuna giustificazione per attaccare. La fine della storia parte da un presente ridotto a unica storia. Ma così è solo per chi non ha memoria o ha tanta voglia di cancellarla per ripulirsi il nome.
Non ricostruiremo la nota faccenda dei pogrom antirussi e dei bombardamenti del Donbass del 2014, in seguito al colpo di stato majdanista supportato da Nuland e soci. Ci limiteremo più agevolmente a quanto accaduto prima di questa operazione speciale. Lo faremo citando Jacques Baud, ex colonnello di stato maggiore, ex membro dell’intelligence strategica svizzera, specialista dei paesi dell’est, addestrato nei servizi di intelligence americani e britannici, citato anche da O. Stone.
Sentite bene la sua ricostruzione dei fatti da persona informata sui fatti e non sulla propaganda.
Dal 2014 la Russia ha chiesto sistematicamente l’attuazione degli accordi di Minsk ma gli ucraini preferivano uccidere e derussificare aizzati dagli USA.
Arriviamo pertanto all’ultima situazione descritta dal Colonnello:
“Da novembre 2021, gli americani hanno costantemente minacciato un’invasione russa dell’Ucraina. Tuttavia, all’inizio gli ucraini non sembravano essere d’accordo. Perchè no?
Dobbiamo tornare al 24 marzo 2021. Quel giorno Volodymyr Zelensky ha emesso un decreto per la riconquista della Crimea e ha iniziato a schierare le sue forze nel sud del Paese. Allo stesso tempo, sono state condotte diverse esercitazioni NATO tra il Mar Nero e il Mar Baltico, accompagnate da un aumento significativo dei voli di ricognizione lungo il confine russo. La Russia ha quindi condotto diverse esercitazioni per testare la prontezza operativa delle sue truppe e per dimostrare che stava seguendo l’evoluzione della situazione.
Le cose si sono calmate fino a ottobre-novembre con la fine delle esercitazioni ZAPAD 21, i cui movimenti di truppe sono stati interpretati come un rinforzo per un’offensiva contro l’Ucraina. Tuttavia, anche le autorità ucraine hanno confutato l’idea dei preparativi russi per una guerra e Oleksiy Reznikov, ministro della Difesa ucraino, affermava che non c’erano stati cambiamenti al suo confine dalla primavera.
In violazione degli accordi di Minsk, l’Ucraina stava conducendo operazioni aeree nel Donbass utilizzando droni, incluso almeno un attacco contro un deposito di carburante a Donetsk nell’ottobre 2021. Lo ha notato la stampa americana, ma non quella europea; e nessuno ha condannato queste violazioni.
Nel febbraio 2022, gli eventi sono arrivati al culmine. Il 7 febbraio, durante la sua visita a Mosca, Emmanuel Macron ha riaffermato a Vladimir Putin il suo impegno per gli Accordi di Minsk, impegno che avrebbe ripetuto dopo l’incontro con Volodymyr Zelensky il giorno successivo. Ma l’11 febbraio, a Berlino, dopo nove ore di lavoro, si è concluso senza alcun risultato concreto l’incontro dei consiglieri politici dei leader del “Formato Normandia”: gli ucraini si sono comunque rifiutati di applicare gli Accordi di Minsk, apparentemente sotto pressione Usa. Vladimir Putin ha notato che Macron aveva fatto promesse vuoto e che l’Occidente non era pronto a far rispettare gli accordi, la stessa opposizione a un accordo che aveva mostrato per otto anni. preparativi ucraini nella zona di contatto sono continuati. Il parlamento russo si allarmò; e il 15 febbraio chiese a Vladimir Putin di riconoscere l’indipendenza delle Repubbliche, cosa che inizialmente si rifiutò di fare.
Il 17 febbraio, il presidente Joe Biden ha annunciato che la Russia avrebbe attaccato l’Ucraina nei prossimi giorni. Come ha fatto a saperlo? È un mistero. Ma dal 16, i bombardamenti di artiglieria contro la popolazione del Donbass sono aumentati drammaticamente, come mostrano i rapporti quotidiani degli osservatori dell’OSCE. Naturalmente, né i media, né l’Unione Europea, né la NATO, né alcun governo occidentale hanno reagito o sono intervenuti. Si sarebbe detto in seguito che si trattava di disinformazione russa. Sembra infatti che l’Unione Europea e alcuni Paesi abbiano deliberatamente taciuto sul massacro della popolazione del Donbass, sapendo che ciò provocherebbe un intervento russo. Allo stesso tempo, ci sono state segnalazioni di sabotaggi nel Donbass. Il 18 gennaio, i combattenti del Donbass hanno intercettato sabotatori, che parlavano polacco ed erano equipaggiati con equipaggiamento occidentale e che stavano cercando di creare incidenti chimici a Gorlivka. Avrebbero potuto essere mercenari della CIA, guidati o “consigliati” da americani e composti da combattenti ucraini o europei, per compiere azioni di sabotaggio nelle Repubbliche del Donbass.
Infatti, già il 16 febbraio Joe Biden sapeva che gli ucraini avevano iniziato a bombardare intensamente la popolazione civile del Donbass, costringendo Vladimir Putin a fare una scelta difficile: aiutare militarmente il Donbass e creare un problema internazionale, oppure restare a guardare il popolo di lingua russa del Donbass viene schiacciato.
Se decidesse di intervenire, Putin potrebbe invocare l’obbligo internazionale di “Responsibility To Protect” (R2P). Ma sapeva che qualunque fosse la sua natura o portata, l’intervento avrebbe innescato una tempesta di sanzioni. Pertanto, sia che l’intervento russo fosse limitato al Donbass o fosse andato oltre per esercitare pressioni sull’Occidente sullo status dell’Ucraina, il prezzo da pagare sarebbe lo stesso. Questo è quanto ha spiegato nel suo discorso del 21 febbraio. Quel giorno, ha accettato la richiesta della Duma e ha riconosciuto l’indipendenza delle due Repubbliche del Donbass e, allo stesso tempo, ha firmato con loro trattati di amicizia e assistenza.
Il bombardamento dell’artiglieria ucraina sulla popolazione del Donbass è continuato e, il 23 febbraio, le due Repubbliche hanno chiesto assistenza militare alla Russia. Il 24 febbraio Vladimir Putin ha invocato l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che prevede l’assistenza militare reciproca nel quadro di un’alleanza difensiva.
Per far sembrare l’intervento russo totalmente illegale agli occhi del pubblico, le potenze occidentali hanno deliberatamente nascosto il fatto che la guerra era effettivamente iniziata il 16 febbraio. L’esercito ucraino si stava preparando ad attaccare il Donbass già nel 2021, come alcuni russi e I servizi di intelligence europei erano ben consapevoli.
Nel suo discorso del 24 febbraio Vladimir Putin ha affermato i due obiettivi della sua operazione: “smilitarizzare” e “denazificare” l’Ucraina. Quindi, non si trattava di prendere il controllo dell’Ucraina, e nemmeno, presumibilmente, di occuparla; e non certo di distruggerlo.
Da quel momento in poi, la nostra conoscenza dell’andamento dell’operazione è limitata: i russi hanno un’ottima sicurezza per le loro operazioni (OPSEC) e non si conoscono i dettagli della loro pianificazione. Ma abbastanza rapidamente, l’andamento dell’operazione ci permette di capire come gli obiettivi strategici sono stati tradotti sul piano operativo.”
Non esistono guerre senza ragioni, giuste o sbagliate che siano esse ci sono sempre e sono sempre passibili di varie interpretazioni.