Quello che ci aspetta.
C’è un pensiero molto bello e illuminante nell’ultimo libro di La Grassa, ancora inedito, ma che speriamo di pubblicare dopo l’estate. Riguarda la nostra conoscenza, il modo in cui il nostro pensiero elabora la riflessione sulle epoche storiche e sulla nostra vita hic et nunc. In un certo senso, è una ripresa di quanto affermato da Marx nell’“Introduzione” (del 1857) a “Per la critica dell’economia politica”, ovvero :<<“L’anatomia dell’uomo è una chiave per l’anatomia della scimmia. Ciò che nelle specie animali inferiori accenna a qualcosa di superiore può essere compreso solo se la forma superiore è già conosciuta. >>.
Questo passaggio viene così interpretato da La Grassa: “Se fosse esistita una qualche forma di pensiero all’epoca del “big bang” (accettando per ora questa ipotesi dell’origine dell’Universo), essa non sarebbe stata in grado di predire quanto sarebbe accaduto nei 14-15 miliardi di anni successivi. Bisogna sempre partire dal presente per capire il passato. Più è passato e più la luce (della ragione) lo illumina, ma in base a ciò che vediamo ora; il futuro è nell’oscurità che via via si fa debole lucore e poi infine di nuovo luce man mano che è sempre meno futuro e ricade infine nel presente. Tuttavia, sia chiaro, bisogna sempre ricordare il passato (la storia) e non vivere, come oggi si fa, nell’immediato presente.”
Questo approccio ci è molto utile a comprendere cosa possiamo aspettarci dal domani che sta per arrivare. I segnali di questo infausto presente ci rimandano a situazioni di ieri, parlo di fine ‘800 e prima parte del ‘900, che mutatis mutandis, sembrano ripresentarsi ora in forme nuove ma in sostanza comune. Vediamo all’opera il delirio di un Occidente che, in lenta decadenza, si stringe in un isolamento autoreferenziale credendo di essere dalla parte giusta della Storia. Non è la Russia a essere stata esclusa dalla civiltà, è l’Occidente che si percepisce mondo ma è un luogo sempre più ristretto. Era un mare di potenza ma sta diventando un lago senza sbocco. La sua decantata superiorità dovuta alla democrazia, alla libertà e ai diritti civili è soltanto un feticcio che non impressiona più gli altri popoli. Quest’ultimi vedono come minaccia tali libertà, diritti e democrazia e non assegnano a detti elementi, portati al parossismo, quella centralità sacrale narrata nelle nostre società. Costoro sanno di poterne fare a meno senza perdere nulla, anzi guadagnandoci in tema di stabilità, autonomia e ordine sociale. La democrazia imposta a suon di bombe, sopraffazioni e cancellazione culturale per queste genti è un disvalore e un Fattore di sottomissione all’occidente, non accettabile oltre. C’è da dire peraltro che questo Occidente serrante i ranghi, cioè con la catena sempre più corta tra vertice Usa e suoi vassalli, non è affatto unito, tanto che il predominante deve esercitare un surplus di pressione sulle sue sfere d’influenza per farsi seguire. Ma non è detto che possa mantenere a lungo questa compattezza se non passando a metodi sempre più duri, anche con i suoi subordinati nella speranza di non perdere ulteriori pezzi strategici. Così è avvenuto in altre stagioni della storia ed è quasi sicuro che si verificherà tra poco. Il futuro è un po’ più vicino, è meno buio anche se molto scuro (in senso metaforico e non fisico) per noi, lo vedremo nella sua luce accecante quando sarà presente ma lo capirà fino in fondo solo chi lo avrà nel proprio passato. Quando sarà troppo passato sarà dimenticato o mal interpretato o afferrato da pochi, cosicché l’umanità possa compiere ancora gli stessi errori che non dipendono da essa ma dal motore stesso della storia.