La Politica e le armi

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Con l’inglobamento delle 4 regioni più ricche dell’Ucraina, dopo un referendum popolare, la Russia ha soddisfatto momentaneamente le sue pretese di sicurezza. La guerra in realtà durerà ancora a lungo perché non riguarda l’Ucraina ma gli Stati Uniti e le trenta nazioni vassalle che si sono servite dei burattini di Kiev per osteggiare Mosca e togliere un futuro all’intera Europa. La mossa politica del Cremlino è stata un capolavoro e, come detto, vale più delle armi nucleari tattiche. La Russia ha posto i suoi paletti dai quali non indietreggerà. Per sempre, ha detto Putin nel suo discorso. Purtroppo, ciò va molto al di là della comune comprensione, infatti i più non sanno valutare la supremazia della politica sulle stesse armi, le armi della politica sulla politica delle armi.
Le armi sono uno strumento al servizio della politica e non viceversa. Ovviamente, sono indispensabili in certi momenti ma non basta radere al suolo intere città ad capocchiam per vincere i conflitti. Le bombe non possono sostituire le visioni strategiche. Lo sanno bene gli americani che dalle loro iniziative distruttive, durate anche decenni, hanno ottenuto sempre meno di quello che intendevano. In pochi mesi la Russia ha ottenuto quello che gli USA non hanno ottenuto in lustri di aggressioni.
Ora restano i nostri problemi interni, verso i quali la classe dirigente italiana non ha soluzioni ma solo diktat stranieri da rispettare. In primis quelli di approvvigionamento energetico che stanno mettendo in ginocchio il Paese. Il nuovo governo, che ha già annunciato di voler seguire il vecchio, procederà imperterrito verso l’abisso. Ho sentito dire al Ministro Cingolani che le difficoltà sono in via di superamento perché la materia c’è anche se il prezzo è proibitivo. Sarebbe come se io dicessi la Ferrari c’è ma mi mancano i soldi per acquistarla. Non una cosa da poco. Questo genio però pensa di far pagare agli italiani, che hanno già le tasche vuote, le sue brillanti idee.
Chi verrà dopo di lui, c’è da scommetterci, soffrirà della stessa confusione mentale. Con tutto ciò che sta accadendo lorsignori non si sottrarranno al versamento di altre risorse ai fantocci ucraini perché così comandano gli USA. L’Italia non è uno stato libero e fanno ridere quei servi deficienti che lo affermano e si preoccupano delle interferenze russe nella nostra vita sociale. Quando un Rampini dichiara che “se la Meloni segue l’esempio polacco l’idea che gli americani hanno di lei non può che migliorare” non fa altro che descrivere questa mentalità collettiva da schiavi preponderante tra i depensatori del Belpaese. Effettivamente, faremo la fine dei polacchi di questo passo, di quei disperati venditori di oggetti sovietici che negli novanta improvvisavano mercatini della nostalgia nelle nostre piazze e strade.
Se non ricuciamo coi russi siamo fottuti. Ma anche se riuscissimo in questa operazione ormai proibitiva è inimmaginabile che tutto possa tornare come prima nelle nostre relazioni.