IL PUPAZZO DELL’ANNO, L’ANNO DEL PUPAZZO

3B9D2324-3880-4A88-9EBF-9343A3B680B3

 

Se il presidente ucraino è l’uomo dell’anno, (più realistico ed efficace sarebbe chiamarlo il pupazzo del 2022) quello che abbiamo quasi finito di trascorrere non può che essere l’anno del pupazzo. Forse, tutta la nostra epoca è quella delle marionette e dei presentatori di uno squallido spettacolo decadente spacciato per rinascita di una civiltà che invece sta affondando nel ridicolo e nella presunzione. Povera patria europea che si convince di aver ritrovato la strada dell’unità smarrendo la bussola dell’epoca in corso. Dicono i nostri media che gli ucraini combattono per la propria autodeterminazione. In verità, questi oscillano pericolosamente tra un protettore e l’altro come l’ultima delle sgualdrine. La possibilità di decidere del loro destino è andata a farsi fottere allorché hanno accettato aiuti e armi occidentali mettendosi contro la geografia, l’etnia, il passato recente e la Storia. Chiunque conosca quest’ultima, oltre che il mondo in cui viviamo, sa benissimo che nulla viene regalato da nessuno e il prezzo dei propri errori geopolitici può essere salatissimo, più del tributo di sangue già versato. Le prossime generazioni ucraine si troveranno in mezzo a battaglie peggiori di questa, come già accaduto in altri tempi. Comunque vada a finire questo conflitto l’Ucraina ha smesso di esistere nell’intimo e ci vorranno decenni prima che possa recuperare una qualche identità ora sostituita da qualche feticcio di moda. L’Ucraina è il bordello dei puttanieri yankees anche se la narrazione dei servi al governo blatera di liberazione dal giogo moscovita. Sia scritto a caratteri cubitali nella memoria dei popoli l’insegnamento machiavelliano:

“…se ordinariamente uno cittadino è oppresso, ancora che li fusse fatto torto, ne seguita o poco o nessuno disordine in la republica; perché la esecuzione si fa sanza forze private, e sanza forze forestieri, che sono quelle che rovinano il vivere libero”.

È esattamente ciò che è successo agli ucraini. Sono passati dalle vessazioni delle oligarchie autoctone, contro le quali avrebbero potuto ribellarsi senza far danno alla nazione, al soggiogamento da parte di mercenari ed eserciti stranieri che faranno a pezzi la loro autonomia. Saranno servi di una patria mutilata a lungo, rischiando persino di sparire. Un’ultima parola va riservata a quei nostalgici del ventennio convinti che la causa Ucraina sia anche la loro causa in virtù dello sventolio di sparute bandiere nere sulla barricate. Poveri illusi schierati col re di Prussia. Come nel ’43 i primi a tradire furono molti fascisti che cambiarono casacca all’istante avvertendo il vento contrario. La storia si ripete in farsa ed eccoli nuovamente i neofascisti in fila per il bacio di Giuda al seguito degli Usa. Il tradimento, quando non è mero e bieco incasso personale, è un fatto oggettivo, non dipende dalle intenzioni dei singoli e gruppi ma da fattori storici che non si è in grado di interpretare correttamente, lasciandosi sfuggire la trama degli avvenimenti. In questi fallimenti della logica certe camicie nere restano all’avanguardia, autentici maestri e maestranze dell’utile (o inutile)idiozia pecoresca che capovolge il torto e la ragione.