Cavie della NATO

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Ieri si è saputo che gli articoli di Ipazia su il Fatto erano vergati dall’ambasciatrice Elena Basile. I soliti guerrafondai da tastiera non hanno gradito perché una diplomatica che rovescia, con competenza e saggezza, la narrazione ufficiale costituisce un problema per il castello di menzogne sul quale costoro eretto le giustificazioni di guerra.
La violenza verbale con la quale hanno attaccato la feluca è quella tipica della democrature dove sei libero di pensare come ti pare purché sia come pare al sistema. Poco importa che si tratti di una donna, nel frangente anche galanteria e femminismo sono andati a farsi benedire, in ossequio al principio che, nelle democrazie occidentali, non si fanno prigionieri tra i dissidenti i quali forse non verranno eliminati fisicamente (non sempre) ma vengono torturati psicologicamente e silenziati polemicamente, a meno che non decidano di farsi cooptare.
Resta il fatto che gli articoli di Ipazia sono stati tra i più sensati e ben informati apparsi sulla stampa in un contesto giornalistico generale di mera propaganda e leccaculismo verso il padrone USA.
Gli ucraini però restano, al di là della finta indignazione dei pagliacci mediatici e senza alcun timore di smentita, cavie della NATO. Questo non è solo un fatto lapalissiano ma una dichiarazione resa dagli stessi ministri di Kiev:

“La guerra dell’Ucraina con la Russia offre ai paesi della NATO l’opportunità di testare le loro armi avanzate su un vero campo di battaglia e, di conseguenza, ricevono preziose informazioni”. Tutto ciò lo afferma il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov in una intervista al Financial Times. A ciò aggiunge “gli alleati dell’Ucraina possono effettivamente vedere se le loro armi funzionano, con quale efficienza funzionano e se hanno bisogno di essere modernizzate”.
Insomma, il loro paese è ormai ridotto ad un campo di addestramento e di ammazzamento con armi sempre più letali e questi assassini di governo se ne vantano pure.
Per il bene dell’Ucraina e dei suoi cittadini, i russi dovrebbero puntare direttamente su Kiev al fine di liberare il popolo dai farabutti che lo stanno mandando al macello. Dopodiché l’armata russa dovrebbe ritirarsi e lasciare agli ucraini ogni decisione sul loro futuro. Tolti di mezzo i cani che hanno voluto la guerra, con i russi garanti del nuovo corso, gli ucraini non potrebbero che guadagnarci pace e riconciliazione e forse anche una prossima prosperità.