La battaglia contro la democrazia salverà la civiltà
Ricordate quando i giornali e, più in generale, i media occidentali inorridivano di fronte al fatto che le cosiddette dittature impedissero nei loro Paesi l’accesso ai social, da Twitter a Facebook, accusandole di soffocare campagne di ribellione e tentativi di “rivoluzioni colorate” (chiamate primavere o battaglie civili) tese a rovesciare i governi di quegli Stati? I pennivendoli e gli opinionisti si stracciavano le vesti, gridando all’autoritarismo digitale, alla violazione della libertà di espressione e al soffocamento delle idee.
Oggi, però, sono proprio loro ad aver cambiato idea, con la solita nonchalance di chi non si cura delle proprie incoerenze, perché “in amore e in guerra tutto è lecito”. E siamo, per l’appunto, in uno stato di guerra permanente, non dichiarata ma evidente. Uno di questi esperti, che non citerò perché non merita menzione, affermava tempo fa:
“Dal punto di vista dei nostri valori democratici, un governo che blocca Internet e lo censura in quelle forme è chiaramente un governo che non rispetta le libertà fondamentali dell’uomo. Per noi quella è sicuramente censura, perché limita la libertà di espressione, anche nel dissenso politico, all’interno di una comunità che ha democraticamente eletto i propri rappresentanti. Non a caso, consideriamo quei governi come regimi o democrazie illiberali.”
Ora, però, in Europa si sospendono elezioni democratiche perché alcuni social network estranei all’Occidente ne avrebbero influenzato l’esito, mentre negli Stati Uniti si valuta di bloccare l’accesso a TikTok per motivi analoghi. Dunque, cosa siamo diventati? Regimi o democrazie illiberali?
La verità è che lo siamo sempre stati. Ci siamo attribuiti arbitrariamente una superiorità morale e politica priva di fondamento. Non esiste alcuna superiorità intrinseca della democrazia rispetto ad altri sistemi di governo. Persino l’idea che libertà e ricchezza siano strettamente connesse è stata ampiamente smentita. Russia e Cina dimostrano che si può produrre ricchezza, avanzamento tecnologico e potenza politica senza indulgere nell’ossessione per certi diritti individuali.
Questi “diritti”, d’altronde, le democrazie li violano e li limitano quando risultano scomodi rispetto alla loro prospettiva di potere. La farsa della democrazia, quindi, sembra avviarsi alla fine in ogni sfera sociale.
Nel frattempo, politichesse e politicanti si vantano di impedire la manifestazione del pensiero altrui, affermando che quest’ultima rappresenterebbe l’“intelligenza del nemico” che utilizza le nostre stesse armi contro di noi. Tuttavia, per giustificare questa censura, la si rinomina ipocritamente come “reazione alla propaganda dei regimi canaglia”, sperando così di cavarsela fischiettando.
Ma hanno fatto male i loro conti. Come spesso accade il male viene proiettato all’esterno ma la sua origine è interna e noi questo lo sappiamo bene. Il nostro nemico non è in Russia o in Cina ma davanti a noi e sia chiama democrazia. La battaglia contro la democrazia smascherata è la vera battaglia per la nostra civiltà.