Addio Ucraina
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I fatti e gli eventi si affastellano rapidamente, anche a causa di ricostruzioni giornalistiche, sempre troppo legate all’attualità, che, partendo da un piccolo spunto di realtà, costruiscono castelli di eventi mai accaduti, seguiti da dichiarazioni eclatanti prive di attinenza con i reali avvenimenti, presenti o futuri. Un esempio lampante è quello dei leader europei che promettono di continuare a sostenere Kiev militarmente ed economicamente, perfino con l’invio di truppe che non possiedono.
Poiché l’irreale e il virtuale hanno ormai preso il sopravvento sul concreto, dobbiamo scavare tra l’eccesso di narrazioni più o meno artefatte per recuperare un briciolo di verità smarrita. Ripartiamo da poco prima delle contestazioni di Piazza Majdan. Siamo a fine 2013 e il legittimo governo ucraino, guidato da Yanukovic e dal Partito delle Regioni, respingeva le profferte europee apprestandosi a firmare l’ingresso del Paese nell’Unione Economica Eurasiatica. Mosca aveva già promesso di trasferire all’Ucraina circa 15 miliardi di euro per risollevare l’economia e garantire sicurezza e stabilità. Forse sarebbe stata una svolta.
USA e UE, dopo anni di preparazione e infiltrazione nella società e nello Stato ucraino, colsero il momento per agire, scatenando un colpo di Stato appoggiato dai corpi nazionalisti ucraini, tra cui gruppi di ispirazione nazista ed estremista di destra. Questi, seppur minoritari, erano ormai addestrati e armati per operazioni di sovversione politico-militare. Ciò che oggi i nostri giornali negano, all’epoca venne riportato chiaramente. Alcune testate sono persino arrivate a cancellare gli articoli pubblicati in tal senso.
A confondere ulteriormente gli animi della popolazione, in particolare dei giovani, contribuirono progetti, programmi, ONG e agenzie straniere sotto copertura di organismi di promozione della cosiddetta “società aperta”, che da tempo stavano influenzando le nuove generazioni. Queste ultime furono usate, spesso inconsapevolmente, quale copertura ideale per un’azione golpista orchestrata da attori con ben altre intenzioni, incluse strategie stragiste e terroristiche, puntualmente messe in atto durante le proteste di Majdan. Da manifestazioni veementi, quelle piazze si trasformarono in scenari di una violenza che persino molti manifestanti non comprendevano appieno. Tanti di loro persero la vita, spesso colpiti dal cosiddetto “fuoco amico”, ma anche dalla reazione delle forze di polizia.
Ancora oggi è difficile comprendere perché la Russia non abbia fermato in tempo quei piani eversivi, pur essendone a conoscenza. Fu un errore di calcolo o una mancanza di forza? La questione resta aperta. In ogni caso, di fronte ai fondi promessi dalla Russia, gli ucraini scesi in piazza, ormai illusi dalle promesse occidentali, scelsero i panini di Victoria Nuland, convinti di un futuro più luminoso che non sarebbe mai arrivato. La logica geopolitica era lì, sotto gli occhi di tutti, ma nessuno poté più vederla, sepolta com’era sotto una martellante propaganda occidentale.
E così sono sopraggiunte le più prevedibili e nefaste conseguenze: due guerre, una sotto forma di conflitto civile e l’altra di conflitto per interposte potenze, la cui responsabilità ricade esclusivamente sugli Occidentali e sulle corrotte oligarchie predatrici autoctone. Il concetto di aggressore-aggredito è una puerilità giornalistica, un artificio retorico prodotto da scribacchini servili al servizio di chi ha affondato l’Ucraina.
Ora siamo giunti al triste epilogo: migliaia di morti, un’intera generazione di giovani ucraini falcidiata, un Paese spopolato e un futuro ancora più incerto. L’Ucraina, o quello che ne resta, dopo Iran, Serbia, Afghanistan, Libia, Siria ecc. ecc. ha imparato a proprie spese che cos’è la democrazia. La democrazia è quella cosa che dove passa non cresce più l’erba.