IL DEMOCENTRALISMO di G. La Grassa
In occasione della fronda di due senatori (di ben poca virtù, sembra, alla fin fine), che si sono rifiutati di votare la politica estera illustrata dall´impostore D´Alema (che diceva "tutti a casa se domani non abbiamo una maggioranza"), abbiamo dovuto sorbirci le più solenni smentite dei principi costituzionali da parte di questi "antifascisti" che insultano quello, di cui sostengono di essere "fedeli custodi", con la loro malafede, con i loro maneggi per restare a godere i 18000 (anzi oggi di più) euro al mese, più quelle piccole fette di potere asservito alla finanza italoamericana. Abbiamo sentito Russo Spena e Giordano & C. dire che i senatori non sono liberi di votare come vogliono perché rispondono al popolo (quale?). In realtà, come visto, non c´è "vincolo di mandato" secondo il feticcio che questi ignoranti fingono di "adorare". Perché non vanno a scuola, ad imparate a leggere e scrivere, prima di fare i parlamentari o addirittura i membri di un Governo?
Incredibili poi Diliberto (a Ballarò) e Fassino (in un´intervista ad una "belloccia" in non ricordo quale fondamentale trasmissione TV). Hanno affermato, con una prosopopea che sollecitava gigantesche pernacchie (anzi il mitico "Pernacchio" di Eduardo; come ci manca oggi!), che la minoranza ha il diritto di discutere e sostenere ciò in cui crede (che concessione "regale"!), ma poi deve votare come decide la maggioranza dello schieramento cui appartiene. Per chi non stia ancora poppando latte, questo si chiama "centralismo democratico", principio guida di tutti i partiti comunisti detti leninisti (ma soprattutto nella versione affermatasi dopo Lenin). Fassino e Diliberto fanno parte della schiera di "impavidi condottieri" che hanno rinnegato l´intero comunismo (come i DS) o comunque hanno criticato le "deformazioni antidemocratiche e autoritarie" del socialismo reale, come hanno fatto i "comunisti a denominazione non controllata". Tutti, a parole, non accettano più i principi del partito detto leninista, perché sono diventati, sempre a parole, "democratici". E adesso, pur di restare al Governo (con 24000 voti in più alla Camera e
Da notare che i partiti comunisti erano concepiti soprattutto come strumenti di combattimento in un´epoca di confronti durissimi con il capitalismo e l´imperialismo, confronti oggi del tutto abbandonati da questi venduti al capitalismo e imperialismo. Si aveva a che fare con partiti dove esisteva comunque una linea condivisa per l´essenziale – appunto la lotta senza quartiere contro il "nemico di classe" – con divergenze tattiche, talvolta strategiche, ma sempre entro un determinato alveo. I rinnegati diessini e i comico-finti comunisti stanno cianciando di un centralismo democratico da applicare entro uno schieramento che va da loro fino a Mastella, Boselli, Capezzone e, oggi, Follini (personaggio di una limpidezza morale da non temere confronti). Si può essere più imbecilli e malandrini insieme? Che piaccia o meno, il centralismo democratico era concepito come una organizzazione di lotta secondo principi generali condivisi, e mirava a conservare l´efficacia nell´azione per chiari obiettivi ("di classe", in vista del completo rivolgimento dei rapporti di dominio della proprietà capitalistica); non era una mediazione al ribasso, su programmi pasticciati e stiracchiati in tutti i sensi, per contare e ricontare i voti nel Comitato Centrale e accaparrarsi, mediante corruzione e minacce, qualche voto di membri "non in linea" con la leadership del partito.
In seguito, questo principio, nel socialismo reale, si è corrotto ed è diventato effettivamente strumento di mene e raggiri nell´ambito del politburo; non a caso, sappiamo però com´è andata a finire. E così andrà a finire anche per questi sbiaditi avanzi di un´altra epoca: diessini, rifondaroli, pidicisti, "ernestiani", ecc. Immaginano di salvarsi, ma per loro il destino credo sia già segnato, nel medio periodo, com´è spesso quello di chi serve al potere per un certo tempo e poi, con grande soddisfazione generale, viene preso a calci nel culetto. Anche perché "questi qui" sono particolarmente limitati, meschini, senza qualità, se non per i loro referenti immediati (ma non i più potenti): quel piccolo e sbriciolato "ceto medio" semicolto (cioè di rara incultura politica) dei servizi e lavori inutili, di cui ho più volte parlato.
A molti, per esempio, D´Alema sembra un´aquila. Chi l´ha conosciuto a Pisa giovanetto non può che sorridere. Dubito fortemente si riesca a dimostrare che è qualcosa più di un intrigante, abile nei corridoi dei congressi di partito e del Palazzo; vorrei mi si indicasse una sua idea di ampio respiro (forse i bombardamenti sulla Jugoslavia al seguito degli USA? O l’operazione Telecom, che ha creato quel po’ po’ di bubbone che abbiamo oggi? E lasciamo perdere la Banca 121 del Salento). Uno per cui la linea più breve tra due punti non solo non è la retta (geometria euclidea), ma nemmeno una curva (parabolica, iperbolica, ecc.); solo la linea spezzata, a zig zag, con tanti nodi in mezzo; e spesso anche interrotta, per nascondere "sotto traccia" trame non certo esaltanti. Uno che, se gli scodellano la palla davanti al portiere, non la caccia in rete; si ferma, si gira, aspetta qualche avversario per tentare di dribblarlo, di fargli tante piroette intorno; e poi magari, voltando le spalle alla porta, tenta di fare goal con una sforbiciata. Ma è solo per fare un esempio, solo proprio per citare "il migliore" (di questi tempi "peggiori").
Che pena: questo è oggi il ceto politico di sinistra; che straparla di centralismo democratico in un "ambaradan" che va da Follini-Mastella fino ai "dissidenti" pacifisti che adesso, in nome di non si sa quale principio, torneranno quatti quatti all´ovile, dove pulci e zecche impazzano. Non preoccupatevi, pagheranno caro; non è lontanissimo il tempo in cui il grande capitale, magari non quello dei Bazoli-Montezemolo & C., non avrà più bisogno del supporto di questa bava da bruchi (non dei "nobili" bachi da seta, ben s´intende). Finché dura l´attuale classe dominante economica parassitaria, certo un po´ di ossigeno lo darà a questo scadente ceto politico e a quello sedicente intellettuale. Credo però che si avvicini il momento della resa dei conti, anche se ormai potranno parteciparvi altre generazioni rispetto alla mia, perché qualche annetto ancora ci vorrà.
Altra lesione della Costituzione "democratica e antifascista" da parte di questi "uomini ridicoli". Tralascio di entrare nei dettagli dell´ultimo "dodecalogo" inventato da questi clown per cercare l´accordo (di legislatura; mamma mia che brividi al pensiero che durino anche solo altri due anni). La parte più comica è quella in cui si dice che l´ultima parola spetterà sempre, per ogni decisione, al premier (d´altra parte, non era stato il "giustizia e libertà" Scalfari, un "vero democratico", ad invitarlo ad essere "dittatore"?). Comunque, la nostra Costituzione ("democratica e antifascista"; aggiungiamoci sempre queste paroline magiche) non prevede un governo del premier. Quest´ultimo è solo un primus inter pares, e basta. Come la mettiamo? E il supremo custode del dettato costituzionale ("democratico e antifascista") ha affidato l´incarico di governare a questo dittatorello "amicuccio della parrocchietta" (Italia)? Mah, valli a capire questi "antifascisti". Povera la gente che è morta nella Resistenza, ed era convinta di dar la vita per un mondo diverso! Diverso è diventato veramente, ma non nella direzione desiderata da chi tanto si è sacrificato. Mi viene in testa il film "Il terrorista" di De Bosio, ma semmai lo racconterò un´altra volta.
Per qualche anno a venire, con fremiti di sadomasochismo, godiamoci gli "ultimi bagliori di un crepuscolo", nel fu "bel Paese" ormai devastato da torme di iene e sciacalli.
26 febbraio