SEPPELLIRE I CADAVERI CHE CI IMPESTANO
di G. La Grassa
Non credo si debba essere particolarmente versati in moralità per disprezzare un qualsiasi individuo (di qualsivoglia “fede” sia) che si comporti come Follini. Invece, quell’“onesta” persona che è il segretario di Rifondazione comunista (mi auguro che cambino presto questo nome, un vero scandalo) afferma, secondo quanto letto sui giornali: “E’ un sincero democratico che stimo da tempo [gli eguali si cercano sempre e si annusano a volo; ndr]. Apprezzo le sue qualità anche culturali, è persona limpida [qualità e limpidezza che sono le stesse di Giordano; ndr] che si unisce alla maggioranza senza una logica di scambio” [ma va là, non esagerare; mettici solo del tuo]. Certamente, uno che guardi in faccia un simile segretario di un simile partito, non può non pensare a ciò che disse di Marinetti il grande Petrolini. Tuttavia, se poi uno sente cosa scrive in Internet (o dichiara in TV) la “bbase”, non può limitarsi a queste considerazioni, perché la degenerazione – in imbecillità e incultura politica – di quelli che furono i militanti comunisti di 50 e 40 anni fa (certamente anche loro un po’ “trinariciuti”, ma mai “sceeeemi” come questi odierni) ha dell’impressionante e getta un’ombra oscura sui destini futuri di questo paese. Non è solo un ceto politico di sinistra (in particolare quella sedicente radicale o estrema) ad essere un ammasso di piante sradicate e marcite; in fondo, la “bbase” ha i suoi giusti dirigenti.
Si deve tornare a “mani pulite”; e qui rivendico la lungimiranza di Preve e mia, perché nel Teatro dell’assurdo (Punto rosso edizioni, gennaio 1995) fornivamo già una spiegazione di massima di che cosa sarebbe successo (certamente i processi si sono evoluti in peggio, molto in peggio, ma secondo la direzione che indicavamo). Cossiga lo ha rivelato non so quante volte, ma su questo punto è stato silenziato da tutti i “giornali bene” (perfino dal Giornale). L’operazione, tramite il pentito Buscetta, partì dagli USA, ma solo dopo il crollo del socialismo reale e la dissoluzione dell’URSS ad opera di Gorbaciov-Eltsin. Prima non sarebbe mai stata nemmeno accennata. Mentre negli altri paesi europei quel crollo non fu avvertito in modo drammatico, pur se contribuì, quasi impercettibilmente, a ribadire la sudditanza agli USA (tramite il mantenimento e perfino rafforzamento della NATO), mettendo in lenta liquidazione il gollismo in Francia, in Italia, dove vi era la presenza di un forte partito comunista (ormai piciista come scrissi fin dal 1973 nella rivista Che fare di Francesco Leonetti), la svolta dovette essere drammatica, con la liquidazione del vecchio regime DC-PSI.
Praticamente – questo lo si capisce meglio oggi – nel nostro paese ci si comportò come in alcuni paesi dell’ex socialismo; ci si affidò per la svolta ai rinnegati del comunismo (ai già piciisti). Questo accadde anche, ad es., in Georgia con Shevarnadze, nelle Repubbliche centroasiatiche addirittura con i vecchi “burosauri” dell’era brezneviana; e perfino si tentò l’operazione in Russia con Eltsin e i “grandi magnati” del “capitalismo selvaggio”. In questo paese, che aveva comunque altra tradizione, l’operazione fu stoppata da Putin; e quei magnati – mutatis mutandis, i “nostri” della GFeID (grande finanza e industria decotta) – sono finiti in galera o sono fuggiti nel mondo anglosassone sotto protezione USA. Qui da noi, in condizioni evidentemente diverse, quei “magnati” sono rimasti in auge invece che essere incarcerati o fuggire all’estero (solo i loro capitali vi sono andati) e, agendo di conserva con il complesso finanziario-politico del paese dominante centrale (gli Stati Uniti logicamente), hanno chiamato i rinnegati suddetti – poiché si tratta del personale più adatto, corrotto fino al midollo, assetato di soldi e potere (sia pure da servi) e costantemente ricattabile per il suo passato – a prendere in mano le sorti del paese per subordinarlo a tutte le mene del complesso finanziario-politico appena nominato, con ampie quote percentuali di servizio per la nostra GFeID.
Le ciambelle, come si sa, non sempre riescono con il buco; ci si è scordati che solo una piccola parte di diccì e socialisti (miracolati e lasciati illesi) poteva accodarsi ai piciisti; e questi miracolati non erano in grado di ottenere tutti i voti dei vecchi partiti di appartenenza. Così, l’elettorato DC-PSI, in pieno sbandamento, ha risposto concedendo la fiducia al nuovo arrivato, al parvenu inviso al salotto buono dei magnati di cui sopra. La GFeID da 15 anni circa si agita, si contorce, impiega capitali sempre più cospicui per corrompere gli individui di poca virtù eletti dagli sbandati fu diccì e piesseì. L’ultimo è Follini, e magari altri, e poi forse la maggioranza dell’UDC; ma sempre qualcosa va storto, perché i corrotti del piciismo non sono nemmeno essi aquile e poi non osano presentarsi in prima persona; debbono ricorrere a personaggi incredibilmente limitati e incapaci come Prodi, un “amicuccio della parrocchietta” (chi si ricorda ancora questa macchietta radiofonica di Alberto Sordi?). Da anni “siamo alla frutta”, che quindi è ormai marcita e puzza da morire. D’altronde, la risposta dell’elettorato deluso e abbandonato è stata una risposta malata, affidata ad un individuo che si contorce anche lui nel tentativo, inutile, di essere accettato dalla GFeID. Solo che lui ha rischiato (e forse rischia) la galera; quelli del “salotto buono”, mancando da noi un Putin, la evitano sempre e ci spediscono gli altri, con l’appoggio dei piciisti, che di queste cose se ne intendono, pur se per un certo periodo hanno giocato ai “democratici” (fino all’ultima votazione in Senato, che li ha messi nel panico).
E’ ormai evidente, salvo che per la “bbase” dei rinnegati, l’emergenza “democratica” che vive il paese da qualche anno, ma soprattutto da quando esiste questo putrido governo della sinistra. Il problema di fondo – lasciando ai cattolici il compito di riflettere sui loro rinnegati – è quello di questi traditori del “comunismo” che hanno cambiato casacca da un giorno all’altro. Certo, sotto la casacca vi era già un corpo marcio pieno di vermi. Lo ripeto per i duri di orecchio: li avevo già “pittati” nel 1973, e francamente me ne vanto! Alla faccia dei tanti Soloni, tipo i vari intellettuali radical-chic, che hanno sbagliato tutte le previsioni: ’68 e ’77, “rivoluzione polacca” e Walesa (il nuovo 1917 e il nuovo Lenin: così scriveva la Rossanda all’epoca; si vada a vedere Il Manifesto per credere!), Gorbaciov e la “glasnost”, la “perestrojka”, tutte le cazzate di questi presuntuosi “vati” che mai fanno un’autocritica e oggi appoggiano questo verminaio, pericoloso e fonte di possibile avventure autoritarie, che è la sinistra, la loro sinistra!
Tuttavia, sia quando già avevano il corpo pieno di vermi sia quando hanno anche cambiato la casacca, mai questi piciisti hanno veramente seppellito quel cadavere che era il comunismo. Bisognava seppellirlo con tutti gli onori, senza vergognose abiure, senza far finta di non averne mai condiviso i fallimenti e anche, in certi casi (perché negarlo), gli orrori. Bisognava seppellirlo con una analisi impietosa di come era finito dopo i “dieci giorni che sconvolsero il mondo”, e soprattutto dopo aver creato non il socialismo e comunismo, ma comunque una grande potenza che si era opposta all’egemonia USA e aveva permesso il grande movimento e la riscossa del terzo mondo. Ma gli sporcaccioni rinnegati piciisti hanno solo cambiato campo, sono divenuti i barboncini della famiglia Agnelli, i difensori del più inefficiente e vorace capitale finanziario dei paesi capitalistici avanzati; il tutto senza seppellire alcun cadavere, lasciandolo lì a decomporsi emanando quei miasmi (gli avanzi indigesti che ancora adesso si fregiano dell’etichetta “comunista”) che sono un ulteriore pericolo per il popolo italiano e un ulteriore aiuto per i magnati-magnoni della GFeID.
Invito caldamente i più giovani a non seguire i vecchi “vati” della “sinistra critica o alternativa”, a non rispettare quella generazione dei quaranta-sessantenni, la più corrotta e ormai persa per ogni discorso di pulizia (salvo le solite e per fortuna non minime eccezioni); e li invito a seppellire definitivamente – ma con “l’onore delle armi” – il comunismo. E li invito a non seguire nemmeno coloro che rispolverano la teoria di questo comunismo – il marxismo – con l’intento di imputridirlo e renderlo anch’esso una cloaca dove scorrono solo limitate, ma non indifferenti, carriere universitarie, qualche piccolo lustro nei massmedia, nelle case editrici “di fama”, ecc. Anche il marxismo, come corpo nel suo complesso, è morto e va seppellito con onore, ma estraendone tutti gli organi ancora trapiantabili in altri corpi che si reperiscano vivi e sani.
In realtà, un lavoro di alta qualità in questa direzione era già stato compiuto, addirittura 35-40 anni fa, dalla scuola althusseriana e dal grande economista (ma non solo tale) marxista Bettelheim, che scrisse pagine definitive sulla degenerazione del socialismo reale. Certo, all’epoca, un simile lavoro fu compiuto non per seppellire il marxismo e comunismo, ma perché si pensava di rinnovarli, opponendosi radicalmente ai primi esiti della svendita compiuta da quelli che prendemmo per “revisionisti” (ed erano invece qualcosa di molto peggiore). Quei tentativi non sono oggi riproponibili, ma hanno segnato dei punti di non ritorno e di partenza per nuovi lidi, tentativi poi abbandonati. Per fortuna, proprio in Italia, per merito di Maria Turchetto è stata rifondata (finalmente una rifondazione che è tale) una scuola althusseriana che, grazie anche ad alcuni valenti giovani studiosi, ci sta riproponendo le opere importanti di quell’epoca; opere che, in ogni caso, costituiscono un buon trampolino di lancio.
Ciò non ci esime comunque dalla ormai indispensabile, e onorata, sepoltura del nostro passato di ben oltre un secolo. Senza questa operazione, tutto diventerà palude, quella palude che oggi, politicamente, vediamo espandersi dai Follini e l’Udeur fino a Rifondazione, verdi, PdCI, ecc. Culturalmente, è opera improba fare un elenco un po’ preciso di questa fogna a cielo aperto che, per l’appunto, emana i miasmi dei cadaveri insepolti, lasciati sul terreno da immondi rinnegati, dai nanerottoli cui spero toccherà, in tempi non secolari, la sorte in-“fausta” che meritano. Al lavoro dunque: è l’esortazione che rivolgo non ai “compagni”, bensì ai giovani (ma anche a quelli che non sono più tali) onesti, nonché critici verso una società dominata dai magnati della GFeID (gli assimilabili a quelli che in Russia sono stati messi in condizione di non nuocere) con i loro “sinistri” servi.
27 febbraio