Riceviamo e Pubblichiamo
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1. UN GRANDE SUCCESSO
2. LA RISOLUZIONE FINALE APPROVATA A CHIANCIANO
3. <<AVETE PERSO UNA GRANDE OCCASIONE PER CAPIRE>> – Lettera al Manifesto di
Ugo Giannangeli
4. INTERROGAZIONI A VALANGA – La risposta di Hamza Piccardo alle
farneticazioni del sen. Mantovano
5. PRESTO IL DOPPIO CD SULLA CONFERENZA
6. LA SOTTOSCRIZIONE CONTINUA!
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UN GRANDE SUCCESSO
Un successo politico
La conferenza internazionale di Chianciano è stata un grande successo
politico.
Per due anni ci siamo battuti per poterla effettuare. Alla fine l’abbiamo
realizzata nel migliore dei modi.
Odiamo il trionfalismo, e chi ci segue lo sa, ma in questo caso dobbiamo
esprimere davvero una grande soddisfazione. Alla conferenza hanno
partecipato 18 relatori provenienti dal Medio Oriente. Questo risultato è
stato raggiunto sia per la vittoria sul fronte dei visti, frutto di una
lunga battaglia politica, sia per il grande interesse che la conferenza ha
suscitato tra le forze della resistenza in Iraq, Palestina, Libano,
Afghanistan.
A Chianciano sono intervenute tutte le componenti della Resistenza irachena,
ed in particolare le correnti baathiste, islamiche, nazionaliste arabe e
comuniste; le più importanti componenti della Resistenza nazionale libanese
a partire da Hezbollah; le forze del movimento di liberazione palestinese,
da quelle storiche ad Hamas; esponenti della Resistenza afghana.
I rappresentanti di queste forze hanno lasciato l’Italia con la
consapevolezza di aver fatto un passo avanti, di essersi conquistati non
solo il diritto di parola, ma anche un sostegno ed una solidarietà più
ampia.
Ma l’interesse internazionale è andato ben oltre ed a Chianciano sono
arrivate delegazioni da una ventina di paesi.
Il convegno ha visto una partecipazione costante di oltre 300 persone, un
dato positivo se si tiene conto della natura dell’incontro e del
boicottaggio della sinistra politicamente corretta e dell’area del
movimentismo senza costrutto. Un dato significativo anche perché vero e
verificabile, cosa assai rara in un paese dove ormai il numero dei
partecipanti alle manifestazioni viene spesso moltiplicato per 10.
Un successo organizzativo
Un altro elemento positivo che dobbiamo segnalare è stata la riuscita
organizzativa della conferenza, che anche grazie ai compagni impegnati nell’organizzazione,
si è svolta nella massima serenità, Una serenità, quella della due giorni
del 24-25 marzo, che ha consentito di dare ai lavori un ritmo intenso e
partecipato con grande attenzione.
Questo risultato non era del tutto scontato visto il clima di paura che
qualcuno aveva cercato di creare. Intendiamoci, nulla di paragonabile all’incredibile
campagna mediatica che ci era stata scatenata contro nel 2005, ma – giusto
per fare un esempio – è bene che si sappia che a dieci giorni dall’evento
siamo stati costretti a cambiare la sala della conferenza a causa delle
pressioni subite dal proprietario di quella inizialmente prevista.
Dobbiamo poi segnalare un altro dato: quello dell’autofinanziamento del
convegno. In molti ci hanno chiesto come si sarebbe finanziata la
conferenza. Questa domanda ci è stata spesso rivolta da giornalisti
interessati, ma anche da persone oneste. E’ chiaro che è ormai passata l’idea
che la politica si può fare solo stando o con i partiti istituzionali (e le
loro appendici collaterali) o con i potentati economici.
Purtroppo questa idea è tutt’altro che infondata. A maggior ragione siamo
ben lieti di avere mostrato che si possono percorrere strade alternative,
fondate sulla sottoscrizione volontaria.
Una strada che ha avuto successo. L’andamento della sottoscrizione, che
rilanciamo anche in questo bollettino telematico, ci fa ritenere realistico
l’obiettivo del pareggio economico.
E’ questo un dato politico assai interessante, il segno che quando ci sono
idee forti ed obiettivi chiari si possono superare anche gli ostacoli di
tipo economico.
Un fatto nuovo
La conferenza non piaceva a molti.
Non piaceva alle forze della destra filoamericana, ben felici di averla
impedita su ordine di Washington due anni fa ed oggi imbarazzate dal suo
svolgimento. Non piaceva alle forze di governo, impegnate a garantire la
continuità atlantica della politica italiana, vero pilastro dei "12 punti"
su cui si è costruito l’asfittico rilancio del governo Prodi. Non piaceva al
pacifismo ipocrita che non sa scegliere tra oppressi e oppressori. Non
piaceva neppure a settori del movimento contro la guerra, che pur
riconoscendo ormai il ruolo delle resistenze, vorrebbero però gestirlo in un’ottica
eurocentrica che esclude di fatto l’ascolto, il confronto, la collaborazione
e l’alleanza con queste.
E’ anche alla luce di tutto ciò che il successo di Chianciano è stato
davvero notevole. Il segno che qualcosa di nuovo si sta facendo avanti. Un
nuovo fatto di persone che guardano ai fatti e non al teatrino della
politica, che vogliono contribuire alla costruzione di un’alternativa fatta
di sostanza e non di mera ritualità movimentistica, che hanno capito (e
molti lo dicevano) che un incontro internazionale come questo vale 10
manifestazioni…
Il silenzio assordante della stampa
Qualcuno leggendo queste note proverà forse una certa sorpresa.
La conferenza di Chianciano è stata infatti oscurata dai mezzi di
informazione. E si sa cosa significhi in società come la nostra. Tuttavia in
questo caso lo scandalo della disinformazione di regime è talmente enorme –
perché enorme è lo scarto tra un evento di portata mondiale ed il suo
assoluto oscuramento mediatico – che non vogliamo qui lamentarcene, ma
piuttosto riflettere sul suo significato. Avevamo capito da tempo che la
linea di condotta bipartisan sarebbe stata quella del silenziamento. D’altronde,
nei confronti di chi sostiene le lotte di liberazione dei popoli oppressi la
linea è questa: o criminalizzazione o silenziamento.
Ma in questo caso si è passata ogni misura, chiediamoci il perché. Dobbiamo
chiedercelo anche perché a Chianciano erano presenti le maggiori agenzie di
stampa oltre ad alcune testate giornalistiche e televisive. Anche questa
presenza non ha prodotto alcun ritorno informativo.
A noi pare che tutto ciò abbia un’unica spiegazione: siccome avrebbero
dovuto parlare di una grande riuscita della conferenza hanno preferito non
parlarne per niente.
A questo siamo arrivati, su questo sarebbe bene ragionare per capire dove
sta andando la "democrazia" italiana nei tempi del centrosinistra.
Nello scandalo generale del silenziamento c’è un altro scandalo non meno
grande, quello dell’assenza di ogni informazione su quotidiani come il
Manifesto e Liberazione i cui lettori hanno saputo della conferenza solo
grazie alla pubblicazione delle manchette a pagamento.
La discussione con e tra le Resistenze
Nella preparazione della conferenza abbiamo spesso parlato di Resistenze. Se
il fenomeno della resistenza al progetto di dominio americano concepito con
la "Guerra Infinita" è infatti unico, diverse sono le sue espressioni ed
articolazioni nelle varie realtà nazionali.
Di fronte a questa evidenza avevamo due strade. La prima era quella di far
finta di niente, approcciandoci alle Resistenze in maniera generica e
superficiale; la seconda – che abbiamo scelto – era quella dell’invito alle
forze maggiori e più rappresentive, coinvolgendo le aree politiche e
culturali più significative e decisive nell’avanzamento di un necessario
processo di unità che possa sfociare nella costruzione di un vero fronte
antimperialista internazionale.
Ovviamente questa scelta implicava anche il confronto tra posizioni diverse.
Come era facile prevedere un rilievo particolare ha assunto la valutazione
dell’attuale politica iraniana in Medio Oriente. Una politica vista con il
massimo favore da Hezbollah e dalle altre forze della resistenza nazionale
libanese, così come da Hamas; valutata invece in termini nettamente negativi
dalla resistenza irachena che deve confrontarsi militarmente con un governo
(e con gli squadroni della morte ad esso collegati) assai vicino a Teheran.
Jabbar al Kubaysi, portavoce del Fronte Nazionale Patriottico Islamico, ha
così sintetizzato la questione: "Saremo con l’Iran se verrà aggredito dagli
Usa, ma oggi è l’Iran che deve rovesciare la propria politica in Iraq
smettendo di sostenere l’occupazione statunitense". Il tema è stato ripreso
nelle conclusioni di Moreno Pasquinelli, che ha argomentato la necessità di
stare con l’Iran nella prospettiva dell’aggressione, mantenendo però una
forte critica nei confronti dell’attuale geopolitica iraniana che tanti
danni sta provocando sul fronte iracheno.
Un passo avanti
Un passo avanti è stato fatto.
Per la prima volta è stato possibile un confronto internazionale ad
altissimo livello su questi temi, con questi protagonisti. Il documento
conclusivo che pubblichiamo di seguito, proposto dalla presidenza ed
approvato per acclamazione, è certamente un passo avanti nella direzione
dell’unità.
In esso si legge che: "seguendo il sentiero tracciato dalle Resistenze in
Palestina, Iraq, Libano e Afghanistan, ci impegneremo a costruire una rete
delle forze antimperialiste affinché si concretizzi la speranza di tutti gli
oppressi, dal Sud al Nord, dall’Est all’Ovest: un’alleanza antimperialista
internazionale".
Se per raggiungere questo obiettivo c’era un grande bisogno del confronto
tra le resistenze, altrettanto importante è la questione del rapporto tra
queste ed il movimento contro la guerra in occidente. Su questi punti sono
stati rilevati i passi avanti compiuti nell’ultimo anno, ma anche la loro
insufficienza.
Se l’obiettivo del Fronte antimperialista internazionale richiede certamente
un lungo lavoro politico, quel che è emerso da Chianciano è la necessità di
proseguire su questa strada, unica risposta all’altezza della sfida lanciata
dall’imperialismo con la "Guerra Infinita".
Per quanto riguarda l’Italia, il successo della conferenza indica la
necessità di un’aggregazione più ampia e più forte degli antimperialisti. In
un contesto generale molto difficile, il lavoro di questi anni ha dato dei
frutti importanti che ora costituiscono la base di un possibile passo in
avanti.
Di tutto questo discuteremo nelle prossime settimane con chi ha lavorato con
noi in questi mesi.
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LA RISOLUZIONE FINALE
Palestina, Iraq, Libano, Afghanistan: sosteniamo la Resistenza!
Per la sconfitta dell’impero nordamericano, dei suoi alleati europei e dei
suoi fantocci in Medio Oriente!
DICHIARAZIONE FINALE APPROVATA PER ACCLAMAZIONE DALLA CONFERENZA
INTERNAZIONALE «CON LA RESISTENZA-PER UNA PACE GIUSTA IN MEDIO ORIENTE»
Una battaglia di storica portata è in corso in Medio Oriente. Il suo esito
non determinerà soltanto il futuro della regione, ma quello dell’intera
umanità.
L’offensiva imperialista – guidata dagli Stati Uniti, sostenuta dagli altri
briganti imperialisti e dai loro satrapi locali – iniziò in Afghanistan e
culminò con l’invasione dell’Iraq. Lo scopo non era solo il consolidamento
della tradizionale supremazia occidentale.
Riscoprendo i suoi congeniti appetiti colonialisti, l’imperialismo cerca di
esercitare un dominio diretto e incontrastato.
In questo quadro non c’è spazio per forze, governi o nazioni che rifiutano
di sottomettersi al dispotismo imperiale americano.
Gli imperialisti giustificano le loro aggressioni affermando di voler
combattere il "terrorismo" ed "esportare la democrazia" – ove per
"terrorismo" intendono ogni movimento popolare di liberazione e per
"democrazia" le dittature camuffate che essi tengono in piedi in Medio
Oriente. Nel contempo istigano a una nuova crociata contro l’Islam in nome
dell’idea sciovinista di "scontro di civiltà".
Gli aggressori, una volta sconfitti i governi a loro ostili in Afghanistan e
Iraq, si sono illusi di aver raggiunto una facile vittoria.
Al contrario, si sono trovati di fronte potenti movimenti armati di
resistenza, i quali, forti di un sostegno popolare crescente, hanno portato
colpi devastanti agli occupanti e fatto traballare i loro piani
geostrategici.
La Resistenza irachena, malgrado l’ostilità della cosiddetta "comunità
internazionale", basandosi sulle sue forze, svolge un ruolo decisivo: non
solo sta gettando le basi per la liberazione nazionale, ma ha anche dato una
grande spinta a tutti i movimenti di resistenza dei popoli oppressi nel
mondo. Per questo, mentre condanniamo tutti i tentativi di isolare la
Resistenza irachena, lanciamo l’appello a riconoscerla come unica legittima
rappresentante del popolo iracheno.
Non è accettabile che, mentre l’Iran è sotto la minaccia di un’aggressione
militare statunitense, il regime di Tehran continui a sostenere il governo
fantoccio di al Maliki il quale, in combutta con gli occupanti, continua a
massacrare la resistenza popolare irachena.
Il grido di battaglia venuto dall’Iraq ha dato una nuova spinta all’eroico
popolo palestinese che dopo due decenni di Intifada ha intensificato la sua
lotta, cacciando i sionisti da Gaza e scegliendo un governo che non vuole
rinunciare all’obbiettivo storico della totale liberazione della Palestina.
L’entità sionista, cane da guardia dell’imperialismo, ha quindi attaccato e
invaso il Libano, ancora una volta violando il diritto internazionale. I
sionisti hanno sperato così di spostare nuovamente a loro favore i rapporti
di forza. Hanno invece subìto uno scacco devastante. La Resistenza nazionale
libanese, guidata da Hezbollah, ha infatti ottenuto una vittoria di portata
strategica che ha pesantemente incrinato il progetto americano-sionista di
"Nuovo Medio Oriente".
Condanniamo tutti i tentativi di disarmare la Resistenza libanese, così come
lo sforzo di americani ed europei di puntellare un governo incostituzionale
e antipopolare, il tutto allo scopo di proteggere gli interessi israeliani.
Gli Stati Uniti, insistendo nel loro tracotante disegno imperiale, hanno
reagito accentuando la loro politica guerrafondaia.
Mentre in Afghanistan la NATO ha scatenato un’offensiva genocida contro le
zone liberate, in Iraq gli Stati Uniti hanno aumentato le truppe d’occupazione,
sperando che questo serva a fermare l’avanzata della Resistenza e a salvare
il governo fantoccio. Parallelamente essi continuano a utilizzare le milizie
collaborazioniste allo scopo di alimentare il conflitto fratricida tra le
diverse componenti della comunità nazionale. In Libano, sotto l’egida delle
solite Nazioni Unite, gli americani e i sionisti hanno chiesto che Francia,
Italia e Germania dispiegassero le loro truppe, nel tentativo di
coinvolgerli nella loro campagna per schiacciare la Resistenza nazionale e
quindi riportare il Libano sotto la loro tutela.
Fino a quando gli Stati Uniti e i loro alleati non ritireranno le truppe dal
Medio Oriente; fino a quando essi non chiuderanno le loro basi militari;
fino a quando terranno in piedi l’entità sionista, non ci sarà pace nella
regione. Nessun popolo può concedere alcuna tregua ai suoi oppressori. Una
pace giusta sarà possibile solo con la vittoria dei movimenti di
liberazione. Per vincere, le Resistenze hanno bisogno di un fattivo sostegno
da parte delle forze antimperialiste e democratiche del mondo, ma hanno
anzitutto bisogno di unirsi, di coordinarsi, di lottare mano nella mano. Il
nemico è lo stesso, gli scopi anche. Noi rifiutiamo quindi tutti i tentativi
di divisione da qualsiasi parte essi provengano.
Ci impegneremo affinché i movimenti contro la guerra, anticapitalisti e dei
lavoratori, con azioni di massa, lottino contro l’imperialismo e il sionismo
e per un pieno e sincero sostegno alla Resistenza.
Seguendo il sentiero tracciato dalle Resistenze in Palestina, Iraq, Libano e
Afghanistan, ci impegneremo a costruire una rete delle forze antimperialiste
affinché si concretizzi la speranza di tutti gli oppressi, dal Sud al Nord,
dall’Est all’Ovest: un’alleanza antimperialista internazionale.
Basta con le guerre d’occupazione, fuori tutte le truppe straniere dai paesi
aggrediti!
Battere il sionismo, per la liberazione totale della Palestina!
Fermare la guerra permanente e preventiva dell’impero statunitense, no alle
minacce di guerra contro l’Iran e la Siria!
L’Europa cessi di sostenere le aggressioni americane!
No alle sanzioni ONU contro chi respinge i diktat occidentali!
Con la Resistenza verso un fronte internazionale antimperialista!
Chianciano, 25 marzo 2007
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<<AVETE PERSO UNA GRANDE OCCASIONE PER CAPIRE>>
Lettera di Ugo Giannangeli al Manifesto
a "Il Manifesto"
Fax: 06.68719573
Sono un abbonato.
Ho assistito alla Conferenza Internazionale di Chianciano del 24/25 marzo di
cui avete dato pubblicità (presumo a pagamento).
Ho atteso sino ad oggi, martedì, prima di scrivervi, nella vana attesa di un
vostro articolo sulla iniziativa.
Nulla.
La Conferenza è stata di eccezionale interesse.
Afgani, iracheni, palestinesi, libanesi hanno raccontato la loro situazione.
Larry Holmes ha descritto quella degli USA.
Comunisti, islamici, sunniti, sciiti hanno avuto la parola.
Silenzio stampa.
Avreste dovuto ringraziare e contribuire alle spese per la grande
opportunità offerta.
Invece nulla.
Avete offeso la memoria di Stefano che certamente sarebbe stato presente e
attivo.
Non a caso Lucio Manisco ha dedicato a lui il suo intervento.
Avete perso un abbonamento ma, soprattutto, una grande occasione per capire,
riflettere e far riflettere i lettori.
Ugo Giannangeli
*************************
INTERROGAZIONI A VALANGA
La risposta di Hamza Piccardo alle farneticazioni del sen. Mantovano
Pur avendo ormai capito di aver perso la battaglia per impedire lo
svolgimento della conferenza (ride bene, chi ride ultimo!) diversi esponenti
della destra si sono rifugiati in una serie di interrogazioni parlamentari a
valanga.
La settimana scorsa è stata la volta dei senatori Mantovano (An) e Paolo
Amato (Forza Italia) che hanno ripetutamente chiesto al ministro dell’interno
di "Fermare la conferenza".
Ora è di nuovo Mantovano a scagliarsi contro l’intervento tenuto a
Chianciano da Hamza Piccardo, ripreso nella trasmissione Controcorrente di
Sky TG24 del 26 marzo, chiedendo a Giuliano Amato: <<quali provvedimenti
intende assumere a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica nei
confronti di chi ha svolto una tale apologia della violenza e della
devastazione quali strumenti di affermazione politico-confessionale>>.
In merito all’interrogazione presentata dal sen.. Mantovano, Hamza Piccardo
ha diramato una nota nella quale precisa quanto segue:
La mistificazione contenuta nell’interrogazione di Mantovano è provabile con
la visione del filmato del mio intervento a Chianciano durante il quale ho
ampiamente argomentato in merito al tema propostomi e, parlando delle
comunità immigrate ho esemplificato la loro condizione anche citando la
disperazione e la rabbia dei giovani di terza e quarta generazione che,
appunto in Francia, nell’autunno 2005, avevano sfogato il loro scontento in
una azione distruttiva nei confronti di beni e strutture pubblici e privati.
Ho detto con chiarezza che questo è quello che si deve evitare con ogni
sforzo possibile e che è necessario "parlare alle loro menti e ai loro cuori
senza mai dar loro l’impressione di volerli assimilare o strumentalizzare".
Quanto alla convinzione antimperialista essa fa parte del mio patrimonio
politico personale che la mia adesione all’islam non poteva che rafforzare
dandole al contempo una dimensione spirituale.
Il senatore Mantovano, sottosegretario agli Interni durante la reddition di
Abu Omar, membro quindi di un governo sorpreso in flagrante reato di
complicità con il rapimento compiuto da servizi segreti stranieri sul nostro
territorio nazionale, ha una concezione della libertà di espressione molto
particolare, forse eredità del suo bagaglio culturale e politico che
nonostante le correzioni democratiche ostentate da Fiuggi in poi, rimane
evidentemente potente in lui.
Hamza Piccardo, 28 marzo 2007