LA BANDA DEI SINISTRI

 

Il vice-Ministro Vincenzo Visco dovrebbe dimettersi ed invece si prende il lusso di dire che si tratta di una “vecchia” vicenda (bella scusante del cavolo!)  peraltro ricostruita capziosamente dalla stampa per gettare discredito sulla sua persona. Ovviamente, ci stiamo riferendo alle ultime dichiarazioni del Generale della Guardia di Finanza Speciale rispetto all’azzeramento dei vertici della GdF lombarda, quella che indagava sul  tentativo di scalata ordito da Unipol su BNL. A questo punto, delle due l’una, o mente Visco o straparla Speciale. Ma le dichiarazioni di quest’ultimo sono perentorie: «Visco mi disse  che se non avessi ottemperato a queste direttive erano chiare le conseguenze cui sarei andato incontro […] Risposi al vice-Ministro che l’osservanza delle regole è stata da sempre il faro della mia vita. Di non poter pertanto assecondare queste sue ultime richieste (i trasferimenti dei vertici della GdF, NDR). Di questo dicemmo già in un precedente articolo apparso su questo blog all’indomani della controffensiva proposta dal Vice-Ministro per annullare il gruppo operativo della GdF, il 31 agosto dello scorso anno. Senza entrare troppo nel merito della questione, che appare abbastanza chiara, Visco commette innanzitutto un “errore” procedurale che la dice lunga sulla sua buona fede. Il Vice-Ministro, ordinando al Generale Speciale di rimuovere gli ufficiali sgraditi al governo, non si preoccupa minimamente di attivare l’iter procedurale interno previsto per casi di questo tipo. Addirittura propone di concordare con i due generali, Pappa e Favaro, il piano degli “allontanamenti”. Ma il procuratore capo di Milano, Manlio Minale, sente che in questa maniera le indagini possono saltare e chiede spiegazioni a Speciale sulle voci che danno i vertici della GdF in via di trasferimento. Le indagini seguite dalla fiamme gialle lombarde riguardano Unipol, Bnl, Antonveneta e Telecom. Oggi Speciale racconta tutto nei verbali che vi sottoponiamo e che non danno scampo al Vice-Ministro. La stessa difesa di Visco fa sorridere per l’ingenuità con la quale viene articolata: “Una ricostruzione di fatti avvenuti un anno fa e riesumati in modo capziosamente e scientemente distorto, con titoli artatamente costruiti, viene pubblicata oggi su Il Giornale”. Insomma, Visco non nega ma si appella al tempo trascorso e alla pretestuosità di chi ricostruisce i fatti, a suo dire, in maniera nequiziosa. A sostegno di Visco interviene anche Repubblica che prima di narrare della vicenda ricorda meticolosamente che la fonte è il Giornale (ma i verbali non li hanno guardati questi giornalisti “liberi”?) di proprietà della famiglia Berlusconi (poteva mancare lo zampino del Cavaliere nero?). Anche il segretario Ds Fassino non perde occasione per tacere, proprio lui che intercettato al telefono con Consorte si preoccupava di sapere se finalmente avessero una banca tutta loro. Queste le parole di Fassino:Vergognoso linciaggio mediatico (mediatico? Ma se quasi nessuno ne ha parlato! NDR) contro Vincenzo Visco, sulla cui competenza, onesta’ e rigore istituzionale nessuno davvero puo’ avere il minimo dubbio". E ancora: "Il Giornale e’ lo stesso quotidiano che ha aggredito e linciato altri dirigenti del centrosinistra con i falsi scandali Telekom Serbia, Mitrokin, Sme e Italtel (falsi scandali? Ma che faccia di bronzo! NDR) ogni volta il castello di carte false e’ miseramente crollato, senza che peraltro mai il Giornale e il suo Direttore abbiano sentito il dovere morale di chiedere scusa alle persone denigrate". E poi, non da ultimo, le intercettazioni che riguardano il solito D’Alema il quale chiese all’allora capo di Unipol, Giovanni Consorte, di "favorire" Vito Bonsignore, imprenditore, parlamentare europeo dell’Udc e membro del contropatto nella banca con gli immobiliaristi di Gaetano Caltagirone. Tutto ciò solo per dire che questi signori non c’entrano mai con nulla, si presentano come campioni di moralità e poi hanno le mani in pasta in ogni faccenda più o meno torbida.

Questo è solo l’ennesimo sintomo che palesa il marcio di questo ceto politico-professionale, composto per lo più da ominicchi che giocano a fare gli Al Capone.

 

Ecco il verbale dell’interrogatorio del comandante generale della Guardia di Finanza generale Roberto Speciale sulle ingerenze del viceministro Vincenzo Visco nella Guardia di Finanza, per azzerarne il vertice della Lombardia. (fonte Il Giornale)

«L’anno 2006, addì 17 luglio 2006, alle ore 16.10 presso gli uffici del Comando Regionale Lombardia della Guardia di Finanza, viene redatto il presente verbale. Avanti all’Avvocato generale dottoressa Manuela Romei Pasetti è presente il Generale di Corpo d’Armata Roberto Speciale che dichiara.

«Via quei comandanti» «Il giorno 13 luglio alle ore 15.00 circa il mio Capo ufficio, Colonnello Michele Carbone, mi ha informato che ero stato convocato alle ore 17.30 dello stesso giorno dal vice ministro Visco. In un secondo tempo lo stesso ufficialemi ha riferito di aver appreso, solo in quel momento che Visco avrebbe ricevuto, prima di me, il Comandante in Seconda del Corpo, Generale Italo Pappa (ore 15.30) e l’Ispettore per gli Istituti di Istruzione,Generale Sergio Favaro (ore 16.00). Recatomi all’appuntamento il Vice Ministro Visco mostrandomi un appunto dattiloscritto recante quanto segue: * Comando Regionale Lombardia Generale Forchetti
* Comando Nucleo Regionale Lombardia Colonnello Lorusso *ComandoNucleo Provinciale PT Milano Colonnello Pomponi
* Gruppo servizi Polizia Giudiziaria Tenente Colonnello Tomei
Mi ha impartito l’ordine di avvicendare i suddetti ufficiali e di avanzargli delle alternative proposte di impiego. Visco inoltreha disposto perentoriamente di concertare, da quel momento in poi, ogni decisione d’impiego con i generali Pappa e Favaro. Alla miaobiezione che prima di effettuare detti provvedimenti sarebbe stato opportuno informare l’Autorità Giudiziaria di Milano, Visco mi ha risposto categoricamente che non avrebbe costituito alcun problema il non avvertirla o informarla successivamente. Rientrato in ufficio ho ricevuto i Generali Pappae Favaro. Il Comandante in Seconda mi ha detto che il Vice Ministro gli aveva parlato della sua intenzione di avvicendare i comandanti dei reparti del Corpo alla sede di Milano senza indicarne le motivazioni alla base; ha inoltre aggiunto che sarebbe stato auspicabile arrivare ad un’ipotesi d’impiego condivisa all’unanimità, onde evitare che ognuno, così come richiesto da Visco in caso di disaccordo, avesse dovuto presentare la propria proposta. Dopo tali premesse il generale Pappa mi ha illustrato le ipotesi di avvicendamento, già da lui concordate con il generale Sergio Favaro. Su queste proposte sono intervenuto al fine di razionalizzare le ipotesi di impiegodel generale Mario Forchetti, proponendo di destinarlo a un comando regionale di pari livello, onde salvaguardarne il profilo di carriera e del colonnello Lorusso allo scopo di lasciarlo a Milano, per delicati problemi familiari a me noti, nell’incarico di capo di stato maggiore del Comando Interregionale di corso Sempione».

Giudici in allarme «Il 14 luglio tali proposte sono state oggetto della comunicazione che hoinviato alla persona del Vice Ministro. Alle 15 circa dello stesso giorno ho contattato il procuratore della Repubblica di Milano, dottor Manlio Minale, che mi aveva precedentemente chiamato in ufficio. Lo stesso mi ha riferito di essere quanto mai sorpreso ed allarmato da voci circa il presunto avvicendamento dell’attuale gerarchia della Guardia di Finanza di Milano, rappresentandomi che la stessa godeva della indiscussa fiducia della propria Procura e che tale improvviso avvicendamento avrebbe determinato serie problematiche alla prosecuzione delle delicate investigative in corso. Ho risposto che il piano impiego dei dirigenti era stato approvato e definito nel mesedimarzoe che in tale pianononc’era traccia di trasferimenti interessanti la sede milanese, in quanto non ve ne era alcuna necessità. Ho quindi aggiunto di essere stato convocato dall’Autorità Politica la quale, invece, mi ha dato precise indicazioni nominative sugli ufficiali che dovevano con immediatezza essere avvicendati da Milano. A conclusione il dottor Minale mi ha preannunciato l’invio di una sua missiva contenente richiesta di delucidazioni che allego in copia».

Le pressioni di Visco «Alle ore 15.20 dello stesso giorno, il generale Pappa mi ha informato di aver ricevuto, per il tramite del gen. Zanini (vice capo gabinetto Vice Ministro Visco, ndr), una busta chiusa a me indirizzata, da parte del Vice Ministro. Dopo averla aperta me ne riferiva il contenuto. Alle 17.42 circa, arrivato a Bari, – dove mi ero recato per prendere parte alle celebrazioni del centenario di istituzione della Legione Allievi della Guardia di Finanza -, il vice capo di gabinetto di Visco, generale Flavio Zanini,mi ha riferito di aver appreso da Giovanni Sernicola, caposegreteria particolare del vice ministro, che quest’ultimo si aspettava la diramazione degli ordini di trasferimento, di cui alla missiva del 14 luglio. In risposta ho riferito di trovarmi a Bari e di non poter essere a Roma, prima del pomeriggio del giorno successivo, nonché di aver già concordato con il Gen C.A. Italo Pappa la fissazione di una riunione di Stato Maggiore avente per oggetto la tempistica dei movimenti in questione, datenersi la settimana successiva. Alle 17.57 il Generale Zanini mi ha comunicato che Visco, a seguito della propria lettera indirizzatami nello stesso giorno, considerava i trasferimenti in parola esecutivi e che, quindi, doveva partire il messaggio. Al riguardo ho ribadito di essere alla sede di Bari e di non poter rientrare a Roma che il giorno dopo».

GdF commissariata «Alle 19.21 il gen. Zanini ha fatto sapere al maggior Cosentino che Visco voleva parlarmi. Alle ore 19.22 il vice ministro mi ha riferito che i trasferimenti dovevano essere eseguiti immediatamente. Alle 19.40, l’Aiutante di Campo del comandante in seconda, maggiore Mario Salerno ha rappresentato al maggiore Casentino che il generale Pappa desiderava parlarmi. Alle ore 20.06 Pappa mi ha proposto di diramare i trasferimenti degli ufficiali in questione, senza fissare nel relativo messaggio le rispettive decorrenze. In merito gli ho manifestato la necessità di rispettare le norme amministrative in materia che prescrivono la partecipazione dei destinatari di eventuali trasferimenti al processo decisionale. Alle ore 20.15hodato ordine al comandante in Seconda di diramare i messaggi di comunicazione di avvio del procedimento amministrativo di impiego. In data 15 luglio 2006, rientrato a Roma, alla presenza del generale Spaziante, ho incontrato nelmio ufficio il generale Pappa a cui ho mostrato la lettera (di richiesta di chiarimenti, ndr) ricevuta dal procuratore capo di Milano. Il generale Pappa ha minimizzato l’accaduto sostenendo che di lettere come quella di Minale ne arrivano tante. Ho chiesto a Spaziante di contattare Zanini al fine di incontrare il prima possibile il vice ministro Visco. Dopo aver sentito il predetto ufficiale generale, Spaziante mi ha riferito che l’incontro non sarebbe stato possibile prima del lunedì successivo, 17 luglio e che comunque Zanini insisteva nell’avere assicurazione della partenza del messaggio dei movimenti definitivi. Nella serata di domenica 16 luglio 2006, alle 22.50 circa ho ricevuto una telefonata da parte del generale Zanini che mi ha riferito della notizia Ansa, di cui allego copia e che in proposito Visco sollecitava da parte mia, una immediata smentita alla notizia, con riferimento alla sua connessione alla vicenda Unipol. Alle 23.20 sono stato ricontattato nuovamente da Zanini che mi ha chiesto di accelerare l’uscita della smentita alla notizia Ansa nei termini di cui sopra. Ho convocato di conseguenza il Capo di Stato Maggiore e il Sottocapo. A mezzanotte circa Zanini mi ha informato telefonicamente che Visco aveva provveduto personalmente alla smentita e che si aspettava altrettanto dal sottoscritto. Dopo una consultazione con il capo e il sottocapo di Stato Maggiore ho ordinato di provvedere alla diramazione di un comunicato stampa, nel quale si precisavano i reali termini del provvedimento da me adottato.

Pronte le dimissioni Alle ore 9.26 del 17 luglio 2006 sono stato informato dal colonnello Carbone che il colonnello Ortello lo aveva chiamatoriferendogli che avrei dovutochiamare subito il vice ministro Visco. Contattatolo immediatamente questi mi ha riferito di ritenermi responsabile di quanto accaduto, di non aver rispettato alcuna regola deontologica non avendo dato io esecuzione istantanea a quantomiera statoda lui ordinato, di riunirmi subito con i generali Pappa e Favaro per dare a quegli ordini esecuzione immediata e di concordare con loro una risposta da dare alla Procura di Milano. Il vice ministro Visco ha aggiunto che se non avessi ottemperato a queste direttive, erano chiare le conseguenze cui sarei andato incontro. Preso atto, ho risposto al vice ministro che l’osservanza delle regole è stata da sempre il faro della mia vita, di non poter, pertanto, assecondare queste sue ultime richieste e che, piuttosto, ero pronto a rassegnare il mandato. L’intera conversazione telefonica è avvenuta alla presenza del colonnello Carbone e del maggiore Cosentino. Alle ore 12.00 circa del 17 luglio 2006 il generale Spaziante mi ha informato che con due distinte telefonate sia Pappa sia Favaro gli hanno riferito che, su disposizione del vice ministro Visco, loro pervenuta per il tramite del generale Zanini, il contenuto della lettera di risposta, da inviare al procuratore di Milano, sarebbe dovuto essere preventivamente concertato con entrambi i suddetti generali di Corpo d’Armata. In conclusione non è mai emersa alcuna motivazione che potesse concretizzare addebiti per comportamenti tenuti dagli ufficiali di Milano. Anzi devo precisare che mi era stata comunicata verso la metà di giugno la nota n. 2094/06 datata 1 giugno 2006 a firma del procuratore capo della procura di Milano, Manlio Minale, indirizzata al Comandante Regionale Lombardia, generale Forchetti, il cui contenuto evidenzia la grandeprofessionalità degli ufficiali in questione nell’attività di servizio. Fatto, letto, chiuso alle ore 17.30 in data 17/07/2006 e nel luogo come sopra».