TEORIA “PURA” E ANALISI DELLA SITUAZIONE CONCRETA (di M. Tozzato)
La nozione antica di verità come disvelamento (aletheia) fa riferimento in modo più appropriato ad una forma di conoscenza piuttosto che a una pretesa esaustiva rappresentazione ideale dell’ente. Ciò che risulta dopo che il “velo” viene tolto non è l’immagine dell’ente esterno a noi in quanto tale, ma un diverso e più profondo livello di conoscenza di quella stessa realtà empirica che appare nelle nostre percezioni ed osservazioni quotidiane. Lo sviluppo delle scienze naturali “forti” come la fisica, la chimica, la biologia con le loro innumerevoli ramificazioni specialistiche ha portato ad una loro supremazia, non semplicemente quantitativa e metodologica, ma anche relativamente agli “ordini di realtà” in cui ci muoviamo, mentalmente, praticamente, produttivamente. Le scienze “forti” si estendono per la parte cosiddetta “pura” in misura sicuramente amplissima, ma comunque decisamente inferiore alla elaborazione matematica dei presupposti teorici e delle leggi “nucleari” che la fondano. Ancora più eclatante appare lo spropositato e gigantesco, e soprattutto continuo, estendersi delle “scienze applicate”, delle tecnologie. Le conoscenza “profonda” della realtà empirica, che nelle nostre osservazioni ed esperienze quotidiane non ci è permessa, risulta ampiamente corroborata, e quindi si differenzia da quella definita metafisica principalmente a causa del fatto che, nella nostra esistenza nella vita quotidiana, sempre più abbiamo a che fare con mezzi, strumenti, oggetti artificiali che derivano palesemente da una scienza “pura” applicata in maniera utile, e quindi socialmente ed economicamente rilevante e “rilevabile”. Se dall’inizio del Novecento il distacco tra quello che le scienze possono scoprire attraverso strumenti sofisticati, sperimentazioni tecnologicamente avanzate, costruzioni teoriche e matematiche “controfattuali” e “contrologiche” e quello che le nostre percezioni nella vita sociale normale ci permettono è divenuta immensa e irreversibile non risulta meno vero il fatto che senza le sensazionali macchine, apparecchi, mezzi di trasporto, mezzi di elaborazioni di informazioni ecc. di cui invece abbiamo esperienza diretta o indiretta nella nostra vita sociale, lavorativa, intellettuale ecc. non sarebbe risultato così inarrestabile il declino della metafisica, ovvero di tutte quelle conoscenze teoriche (forse solo presunte) “profonde” e “invisibili” che non trovano riscontro in esperienze possibili per un qualsiasi essere umano in condizione di salute “normale”. Riguardo alla storia e soprattutto alle scienze sociali la situazione pare, tuttora, molto differente, anche nel senso che molto meno valore possono rivestire gli approfondimenti dei costrutti logico-matematici in mancanza di un criterio di validazione delle teorie tramite applicazioni metodologicamente dirimenti. Naturalmente le presa di posizione e quindi l’impossibilità di galleggiare in un ambiente deideologizzato nel momento in cui si praticano queste discipline scientifiche rende del tutto improponibile la credenza che, ad esempio, mediante la sperimentazione, in situazioni diverse, di svariate tipologie di “politiche economiche” si possa arrivare ad acquisizioni conoscitive fortemente “stabili”, senza contare che i disastri che potrebbero venire prodotti introdurrebbero nella storia della società il pericolo di continue “ripartente” nella più totale confusione teorico-analitica, con le scienze sociali divenute ridicolo orpello dell’arte politica.
In questo senso il lavoro teorico di
Mauro Tozzato 25.05.2007