E’ USCITO IL NUOVO NUMERO DELLA RIVISTA ROMANA
Sommario esteso n. 22 (luglio/agosto 2007)
· Editoriale/ Disincanto e riorientamento
- Evasione fiscale e rapporti sociali dominanti. Lo scritto è una rielaborazione editoriale, rivista dall’autore, di suoi articoli in tema. Prendendo le mosse dalla retorica governista sull’evasione fiscale, giunge ad una riflessione sull’assetto dei rapporti dominanti nel Paese, con qualche indicazione di massima sulle direttrici politiche da perseguire.
- Il ritorno del “revisionismo costituzionale”. Nonostante la vittoria referendaria del NO alla revisione costituzionale del centrodestra, la stagione delle “riforme istituzionali” è purtroppo ben lungi dall’essersi conclusa. La raccolta delle firme per il referendum sulla legge elettorale promossa da Mario Segni e Giovanni Guzzetta, gli intenti contro-costituzionali del centrosinistra espressi in varie interviste e le numerose proposte di legge costituzionale in discussione alla Commissione Affari costituzionali mostrano che il pericolo di (ulteriore) stravolgimento della Costituzione del 1948 (certo non esente da qualche pecca che andrebbe rilevata in altra sede) rimane sempre attuale. Nell’articolo si individua il punto di partenza di questa lunga stagione di "riforme istituzionali” e si mettono in rilievo i principali punti oggetto di revisione costituzionale e le involuzioni democratiche nascoste.
- Sinistra e Rifondazione Comunista all’assalto della Costituzione. Angelo Ruggeri si sofferma in particolare su dichiarazioni e proposte di legge di esponenti di Rifondazione in piena sintonia con il vento anticostituzionale dominante.
- Riforma elettorale: Mattarellum contro la democrazia. Si ripercorre brevemente la storia della legge elettorale dal 1991 fino ai giorni nostri, a raccolta ultimata delle firme per l’indizione di un referendum che abroghi parti della riforma elettorale varata la scorsa legislatura dal centrodestra. La ragione immediata è evidenziare la continuità di un intendimento che da una quindicina d’anni caratterizza le tesi dei promotori delle riforme progressive della legge elettorale, basate su tecnicismi incomprensibili ai più e sostenute in nome dell’urgenza della «stabilità dei governi». Obiettivo di prospettiva è quello di impiantare un bipolarismo modello anglosassone/statunitense, che garantisca «la governabilità del paese», intendendo con questo il varo di esecutivi in grado di attuare il più efficientemente e celermente possibile, senza riguardo per i bisogni popolari, riforme neoliberiste made in Washington.
- Appalti pubblici e disastri nazionali. L’esempio degli sprechi e dell’incuria nella salvaguardia dei fiumi e dei disastri alluvionali causati dallo straripare dei fiumi è un esempio tra i tanti dell’allegra gestione della spesa pubblica, della gestione di una burocrazia corrotta e famelica, di una Giustizia inconsistente ed a volte collusa. Anche in nome dell’emergenza. Che, quando non arriva naturalmente, si crea con artifizi e stratagemmi. Nicola Bonelli circostanzia il contesto giuridico e istituzionale in cui s’instradano certe pratiche…
- Colonizzazione economica, diktat europei e svendite pubbliche. La vicenda della fusione Autostrade-Abertis è esemplificativa delle strategie speculativo/finanziarie della “grande imprenditoria” di questo paese, attraversata da lotte di potere intestine in stretto intreccio con la sfera politica, nonché degli effetti indotti dal processo d’integrazione europea e relative penalizzazioni subite dalla collettività nazionale. Disegnato lo scenario della fusione, filtrato nel quadro di dipendenza economica che fa da sfondo ad operazioni come questa, l’autore dello scritto riepiloga brevemente la vicenda e si addentra sul terreno dello scontro inter-dominanti con i suoi intrecci tra finanza, politica e massmedia.
- Da Lassalle a Prodi. L’equivoco statalista. Da questo breve scritto, a sfondo storico, emergono significative differenze tra la teoria di Marx e la pratica politica marxista in merito allo Stato e alla natura e direzione delle lotte di (presunta) trasformazione. La trasformazione del marxismo in una ideologia statalista è un autentico tradimento del pensiero di Marx, sostiene l’autore, e la storia avrebbe mostrato che il semplice controllo dell’apparato statale non può da solo innescare una transizione ad un modo di produzione non capitalistico. Resta la necessità, alla fine dello scritto di La Grassa, di riflettere su un nodo di struttura che superi l’astrattezza marxiana dell’estinzione dello Stato, che c’è chi vorrebbe surrogare con la Grande Narrazione della Gemeinwesen (“essenza comune”, "comunità degli uomini"), concetto usato da Karl Marx in particolare nei suoi “scritti giovanili”, con vago riferimento –mai approfondito in seguito– alla prospettiva destinale dell’uomo data dalla comunità felice degli eguali, al cui interno l’uomo riconquisterebbe la sua dimensione sorgiva di “ente generico”. Lo Stato verrebbe così astrattamente sostituito da una generica idea di “comunità umana mondiale” che ci sembra francamente astratta, livellante, avulsa dalla ovvia constatazione della pluralità di culture e nazionalità che sostanziano il cosiddetto genere umano e che, pur nella dinamicità che le connota, declinano diversamente –e in modo significativo– mentalità e modi di concepire la vita, le relazioni, i valori. Senza considerare, poi, l’eludere in tal modo il nodo della stratificazione –e della conflittualità di classe– che ci pare consustanziale alla condizione dell’uomo come "animale sociale". Tutto questo stimola e rinvia a questioni necessariamente da aprire.
- Ambiente, sviluppo e salute: la grande distrazione. Il paradosso amplificato ad arte fra aumentata speranza di vita e crescente inquinamento dell’ambiente è in genere l’argomento per sminuire gli effetti dannosi dell’inquinamento. L’innalzamento del benessere è stato ottenuto attraverso miglioramenti materiali che hanno eroso il capitale ambientale naturale. La nostra società si comporta come una divoratrice del futuro, consumando un capitale prezioso e non rinnovabile, divenendo largamente dipendente dal consumo che se ne fa. La conseguenza è che si è giunti a dei mutamenti ecologici senza precedenti che costituiscono seri rischi alla salute della presente generazione, ma anche e soprattutto di quelle future. Una pesante ipoteca sul futuro senza sapere se si sarà in grado di riscattarla. Secondo l’oncologo Lorenzo Tomatis, l’adozione del principio di precauzione, l’adozione di misure di grande cautela, sono giustificate qualora vi sia il ragionevole sospetto di un possibile danno. Questo dovrebbe costituire una spinta ad affinare gli strumenti di ricerca ed uno stimolo per approfondire le conoscenze, mettendole al servizio del genere umano, piuttosto che al servizio di una miope ricerca del profitto a ogni costo. Senza dimenticare i lati incontestabilmente positivi della ricerca anche contemporanea, Tomatis si sofferma su alcuni segnali che ritiene sia ora di prendere sul serio per agire di conseguenza. Uno dei più preoccupanti è l’aumento dell’incidenza di tumori nell’età infantile. Un altro, tuttora non considerato con la dovuta attenzione, consiste nella relazione ormai incontestabile fra inquinamento atmosferico e aumento di patologie acute e subacute del sistema cardiocircolatorio e respiratorio e un conseguente aumento della mortalità a breve termine, e di patologie cronico-degenerative come i tumori e, verosimilmente, anche patologie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer.
- Quattrocchi, Giuliani e Nassiriya. Eroismo e valori nazionali: i nodi di tre questioni (II^ e ultima parte). Il conferimento della medaglia d’oro al valor civile al "contractor" Fabrizio Quattrocchi e le polemiche ad esso legate rinviano alla necessità di un approfondimento razionale del significato di eroismo, e di quali siano i valori fondativi in base ai quali, se necessario, distinguere chi è eroe e chi no. È il tema su cui si misura Marino Badiale che, dopo aver analizzato il caso-Quattrocchi, estende la riflessione a vicende come quella del giovane Carlo Giuliani, ucciso dalla polizia negli scontri al G8 di Genova (luglio 2001), o l’attacco contro la caserma dei militari italiani a Nassiryia in Iraq (novembre 2003).
- Sul comunismo, oltre il comunismo. Lo scritto parte da un assunto fondamentale e centrale: l’attuale capitalismo mondializzato a dominanza imperiale statunitense è il nemico del genere umano, che sta trascinando l’umanità verso crisi di civiltà dagli sviluppi imprevedibili, e che deve essere combattuto con tutti gli strumenti intellettuali e politici a disposizione. A partire da questo principio ha senso, secondo l’autore, discutere sul comunismo, sul marxismo e sulle tradizioni rivoluzionarie dei secoli XIX e XX, per cercare cosa, al loro interno, può essere ancora utile per capire e combattere il capitalismo odierno e le sue dinamiche mortifere. Cosa sia vivo e cosa sia morto in tali tradizioni lo può dire, secondo l’autore dello scritto, solo un rigoroso esame teorico che, a suo avviso, può portare al recupero di aspetti concettuali come alcune categorie marxiane (in particolare quella di sussunzione formale/sussunzione reale) importanti per capire la realtà contemporanea, o la stessa nozione di imperialismo. Fatte queste osservazioni preliminari, l’autore si chiede se la nozione di “comunismo” aiuti in qualche modo nella critica teorica e politica dell’attuale capitalismo, se possieda ancora un valore, teorico o pratico, per gli anticapitalisti e gli antimperialisti. La sua risposta è un NO netto. Proporre la ricostruzione di una organizzazione comunista o il comunismo come orizzonte per impostare la lotta contro la disumanità del mondo contemporaneo significa commettere un catastrofico errore sul piano teorico e pratico, il cui risultato finale è la condanna alla più totale irrilevanza storica. L’autore illustra le sue ragioni proprio sul piano teorico e su quello pratico.
- Imperialismo: attualità e significato. Una lettura nazionalitaria. Interrogarsi sulla nozione di imperialismo significa cercare di capire meglio le dinamiche politiche in senso lato della realtà anche di questo tempo. Si tratta di rivalutarne la valenza in chiave teorica e sul piano conseguente dell’intervento politico. Ciò implica, anche, secondo l’estensore dello scritto, liberarsi da riduttivi o infondati, ed in definitiva fuorvianti, modi di concepire l’imperialismo.
- Uno “scudo” per nemico. La strategia d’attacco U.S.A. Lo scorso febbraio il governo italiano ha segretamente aderito al sistema antimissile USA. Nello scritto ci si sofferma sulla valenza del controllo spaziale (con ricadute non solo militari) nella scelta strategica imperialista decisa a Washington.
- Comunitarismo, Eurasia, Impero. Le ragioni nazionalitarie di un rifiuto (seconda parte). Una disamina critica radicale delle tesi eurasiste viste nel loro insieme, con un occhio anche alle sue origini negli anni Venti del Novecento. Sul neo-eurasiatismo, poi, si va oltre l’intelaiatura geopolitica presuntivamente realista di un’entità –l’Eurasia– che si vorrebbe antagonista all’imperialismo statunitense. L’autore dello scritto l’affronta come una sorta di caso da scuola che aiuta a non equivocare sull’antimperialismo solo che ci si sforzi, qui e in genere, di non accontentarsi di formulari e parole d’ordine, anche se espressivi di qualche condivisibile affermazione anti-qualcosa. L’eurasiatismo diviene così esempio di come una supposta volontà realista di costruire un’opposizione e una resistenza all’imperialismo egemone e dominante degli Stati Uniti si possa rovesciare, al di là del velleitarismo di merito, in un processo che di fatto prefigura scenari di sostituzione o di coabitazione imperialista, «multipolare» come si usa garbatamente dire. Questi i cinque paragrafi dello scritto: 1. «La Russia è l’Eurasia»; 2. Il Movimento Eurasiatista e la Russia di Putin; 3. Il neo eurasiatismo; 4. L’«ideocrazia» eurasiatista; 5. Impero e Imperialismo. La prima parte di questo scritto (n. 19-20) è incentrata sulla fantasmagorica idea di Europa quale “grande spazio geopolitico” declinato in diversi modi (euroatlantismo, eurocentrismo, euroasiatismo) e tutti a nostro avviso rigettabili. Cinque i paragrafi: 1) Interrogarsi sulla Geopolitica; 2) Ideologia comunitaria o “nazionale” degli Stati? 3) Quattro diverse idee di Europa; 4) Euroatlantismo, eurocentrismo, euroasiatismo; 5) Perché parlare di Eurasia.
- Comunitarismo, Eurasia. Parla Costanzo Preve. Costanzo Preve ha collaborato costantemente a "Indipendenza" per diversi anni, a partire dal 1997. Questa collaborazione si è interrotta, anni fa, per l’inconciliabilità dell’indirizzo politico della rivista con le prese di posizione comunitariste ed eurasiste di Preve. Resta l’apprezzamento per suoi lavori culturali significativi, ad esempio sul marxismo e sul comunismo storico novecentesco. In questa intervista l’autore interviene su quei nodi di dissenso.
- Le ragioni di un dissenso. Notazioni critiche a Costanzo Preve. Lo scritto, redazionale, replica alle argomentazioni sostenute da Preve nell’intervista che precede.
- Recensioni: Serge Latouche. La scommessa della decrescita. Feltrinelli.
- Lettere su: Le ambiguità della decrescita; la cosa di sinistra detta da D’Alema.