ATTRAVERSO IL TUNNEL DI ROKI GLI AMERICANI SI AVVICINANO ALLE FRONTIERE RUSSE, traduzione di G.P. (fonte: Geostrategie, 21 agosto)
Proponendo un’osservazione internazionale sul tunnel di Roki, gli Stati Uniti intendono affermare la loro presenza vicino alle frontiere russe, ha dichiarato, venerdì, Boris Tchotchiev, copresidente per l’Ossezia meridionale della Commissione di controllo misto (CCM). "Capiamo soltanto che la principale preoccupazione degli Stati Uniti consiste precisamente nell’affermare, con il pretesto di controllare il tunnel di Roki, la propria presenza vicino alle frontiere a sud della Russia", ha detto Tchotchiev, che commenta la dichiarazione dell’ambasciata americana a Tbilissi. L’ambasciata degli Stati Uniti in Georgia propone, in particolare, di instaurare un monitoraggio internazionale sul tunnel di Roki, sulla frontiera russo-georgiana, sostenendola, in particolare, con "l’incidente del missile" nella zona del conflitto osséto-georgiano. Il copresidente del CCM per l’Ossezia meridionale ha sottolineato che il tunnel di Roki non faceva parte della zona del conflitto e non era quindi sotto controllo delle forze collettive di mantenimento della pace della Comunità degli stati indipendenti (CSI), prima che si arrivasse a parlare di qualunque controllo internazionale. Boris Tchotchiev è persuaso che attraverso la Georgia gli Stati Uniti cercano semplicemente "di rovinare il CCM e fare in modo che la situazione vada oltre il suo quadro giuridico".
Il copresidente del CCM per l’Ossezia meridionale ha ricordato che il tunnel di Roki era controllato dalla Russia a Nord e dall’Ossezia meridionale a Sud. "Abbiamo spiegato a John Teft (ambasciatore degli Stati Uniti in Georgia) che il controllo da parte dell’Ossezia meridionale della porta sud del tunnel di Roki è effettuato sulla base delle norme del diritto internazionale, le quali prevedono il diritto delle nazioni e dei popoli all’autodeterminazione, come pure sulla base dell’insieme degli atti legislativi e delle norme del diritto internazionale che erano in vigore al momento della proclamazione dell’indipendenza nazionale della repubblica dell’Ossezia meridionale all’inizio degli anni 1990", sottolinea Tchotchiev. Secondo quest’ultimo, gli Stati Uniti vogliono far credere alla Comunità internazionale che qualcosa di "non convenzionale" sarebbe trasportato attraverso il tunnel di Roki e provano anche a creare l’illusione che la Russia sarebbe implicata in questo dopo il missile, tirato da un aereo, a Tsiteloubani. "Accuse completamente assurde per la Russia, quelle di avere bombardato un villaggio georgiano "(benché siano Ossèzi che abitano nel villaggio di Tsiteloubani) che sono state accreditate soltanto da Washington e da alcuni quasi-stati, clienti degli USA." Non si trascura di constatare che questa provocazione è stata preparata secondo clichés americani ", si dice nel documento russo."
Le autorità georgiane sostengono che il 6 agosto scorso un aereo russo avrebbe fatto irruzione nello spazio aereo della Georgia ed avrebbe tirato un missile contro un radar intorno alla città di Gori. Sempre secondo Tbilissi, questo missile sarebbe caduto nella zona del villaggio di Tsiteloubani senza comunque scoppiare. Lo stato maggiore generale delle forze militari della Federazione Russa smentisce formalmente il fatto di qualsiasi volo di apparecchi russi al momento indicato nello spazio aereo attiguo al territorio della Georgia.
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LA CINA INCORAGGERÀ GLI INVESTIMENTI NELL’ECONOMIA KAZAKA (fonte Geostrategie, 21 agosto)
La Cina si propone di incoraggiare gli investimenti di imprese cinesi nell’economia del Kazachstan, ha dichiarato sabato ad Astana il presidente cinese Hu Jintao. "Il governo cinese incoraggia la crescita degli investimenti di società cinesi nell’economia del Kazachstan, in particolare nelle costruzioni meccaniche e della metallurgia", ha indicato in occasione di contatti con la stampa. "La Cina ha, d’altra parte, interesse a partecipare attivamente alla messa in atto di poli industriali e scientifici in Kazachstan", ha proseguito Hu Jintao. La Cina ed il Kazachstan "passeranno dalla realizzazione grandi progetti petro-gaziferi a quella di progetti importanti in altri settori, in particolare nelle costruzioni meccaniche per l’industria petro-gazifera, l’alimentare ed il tessile, i servizi di trasporto e della logistica, della metallurgia, della fabbricazione di materiali di costruzione e del turismo", hanno dichiarato il presidente cinese Hu Jintao ed il suo omologo kazako Noursoultan Nazarbaïev in un comunicato reso pubblico sabato. Il documento precisa che la Cina incoraggerà anche l’instaurazione sul suo suolo di imprese sino-kazake. "Le parti aiuteranno gli operatori economici dei due paesi a costruire una nuova serie di condotte di petrolio e di gas tra il Kazachstan e la Cina come pure molte imprese petrolchimiche, e a sviluppare la cooperazione in materia di raffinazione di petrolio e di gas", riassume il comunicato.
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MOSCA INTENDE ESPORTARE ALCUNI ARMAMENTI VERSO IL MEDIO ORIENTE (Geostrategie, 21 agosto)
Preoccupati dell’aumento dell’influenza iraniana, gli Stati Uniti si preparano a consegnare ai loro alleati in Medio Oriente una fornitura di armi per più di 60 miliardi di dollari. Questi progetti permetteranno alla Russia di aumentare anche le sue consegne di armi nella regione, sebbene in proporzioni meno importanti. Da qui a dieci anni, gli Stati Uniti forniranno 30 miliardi di dollari in armamenti ad Israele e 13 miliardi all’Egitto. Washington prevede anche di vendere all’Arabia Saudita armamenti per una somma totale di 20 miliardi di dollari (tra cui nuovi missili aria-aria e bombe guidate JDAM).
I più grandi contratti firmati dalla Russia riportano cifre molto meno elevate: quello del 2006 che riguarda le consegne di aerei, di sommergibili, di serbatoi, di sistemi di armi terra-aria e di altre attrezzature all’Algeria è valutato intorno ai 7,5 miliardi di dollari, mentre il programma di cooperazione militare con l’India per dieci anni, approvato nel 2001, pesa 10 miliardi. La Russia non ha programmi equivalenti con alcun paese del Medio Oriente. Le possibilità d’esportazione di armi verso l’Arabia Saudita e l’Egitto sono molto labili a causa della dipendenza di questi paesi dall’assistenza americana, spiega Konstantin Makienko, del centro russo d’analisi delle strategie e delle tecnologie. Con Israele, la Russia coopera, e fa concorrenza allo stesso tempo, sui mercati dei paesi terzi, ad esempio con l’ India. Forniture supplementari di armi russe potrebbero risultare utili, poiché contribuirebbero a dinamicizzare il mercato regionale degli armamenti, prosegue Makienko. I progetti russi che prevedono di aumentare le esportazioni verso l’Arabia Saudita sembrano oggi più problematici che mai, anche se resta una speranza di smaltirvi alcuni tipi di armamenti, ad esempio i serbatoi e i missili terra-aria. All’inizio del 2007, durante una visita di Vladimir Putin in Arabia Saudita, il Direttore generale del Rosoboronexport, esportatore ufficiale di armamenti russi, Sergueï Tchemezov, ha dichiarato che la Russia stava negoziando la consegna a Riad di una serie di serbatoi T-90 e di veicoli blindati per un importo approssimativo di 1 miliardo di dollari. La Russia aveva già esportato verso l’Egitto, per un piccolo importo, molti sistemi di armi terra-aria rimodernizzati S-125 Petchora-2M e Tor-M1, riconosce una fonte vicina all’industria d’armamenti, ma è incapace di esportarne di più, essendo la politica militare e tecnica egiziana controllata dagli Stati Uniti. Il 27 luglio, a Debka (località israeliana) si denunciava che la Russia stava negoziando la consegna all’Iran di 250 cacciatori Su-30MK. Una fonte della Sukhoi ha qualificato queste notizie come una "provocazione". Per il redattore scientifico della rivista Export Vooroujeniï (esportazioni di armamenti), Mikhaïl Barabanov, questa decisione salverebbe l’aviazione iraniana che dispone di armamenti obsoleti, ma né la Russia né la Cina possono consegnare all’Iran altrettanto materiale di guerra nel contesto politico attuale.