QUEL VAMPIRO CHIAMATO FINANZA di F. D’Attanasio
Persino Geminello Alvi su Il Giornale di Sabato 10 Novembre si è accorto di come gli Stati Uniti ci danneggino (l’Italia come pure l’intera Europa) con le sue “allegre” politiche monetarie. L’autore afferma senza mezzi termini che è la speculazione che sta gonfiando i prezzi del petrolio,… “Nelle torri di vetro dove si lucra su quelle scommesse che è in uso chiamare oggi derivati si comprano contratti di acquisto del petrolio. E si fa a gara per rialzarne il prezzo così da potere lucrare rivendendoli. I tanti in perdita con la crisi dei mutui, a Wall Street, Hong Kong, Londra ora si rifanno spingendo verso i cento dollari il costo di un barile. Prezzo che il difetto di offerta non giustificherebbe….Ad aver amplificato il guaio è la Federal Reserve. Essa ha fatto calare i tassi di interesse, per non aggravare la crisi dei mutui. Ma così ha dato pure liquidità alla speculazione”. I bassi tassi fra l’altro, favoriscono la continua svalutazione del dollaro, e tanto più il dollaro si svaluta tanto più cresce il prezzo del greggio dato che il mezzo di pagamento di quest’ultimo è proprio la valuta americana. La Fedeal Reserve avrebbe dovuto, sempre secondo Alvi, in ossequio ai provvedimenti che la dottrina economica classica prevede per fronteggiare le crisi finanziarie, promuovere una politica monetaria e dei tassi più severa, per evitare che l’eccesso di moneta contagi con la speculazione altri mercati. Invece è successo esattamente il contrario, vale a dire, per soccorrere le banche (soprattutto americane ed europee) è stata immessa ulteriore liquidità (e la BCE ha seguito pedissequamente la Federal Reserve) nei mercati, con il risultato che (dico io) i gruppi di comando ai vertici degli apparati finanziari possano indisturbati continuare a succhiare ricchezza come idrovore con l’uso spregiudicato di complessi strumenti finanziari da loro stessi inventati. Non si è fatto altro quindi che continuare a fornire “benzina” a questi meccanismi che non potranno ancora funzionare a lungo, quanto più la vera crisi viene di fatto rinviata con politiche monetarie cieche, tanto più il botto che ne seguirà sarà forte, ma chi subirà le conseguenze maggiori (considerazioni ancora mie) non saranno certo quelli che presiedono i vertici di banche, assicurazioni, fondi ecc.. ecc.. (dato che questi “signori” già avranno sicuramente provveduto per essere al riparo da qualsivoglia catastrofe possa in futuro verificarsi) ma sarà la stragrande maggioranza della popolazione che subisce inerme senza aver nessuna possibilità di far qualcosa. Alvi riconosce pure (e di ciò bisogna comunque dargli atto, data l’impostazione ideologica e politica di fondo del giornale su cui e per cui scrive, il quale lo porta ad assumere una posizione liberista e forsennatamente filo-americana) l’inettitudine assoluta della BCE e di come a “dirigere l’orchestra, nei tempi belli come in quelli cupi, sono sempre gli Stati Uniti” E sì caro Alvi hai proprio ragione, noi di questo blog (io molto più modestamente degli altri) è da tanto che lo ribadiamo, così come teniamo continuamente a sottolineare la necessità politica, per questo nostro povero paese, ma anche per il resto d’Europa, di uno slancio (ma che sia molto più di uno slancio vale a dire di un vero e proprio programma strategico) volto all’ottenimento di una sacrosanta autonomia dallo strapotere degli USA. Chiaramente la disamina di Alvi si ferma ad un livello molto di superficie delle dinamiche economiche e finanziarie internazionali, porre l’accento solo sulle politiche monetarie che le banche centrali dei vari paesi attuano con l’avallo anche dei governi − come appunto se le politiche monetarie fossero uno strumento determinante per il controllo delle direttrici di sviluppo delle economie nazionali − è fuorviante, poiché ciò che contano sono le strategie complessive di potenza che i vari paesi riescono ad attuare sullo scenario della competizione mondiale. Se gli Stati Uniti ad un certo punto, nella storia degli ultimi più o meno quindici anni, hanno puntato sulla svalutazione del dollaro (per rendere più competitive le proprie merci) e la finanza abbia inventati prodotti nuovi e particolarmente complessi volti comunque a far leva su un aumento considerevole del livello di indebitamento (anche al di fuori del proprio paese) come mezzo per reperire risorse, è fondamentalmente per fronteggiare la concorrenza che i sistemi produttivi dei paesi in via di sviluppo sono in grado oramai di esprimere. Ma tali paesi sono comunque ancora deficitarii sul piano del potenziale bellico, l’arma in più che gli USA (oltre al ruolo nettamente preminente che riescono ancora a ricoprire nella sfera finanziaria a livello mondiale) non disdegnano affatto di utilizzare nel coadiuvare le strategie di carattere puramente economico-finanziario con l’unico obiettivo di allargare e rafforzare le sfere di influenza (il che vuol dire controllo dei mercati e delle risorse). In questo quadro l’Europa è completamente succube della potenza nord americana, l’UE è un ectoplasma, docile strumento che detta potenza può utilizzare come meglio crede nel fronteggiare i paesi che oramai hanno avviato un processo di forte sviluppo, intenzionati a ricoprire un ruolo non più subalterno sullo scenario internazionale. Il fatto ad esempio che le autorità monetarie ma anche governative dell’Unione Europea non mettano assolutamente in discussione un dollaro così svalutato (solo Sarkozy sembra che abbia timidamente detto qualcosa in proposito) ha delle ragioni ben profonde riconducibili a quell’elevato grado di sottomissione ed inettitudine che le contraddistingue, ma tali ragioni sono, nella stragrande maggioranza dei casi di analisi e discussioni che possiamo leggere e/o ascoltare, ben nascosti, grazie all’azione della cultura e dell’ideologia dominanti i quali tendono continuamente ad obnubilare la concretezza dei rapporti sociali (e quindi anche di potere) sia negli aspetti più generali che in quelli più specifici delle varie fasi storiche dello sviluppo capitalistico. Ma sempre per rimanere in tema, mi torna in mente quel che nel 1985 i partiti di governo, mondo imprenditoriale e parte del sindacalismo confederale, ad esclusione della CGIL (in particolar modo la sua componente comunista), sostennero per far “abboccare” il popolo alla storiella della scala mobile causa principale dell’inflazione (oltre che di perdita di competitività delle industrie italiane), di modo che al referendum votasse in favore del decreto legge, risalente all’anno precedente, che tagliava i punti di contingenza; ora che l’inflazione è chiaramente molto più alta di quel che le cifre ufficiali sostengono − lo constatiamo giorno per giorno semplicemente andando a fare la spesa, ma nessuno che fra politici, insigni economisti, studiosi cominci seriamente a mandare al diavolo chi fornisce queste cifre − qualcuno (sempre tra quelli appena citati) mi dovrà pur spiegare la causa di un così elevato tasso di inflazione dato che il potere di acquisto delle retribuzioni è stato praticamente dimezzato da quando è entrato in vigore l’euro. Non saranno la causa proprio le istituzioni finanziarie, in primis americane, che hanno letteralmente invaso con i loro cosiddetti derivati ed altre diavolerie del genere i mercati di mezzo mondo allo scopo di alimentare l’indebitamento? Non è proprio questo che − facendo lievitare, a causa della speculazione, i vari titoli finanziari o come essi si chiamano, a valori spropositati − comporta un elevato tasso di svalutazione della moneta? E le contromisure prese dalle banche centrali per fronteggiare una crisi grave, consistenti nell’immettere altra liquidità sui mercati non porta ad un circolo vizioso il quale continua ad alimentare la speculazione e la svalutazione della moneta? Per non parlare poi di quella che concretamente è la condizione del sistema industriale italiano, affetto da un “nanismo” cronico e completamente assente in tutti i settori nuovi più all’avanguardia, avendo esso subito, fra le altre cose, il colpo mortale con lo smantellamento delle partecipazioni statali durante la stagione delle privatizzazioni la quale ha visto come protagonista principale le forze che si rifanno al centro-sinistra. Ma la ciliegina sulla torta è stata messa con i parametri di Maastricht cioè i rapporti debito/pil e deficit/pil che l’Unione Europea deve assolutamente rispettare, ma perché? Perché l’equilibrio finanziario che ne conseguirebbe, a detta dei “professori” dell’economia e della finanza, è indispensabile e prioritario affinché una economia sia sana. Ma quand’è che una economia si può considerare sana? E comunque gli USA che sono il paese più indebitato al mondo hanno l’economia meno sana al mondo? Si direbbe proprio di sì dati i guasti che stanno provocando in tutto il mondo, ma in realtà la sostanza è che detti parametri costituiscono il mezzo attraverso il quale indirettamente si smantella lo stato sociale e si ridistribuisce la ricchezza verso l’alto della piramide al cui vertice superiore è posto proprio la finanza americana.
14 Novembre