Il controllo dello spazio post-sovietico come leva di una strategia anti russa
di Jean Geronimo – 19/11/2007

Una strategia economica politicamente orientata

 

In origine, sotto l’impulso della governance liberale informale – FMI e Banca mondiale – l’iniziativa PPTE ha avuto l’obiettivo nobile di favorire l’annullamento dei debiti strutturali dei paesi poveri, il cui carico sarebbe stato economicamente intollerabile, dunque nocivo per il loro sviluppo futuro. Ma questa politica potrebbe in futuro riguardare alcune repubbliche molto indebitate dell’ ex-URSS, raccolte nell’attuale Comunità degli stati indipendenti (CSI) e sottosviluppate su scala industriale secondo lo schema lineare di Rostow, elevato al rango di norma liberale. In questo schema puramente teorico, si tratterebbe di gettare le basi di uno sviluppo duraturo, economicamente più equilibrato e socialmente più giusto, che preservi gli interessi delle generazioni future. Questa inflessione sorprendente della gestione liberale ci induce ad interrogarci su due punti fondamentali. Da un lato, questa politica benefattrice suscettibile di estendersi all’estero vicino alla Russia, non nasconderebbe un obiettivo (latente) più politico? D’altra parte, senza cadere in una paranoia anti-americana, questa politica non sarebbe guidata, in modo indiretto, dalla mano invisibile di Washington? Riassumendo, si può parlare di una strategia economica politicamente orientata? Questa problematica ci condurrà ad abbordare gli aspetti teorici (formali) e reali (nascosti) dell’Iniziativa dell’annullamento dei debiti, destinata a generalizzarsi nella zona post-sovietica considerevolmente impoverita dal fallimento del post-comunismo. Quest’estensione geopolitica dell’Iniziativa allo spazio della sovranità storica della Russia sovietico-federale condiziona il suo carattere strategico ma, soprattutto, la rende politicamente sospetta.

Un approccio al debito teoricamente nobile

In teoria, pur cercando di rompere con l’ortodossia finanziaria dei vecchi piani d’adeguamento strutturali, imposti dalla gestione liberale, l’iniziativa PPTE si sostiene su due grandi assi, economici e sociali.

Annullamento strutturale dei debiti

Da un lato, secondo un asse economico, essa cerca di legare l’aiuto finanziario in previsione della riduzione del debito ad un programma preciso, fondato su misure liberali di riforma delle strutture produttive e d’inserimento efficace nel sistema economico mondiale. Si tratta, in particolare, di creare le condizioni strutturali di produzione endogena di un’eccedenza macroeconomica destinata al rafforzamento delle capacità d’investimento e soprattutto, al rimborso del debito. Si può dunque osservare l’aspetto condizionale dell’aiuto, destinato in fine ad imporre i parametri del modello liberale e da questo versante, rafforzare le strutture dell’economia di mercato.

Sviluppo sociale

D’altra parte, secondo un asse sociale, essa cerca di legare l’aiuto finanziario all’adozione da parte del paese eletto di una politica volontaria di riduzione della povertà e delle disuguaglianze fondamentali. Si tratta, in particolare, di gettare le basi permissive di un capitalismo dal volto umano, vera alternativa alla famosa `’terza via ” allo sviluppo, ispirato ad un socialismo ipotetico dal volto umano definitivamente smarritosi negli abissi della guerra fredda.’ A priori, ci sarebbe dunque una volontà della nuova gestione di privilegiare uno sviluppo più qualitativo e, a tale scopo, fondato sul rispetto delle norme etiche internazionali.

Limiti dell’aiuto

Ma all’inizio del 2007, di fronte a questo doppio obiettivo economico e sociale, l’iniziativa PPTE ha mostrato un fallimento relativo. Infatti, sulla base degli indicatori macroeconomici privilegiati dalla gestione liberale – sviluppo, indebitamento, povertà, disuguaglianze – nel controllo delle politiche seguite, la situazione dei paesi eletti all’iniziativa si è globalmente deteriorata. Nel 2006, il debito dei paesi in via di sviluppo era valutato a 2800 miliardi di dollari (2). Ma una relazione della sezione di controllo interno della Banca mondiale e del FMI segnala che, nella metà dei paesi beneficianti dell’alleggerimento del debito nel quadro dell’iniziativa PPTE, il debito è in realtà aumentato ed è tornato al livello raggiunto prima del piano d’alleggerimento (3). Questi limiti dell’aiuto tendono a sottolineare, in modo implicito, l’esistenza di un circolo vizioso del sottosviluppo, politicamente orientato.

Un approccio al debito politicamente orientato

L’iniziativa del debito è – attraverso le sue riforme condizionali – in modo insidioso, centrata sul rafforzamento della sovranità politica americana contro gli interessi eurasiatici della Russia. Da questo punto di vista, è idéologicamente non neutrale.

Strategia anti-russa

Effettivamente, dietro una politica d’ispirazione umanista si nasconde un obiettivo politico preciso, centrato sull’estensione del modello liberale come strumento della sovranità e che si inserisce, in modo più generale, nella strategia americana di lungo termine messa in atto nello spazio eurasiatico. Particolarmente accentuata dalla scomparsa dell’URSS nel 1991 – fino ad allora da intendersi solo come reale contrappeso all’egemonia americana – questa strategia si iscrive in una logica di controllo della potenza russa, via di compressione del suo potere nel cuore della vecchia zona sovietica. Si tratta in definitiva di impedire un ritorno sulla scena della potenza russa, desiderosa di trovare il suo spazio imperiale e così, ricollegarsi al suo statuto dell’era comunista.

Estensione dei valori liberali

In questo contesto, l’iniziativa PPTE appare come una misura economica che maschera una logica politica di separazione della CSI dallo spazio della sovranità russa. Su questo punto, si deve ricordare che l’iniziativa mira ad indurre i paesi eletti ad aderire alle norme liberali, tramite un riorientamento commerciale delle loro strutture industriali ed esportatrici – a scapito della loro autonomia economica – e di una specializzazione produttiva che rompe con le principali caratteristiche del modello socialista (4). In modo implicito, la politica raccomandata dalle istituzioni internazionali tende dunque ad incoraggiare gli stati della CSI ad emanciparsi della vecchia divisione internazionale del lavoro socialista, instaurata nel quadro dell’URSS per rafforzare l’unità ideologica dell’impero. Imponendo i valori del liberalismo economico e del modello politico sottostante, questo passo ha lo scopo ultimo di indurre gli stati post-comunisti ad abbandonare i valori storici del sovietismo – su di un triplo piano economico, politico e sociale – e in questa direzione, disfarsi dell’influenza russa.

Destabilizzazione della sicurezza Russa

In quest’asse, l’iniziativa PPTE – sotto copertura dell’aiuto ai paesi poveri indebitati per uscire dal sottosviluppo – cerca, infine, di fidelizzare quest’ultimi al liberalismo e con ciò, creare una forma di dipendenza politica, allo scopo di ridurre il monopolio russo nel suo spazio d’influenza tradizionale. Ma, nel 2000, la Russia ha ricordato nella sua dottrina strategica (5) che considerava la CSI (suo "Straniero prossimo") come facente parte dei suoi interessi nazionali ed in particolare, che non avrebbe accettato l’ingerenza di potenze straniere nella regione – considerata come una minaccia per la sua sicurezza.’ Su questo punto, si deve ricordare che la CSI forma un tipo di zona protettiva per la Russia e che forma uno spazio unitario ed interdipendente, strutturalmente fondato su legami politici, militari ed economici. In questo senso, minacciando la stabilità politica della CSI – dunque, servendo gli interessi americani – l’iniziativa PPTE rimette in discussione le basi storiche del sistema di sicurezza russo e, in gran parte, l’esistenza della Russia come semplice potenza regionale (6). Da questo punto di vista, l’iniziativa urta con gli interessi strategici dello Stato russo, smanioso di ricollegarsi al suo passato di prestigio internazionale. Di conseguenza, per istinto di sopravvivenza organica, quest’ultimo è stato costretto a centrare la sua linea di politica estera sui criteri sovietici della potenza (Stato, Atomo, energia: EAE) contro `’il nemico sistemico’(7).’

Dottrina Brzezinski

Ancora, l’iniziativa PPTE si iscrive, in modo indiretto, nella strategia Brzezinski (8) di accerchiamento della Russia e di destabilizzazione delle sue regioni frontaliere – in particolare, le sue frontiere a sud – in attesa di installare un `’pluralismo geopolitico”, tinto di una vernice democratica.’ Questa strategia si presenta come un radicalizzazione della dottrina Kennan fondata, durante la guerra fredda, sul contenimento (endiguement) della potenza russa (9). Nella visione americana, questo pluralismo – nei fatti, sottoposto al suo controllo – sarebbe preferibile al monopolio russo, considerato come parassitario per l’equilibrio e lo sviluppo della regione. In ciò, sotto l’impulso delle istituzioni internazionali, questo passo in previsione dell’annullamento dei debiti appare come un’iniziativa economica politicamente non neutrale, un vero `’cavallo di Troia”, che permette alla potenza americana di introdursi legalmente, in uno spazio a lungo preclusole, qualunque ne sia il prezzo.’ Nel “prisma” americano, il fine (politico) giustifica i mezzi (economici) e di conseguenza, eventuali costi (umani) collaterali.

La sovranità legittima

Ricongiungendo gli stati ex-comunisti della CSI alla politica liberale e dunque alla divisione internazionale del lavoro capitalista, l’iniziativa avrebbe per conseguenza di strutturare un’economia-mondo gerarchizzata. Quest’ultima, centrata sulle necessità del Nord – soprattutto americane – mirerebbe ad instaurare uno sfruttamento organico della periferia sottosviluppata, come leva di un’offerta politica. Si tratta, in questo schema, di `’rendere il mondo senza pericolo per la democrazia` ‘(10), in altre parole, di gettare le basi di una universalizzazione dell’ideologia liberale quale vettore dell’egemonia americana.’ Oggi, i dirigenti americani sono persuasi di essere gli eletti di un “destino manifesto”(11), che permette al loro paese di imporre una forma di messianismo liberale, in nome della coscienza superiore degli interessi del pianeta. In definitiva, un obiettivo implicito è di instaurare le basi di una sovranità legittima, su scala mondiale, come sanzione luminosa (e liberale) della fine della storia (12).

Chiarezza morale

Da questo punto di vista, l’iniziativa PPTE è un passo insidioso, che si iscrive in un’ottica di riduzione della potenza russa e che mira, inoltre, ad impedire l’emergenza di una potenza principale – dunque praticamente ostile – nell’ambito del vasto spazio eurasiatico. Questo spazio, ‘nuovo centro del mondo” secondo Brzezinski, si presenta all’avvio del 21° secolo come l’elemento chiave dell’impero americano, nato dalle ceneri del post-comunismo (13). Ormai, in un mondo reso instabile dall’implosione dell’equilibrio Est/Ovest e con l’aumento dei micro-conflitti – etnici, nazionalistici e religiosi – l’America appare come la sola ‘nazione indispensabile’, secondo la definizione  inquietante di Madeleine Albright. In questo senso, l’iniziativa si iscrive in una logica americano-russa di scontro quale espressione di una nuova guerra tiepida, centrata sul controllo dell’Eurasia. A grandi linee, quella che può essere definita una forma riattualizzata – e moderata – della guerra fredda è posta sotto l’impulso, da parte della direzione americana, di una `’chiarezza morale”(14) – contro la sfera dominata, integrante la Russia – verso un fine della storia esclusivamente liberale.’

Ordine liberale

Nella sua funzione latente, l’iniziativa PPTE obbedisce dunque ad una logica ideologica fondata sulla strumentalizzazione americana della gestione mondiale e delle sue istituzioni, come leva legale d’estensione del neo-liberalismo. Da questo punto di vista, l’iniziativa appare come un vettore di sacralizzazione dell’ordinamento internazionale liberale, ormai guidato dal solo `’impero benevolo”(15), investito di una legittimità quasi-religiosa e considerato come la coscienza suprema della civilizzazione (16). E’ in nome di questo monopolio morale che l’America virtuosa tende a manipolare le rivendicazioni nazionalistiche ed identitarie delle zone centro-asiatiche e caucasiche della CSI, per destabilizzare il potere russo e, in ciò, erodere la sua influenza `’nefasta”. Sul suo letto di morte nel dicembre 1922, Lenin, in modo profetico, solennemente aveva tuttavia condannato ogni tentativo di strumentalizzazione del nazionalismo a fini politici (17). Ma l’obiettivo americano di estendere l’ordine liberale, al cuore dello spazio post-comunista, trascura costi politici irreversibili ed in fine, portatori d’incertezza. Il 23 maggio 2007, l‘arroganza del comportamento americano nella condotta unilaterale del progetto ABM – che potrebbe estendersi alla zona eurasiatica post-sovietica – è un’immagine perfetta di quest’incoscienza politica che si iscrive, effettivamente, in una politica razionale.

Una strumentalizzazione politica

L’implosione ideologica dell’URSS nel dicembre 1991 è stata, da questo punto di vista, la condizione che ha consentito l’apogeo liberale la cui iniziativa sul debito – con una strumentalizzazione politica – ne sarebbe, soltanto il “vestito” di legittimità. Grenoble, il 23/05/2007

Jean Geronimo

 

 Notes :

1 – Article traduit en russe par Monsieur Tchinguiz Chamchiev, Doctorant à l’UPMF Grenoble, laboratoire CREPPEM. La version russe a été doublement publiée en Russie (Centre Régional des Etudes Politiques, 23/04/07) et dans la République du Kirghizistan (Revue d’Etat ‘’Obshestevennyi Reiting’’, 19/04/07). La version française a été publiée dans la Revue trimestrielle ‘’Nouvelles fondations’’, n° 6, juin 2007, sous le titre ‘’Les leviers d’une stratégie anti-russe’’.

2 – www.forumdespeuples.org : ‘’l’initiative PPTE et l’Initiative d’allègement de la dette un an après le sommet du G8 à Enderburg: Audit et répudiation’’, Forum des peuples, GAO, 15-17 juillet 2006

3 – www.ipsnews.net/fr : ‘’Malgrés l’allègement de la dette, les nations pauvres à nouveau dans le rouge’’, E. Mekay, Inter Press Service News Agency, 24/05/2006.

4 – L’objectif central, inspiré du ‘’consensus de Washington’’ – en dépit d’une récente inflexion sociale – est la construction d’une base macro-financière assainie, par l’intermédiaire d’une politique guidée par le FMI et la Banque mondiale – sur la base de directives précises – et contrôlée au moyen de ratios comptables. Il y a donc une pression politique permanente sur le ‘’chemin (libéral) à suivre’’ inaugurant, en quelque sorte, une nouvelle forme de ‘’déterminisme historique’’ selon la phraséologie marxiste.

5 – ‘’Concept de sécurité nationale de la fédération de Russie’’, Décret présidentiel n° 24, 10 janv. 2000. Depuis la fin des années 90, par l’intermédiaire de l’OTAN et de ses man?uvres avec des Etats de la CEI – dans le cadre du ‘’pacte pour la paix’’ – voire par l’implantation de bases militaires, l’ingérence américaine en zone post-soviétique est flagrante. En Asie centrale, Washington mène une politique bienveillante à l’égard des Etats riches en ressources énergétiques et au moins, présentant un caractère stratégique pour les intérêts russes. En quelque sorte, une véritable partie d’échecs américano-russe à l’échelle du continent eurasien.

6 – Dans un reflexe d’auto-défense, la Russie s’est refugiée vers les valeurs politico-psychologiques du soviétisme et, par ce biais, a refait de l’Etat (E), de l’Atome (A) et l’Energie (E), les variables clé de sa ligne sécuritaire et de son retour comme grande puissance. Sur longue période, on observe le maintien des normes soviétiques (EAE) dans la ligne extérieure russe, centrée sur la projection de force et structurellement focalisée contre l’Amérique, l’ennemi historique. En cela, on peut parler d’inerties soviétiques.

7 – Expression judicieuse de J. Fontanel (1998, p.6) : ‘’L’économie russe, ou la transition douloureuse’’, in ‘’L’avenir de l’économie russe en question’’, PUG (sous la direction de).

8 – Brzezinski Z. (2000) : ‘’Le grand échiquier – L’Amérique et le reste du monde’’, ed. Hachette (1° ed. : Bayard, 1997).

9 – Kennan G.F. (1947) : ‘’Sources of Soviet Conduct’’, by X, Foreign Affairs, n° 4, juin 1947 (pp. 566-582). En juin 1947, dans un article ‘’The Sources of Soviet Conduct’’, Kennan note la détermination de Staline à internationaliser la révolution communiste. Afin de contenir l’expansionnisme soviétique, il prône une politique d’endiguement, connue comme doctrine Truman.

10 – Podhoretz N. (2000) : ‘’Pour une diplomatie néo-reaganienne’’, Politique internationale, n°89, automne 2000.

11 – Podhoretz N. Op. cit.

12 – Fukuyama F. (1992) : ‘’La fin de l’histoire et le dernier homme’’, ed. Flammarion.

13 – Sur ce point, voir Todd E. (2005) : ‘’Après l’Empire – Essai sur la décomposition du système américain’’, ed. Gallimard, coll. Folio-Actuel.

14 – Bush G. W, ‘’Discours à West Point’’, 1° juin 2002.

15 – Kagan R. (2002) : ‘’Puissance et faiblesse’’, Commentaires, n° 99, automne 2002.

16 – L’Etat américain reprend à son profit, en vue de justifier sa domination totalisante, le concept de ‘’conscience supérieure’’ hérité de la terminologie brejnévienne et forgé en période de Guerre froide par l’Etat soviétique ‘’avant-garde éclairée du prolétariat’’. Aujourd’hui, c’est une Amérique autoproclamée ‘’avant-garde du libéralisme’’ qui cherche à imposer sa vision du monde et par ce biais, révèle l’existence d’un comportement messianique identique chez les deux anciens ennemis de la Guerre froide. Sur la fonction légitimatrice de la conscience sociale supérieure du Parti, dans le cas de l’URSS, voir Geronimo (1998) : ‘’Légitimité et rôle du Parti communiste dans la régulation du système économique soviétique’’, Thèse de Doctorat, UPMF Grenoble.

17 – G. Walter (1974) : ‘’Lénine’’, Le Mémorial des siècles, préface de Léonid Brejnev, éd. Albin Michel.

 

FONTE Geopolitics.com, trad. di G.P.