LA MEGLIO GIOVENTU’ LA VA’ SOTTOTERRA
La Commissione Europea è prontamente intervenuta sulla diatriba tra Italia e Croazia scatenata dalle dichiarazioni del Presidente Napolitano, in merito alla faccenda delle foibe. Naturalmente, chi si aspettava una semplice rampogna “bilaterale” per ripristinare la pace verbale tra i due contendenti, ovvero il Presidente italiano e il Presidente Croato Mesic, deve essere tacciato, ancora una volta, di cronica tendenza all’illusione. La CE ha stigmatizzato la reazione di Mesic definendola inappropriata (adesso vorrei capire che aggettivo dovremmo usare per le parole di Napolitano visto che quello più calzante ci è stato scippato dall’establishment del politically correct). Al rimprovero è seguita la minaccia, con le parole della portavoce della Commissione, Pia Ahrenkilde Hansen, la quale ha detto testualmente che l’integrazione europea è “basata su criteri ben definiti di accesso per cui ogni paese sarà giudicato sulla base dei suoi meriti”. La Croazia che vuole entrare in Europa è così avvisata.
Ma prima di unirci al coro dell’ideologia dominante sul "coraggio" mostrato dal nostro Presidente facciamo un piccolo esercizio di “immaginazione storica”. Proviamo ad immaginare un giovane Giorgio Napoletano nel ’48-‘49-‘50 ecc., che si alza dai banchi del parlamento per denunciare gli abusi dei partigiani comunisti o che nel ’56 si schiera al fianco dell’autonomia ungherese contro i carrarmati sovietici. Senza farla troppo lunga, la sua carriera politica sarebbe stata stroncata sul nascere. Oggi, invece, è Presidente della Repubblica. Da buon Presidente, in un nuovo clima storico, si è lanciato all’arrembaggio, armato fino ai denti di revisionismo irrefrenabile de-zavorrato del fu socialismo realizzato, tanto che persino a destra non riescono più a stargli dietro. Come vedete il suo coraggio non è per nulla cambiato, dagli applausi ai carrarmati russi (in un’epoca in cui era possibile farlo) a quelli “sbucciapelle” per la fantomatiche missioni di pace della NATO (in un’epoca in cui è doveroso farlo). Nessun vuole mettere in dubbio l’atrocità di certi delitti, tuttavia furono sempre poca cosa rispetto al bagno sangue causato da due guerre mondiali imperialiste che trascinarono nella fossa fior di giovani generazioni. E da chi furono scavate queste “fosse comuni generazionali”? Non certo dai comunisti sovietici o titini, ai quali va riconosciuto il merito storico di aver costituito un baluardo contro il nazifascismo. E poi, caro Presidente, qualche parolina sulla classe dirigente italiana (squadristi, gerarchi locali podestà, segretari e messi comunali, carabinieri, guardie campestri, esattori delle tasse e ufficiali postali) che per l’attuazione di sistematiche prevaricazioni nazionali e poliziesche, aveva permesso all’odio slavo di covare così incipiente, non andava forse detta?
Oggi lei tace su tutto, a Vicenza si deturpa il nostro territorio (quello che già abbiamo e che non dobbiamo rivendicare con alcun revanscismo nazionalistico) con l’ennesima svendita agli Usa (la base Nato di Dal Molin) e lei si è limitato ad abbozzare su accordi presi che non possono essere disattesi. Ebbene, voi fate gli accordi sulla testa degli italiani, rendete la nazione una meretrice di basso bordo e poi invocate una nemesi (anacronistica) che se davvero dovesse realizzarsi cadrebbe solo di voi, fieri lacchè dell’imperialismo criminale USA.