"MASSIMO" SCEMPIO DI G. La Grassa
Ed allora eccoci qui in pieno Governo Prodi con annesso caravanserraglio di una ”sinistra radicale” ormai allineata dopo l’infortunio al Senato del mese scorso che ha dato al Premier un potere assoluto sulla coalizione gauchista che oscilla tra i DICO e il voto di rifinanziamento alla missione di guerra in Afghanistan.
La sinistra si è letteralmente disintegrata per correre dietro all’antiberlusconismo come unico collante di un assenza di valori, di idee e di programmi che ha raggiunto oramai il suo culmine nella politica delle liberalizzazione e della svendita “agli amici degli amici” del restante patrimonio pubblico ancora esistente in Italia.
La prossima “riforma delle pensioni” sara’ l’ulteriore accelerazione dopo lo scippo del TFR ,di questo Esecutivo verso l’allineamento ai diktat internazionali che neppure il piu’ ottimista dei berlusconidi avrebbe mai pensato di poter ottenere.
Cosa si deve ricavare da tutto cio’? Quali conseguenze politiche si debbono trarre da questa politica di “destra” di questo Governo di “sinistra”?
La risposta è allo stesso tempo terribilmente semplice ma drammaticamente complicata: bisogna cercare “altro”, bisogna cercare di rivedere metodologicamente teoria e prassi del marxismo contemporaneo. Bisogna recuperare quel sano spirito di critica costruttiva che finalmente ci liberi il campo dalle macerie che questa banda di sinistri postmoderni e progressisti hanno seminato lungo il cammino.
Un’idea socialista è sempre possibile, se non necessaria, ma per poterla solamente ipotizzare occorre una Rivoluzione copernicana dei valori, delle idee e della teoria rispetto alla quale questa sinistra liberal deve essere posta agli antipodi.
Ne’ costituiscono delle risposte valide a questo stato di crisi “esistenziale” della sinistra, i “purismi identitari” di chi vuole ricostruire marginali “partiti comunisti” che rifiutano l’abiura operata dalla sinistra radicale, perche’ in questo modo si rimane ancorati alla stessa concezione di “estremita’” di un mondo ideale che è entrato in crisi, non solo per opportunismi e tradimenti, ma per la sua incapacita’ di ripristinare un nesso tra Politica, Uomo, e Comunita’, adagiandosi su concezioni novecentesche fallimentari.
Non è facile soprattutto perche’ l’ostracismo della sinistra verso questo “cambiamento di pelle” è generalizzato, cosi’ come sono generalizzate le rendite di posizione culturali e politiche in questo ambito, ma è l’unica alternativa all’agonia ed alla sicura morte di ogni possibile sviluppo di un’ idea di socialismo che parta dal basso, dalle comunita’ locali, come a Vicenza e in Val di Susa, che sappia opporre alla protervia di chi si dice di “sinistra” e poi fa peggio della “destra” un pensiero “altro”, non basato su vecchi schemi, ma sul nesso tra Individuo, Comunita’, e Liberazione sociale.
COMUNITA’ E RESISTENZA
www.comunitarismo.it
Marzo 2007