DALLA NOSTRA PARTE (Precisazione di M. Tozzato che sottoscrivo pienamente)

Nei miei brevi interventi sul blog, quando faccio riferimento a Gianfranco La Grassa, al suo lavoro teorico, alle sue analisi, ai suoi acuti, penetranti e “forti” interventi critici sul marciume economico e politico, in particolare italiano, mantengo per lo più un tono rispettoso e non confidenziale. Difatti ritengo di essere in grado di valutare in maniera piuttosto obiettiva – non si adontino i fini epistemologi, il mio obiettivismo è inteso comunque  sempre in relazione ad uno specifico programma di ricerca se non di intervento politico –  la levatura teorica di La Grassa, unico valido rappresentante della sociologia (o scienza sociale o teoria della società) del conflitto (erede di Marx e Weber principalmente, meno di Simmel) nell’epoca presente. Voglio essere estremamente  chiaro: dicendo questo non sto lodando La Grassa; si tratta, per me, semplicemente di  una  constatazione e se invece mi  sbaglio non desidero altro se non incontrare qualcuno che mi dimostri il contrario, lo accoglierei a braccia aperte sempre che le sue argomentazioni siano articolate e sensate: forse si potrebbe aprire  un vero dibattito serio e proficuo. Però è anche vero che ho avuto la fortuna di stabilire e mantenere con Gianfranco La Grassa un rapporto di amicizia ormai pluridecennale, perciò perché non sorgano equivoci per i visitatori di questo blog forse è necessario  anche per un “piccolo” come il sottoscritto ripetere che condivido pienamente non solo i contenuti ma anche i toni usati da Gianfranco. Il mio carattere, le mie condizioni di vita mi rendono in questo periodo abbastanza incline ad una forma di mite depressione perciò il mio modo di esprimermi tenderebbe a risultare quasi l’ opposto di quello di La Grassa cosicché mentre il Nostro utilizza un linguaggio da “Orlando furioso” a me l’essere costretto a subire il vermicaio che ci sovrasta produce tentazioni implosive, desiderio di ritirarmi nella foresta, isolarmi in qualche rifugio montano e altre amenità del genere.

Sennonché, anche se sono cambiati gli attori e la scena, è sempre l’orrore per qualche Imbianchino che ci trattiene e ci spinge a pensare che abbiamo anche noi un lavoro difficile il quale non ci darà né onori né allegria e  di cui  non siamo in grado di prevedere il risultato, che è necessario comunque provare a svolgere.

(Il riferimento a Bertolt Brecht non è per niente casuale !)

 

 

Mauro Tozzato                        07.06.2007    

[NDR per rispondere ad un recente commento ]  "E i neofiti rossobruni di Preve e La Grassa mi fanno ridere, questi due Bombacci moderni io li leggevo 30 anni fa". Di grazia, sig. Merlino, che cosa ha capito dalle profonde letture? Credo non molto se continua a vedere rossobruni dovunque. Che ne direbbe di scandagliare qualche altra categoria? Scelga lei l’ambito (teorico, storico, filosofico, sociologico ecc.) e vedrà che il mondo è abbastanza più complesso della sua visione manichea. Baciamo le mani.

G.P.