BASTA CON I SEGRETI (di G.
Tutto è sempre saputo in modo parziale e/o distorto
Credere di poter conoscere
La cosa migliore è invece consentire a Pollari di parlare senza tra i piedi il segreto di Stato; e consentirglielo prima di bere un caffè un po’ “adulterato”, di avere un incidente d’auto, di soffrire di depressione seguita da “suicidio”, ecc. Egli ha detto che “sente aria di regime”. E’ da tanto che si sente, ed un mezzo regime già c’è; adesso si sta cercando di mettere in piedi anche l’altra metà, ma non è operazione del tutto facile nonostante l’impegno della GFeID e dell’intero centrosinistra, con una “sponda” nei centristi del centrodestra. In ogni modo, prima che si riesca in questa operazione, condotta per la verità da autentici sciamannati, scriteriati e disorganizzati, sentiamo che cos’ha da dirci Pollari, che ha oltretutto sostenuto di poter rivelare i segreti fin dagli anni ottanta; quando era ancora in piedi il vecchio regime (Dc-Psi), prima della fine del socialismo reale, dell’Urss e dunque di “mani pulite”. Magari, si riuscirà ad avanzare qualche più precisa congettura su chi, come e perché ha voluto annientare tale regime, nel tentativo di crearne uno nuovo, centrato sui rinnegati del Pci: progetto ancora incompiuto per “colpa” di Berlusconi.
Fateci sapere qualcosina, dateci qualche pezzo e boccone delle meschinità commesse dalle nostre classi dominanti. Il resto, poi, cercheremo di immaginarlo noi; di fantasia ne abbiamo abbastanza. Siamo molto curiosi e con alcune “antenne” ben alte (poche ancora, certo). Per esempio, nessuno ce ne ha dato il merito; tuttavia credo che il blog sia stato forse il primo, o quasi, a sollevare lo scandalo delle ruberie dell’INPDAP. Poi, altri (ma ancora pochi!) ne hanno dato notizia. E chissà quanta gente ancora non ne sa nulla e si farà magari derubare.
Comunque, tutti quelli che possono far battage su Internet, lo facciano per pretendere che Pollari parli senza obbligo di segreto di Stato. Poi, lo spernacchieremo se non manterrà fede alla promessa fatta: dirci quello che sa (certamente molto!) dagli anni ’80 fino alla missione Unifil in Libano.