THESE FOOLISH THINGS di G. La Grassa

 

Che gente, che gente! Oggi c’è sul blog un gustoso brano di Oscar Wilde che centra con il suo sarcasmo più di un obiettivo. Fra le altre cose, afferma che pensare è una pericolosa malattia, dalla quale è fortunatamente immune la gran massa dei suoi connazionali. Se fosse vissuto oggi in Italia, si sarebbe ricreduto e avrebbe considerato gli inglesi gravemente ammalati in rapporto a vasti settori della nostra popolazione.

All’inizio degli anni sessanta del precedente secolo, Laura Betti cantava una graziosa canzoncina, ogni strofa della quale terminava con “Ma Piero non capisce e ne fa una storia che non finisce più” (Piero era l’amoroso e ciò che non capiva erano alcune “cosucce”, cornificanti, che lei gli combinava). Sia pure in un contesto diverso, oggi sappiamo chi era quel Piero. Qualcuno ha infatti recentemente scritto che Fassino dovrebbe essere assolto dalla faccenda Unipol “per non aver compreso il fatto”. In effetti, la sua (e di D’Alema) difesa per le telefonate con Consorte fa tenerezza ma non desta preoccupazioni circa la malattia di cui scrive Wilde (leggersi il testo di quelle telefonate è ancora più dimostrativo).

Adesso, poi, un altro “piccolo” fatto ha gettato ulteriore luce sulla sua confusione mentale. Tempo fa – forse una settimana al massimo – il “nostro” aveva dichiarato che era ineludibile la trattativa con Hamas per risolvere la questione palestinese. L’altro ieri a Ramallah, a colloquio con il “fantoccio” americo-israeliano Abu Mazen, ha cambiato idea – almeno è ciò che leggo sui giornali – affermando l’impossibilità di coinvolgere nei colloqui di “pace” la troppo estremista organizzazione “fondamentalista” (come viene unanimemente definita dalla nostra stampa). Essa ha vinto quelle regolari elezioni che i nostri liberali – di antica come di recentissima data (tipo i diesse) – definiscono il sale della “democrazia”, ma questo non basta fino a quando non accetterà tutto quello che vogliono israeliani e USA.

Lo stato di leggerezza mentale dei nostri politici (e “intellettuali”; sic!) desta un entusiasmo incontenibile, poiché essi battono ogni primato e sfidano le stesse leggi fisiche e matematico-geometriche. Tutti sanno che si può continuare ad aspirare l’aria da un recipiente per tutto il tempo che si vuole; si arriva sempre più vicino al vuoto assoluto ma non lo si raggiunge. I cervelli di certi suddetti politici (e “intellettuali”; sic!) conseguono l’obiettivo in un microsecondo. Si può dividere per due l’unità per quante volte si vuole, anche per tutta l’eternità: non si giunge mai a zero. Per quei cervelli non c’è bisogno di alcuna divisione, nascono già essendo uno zero bello tondo. L’asintoto si congiunge ad una data retta all’infinito. Il cervello di certi personaggi si unifica con la retta della beata ebetudine appena percorso un millimetro di ragionamento. 

Ovviamente, potremmo pensare che certi personaggi politici (e “intellettuali”; sic!) siano in realtà in perfetta mala fede, giungano a vertici esaltanti di opportunismo e di cambio di casacca non appena i “padroni” lo esigono. Però, siamo in pieno agosto, in periodo di ferie e di relax; perché pensare troppo male, meglio credere che certuni non conoscano le più normali regole della logica, piuttosto che nutrire sospetti sulla loro doppiezza e servilismo. Nei termini posti da Wilde, sono perfettamente sani, esenti dall’utilizzazione del cervello in quanto gravissima infermità (talvolta persino mortale; come minimo handicappante). In effetti a politici e “intellettuali” nostrani riesce benissimo quel giochetto di prestigio che consiste nel far arrivare le parole alla lingua (o alla mano), saltando del tutto quella noiosa “terra di mezzo” rappresentata dal nostro “secondo organo preferito” (definizione di Allen).