AVEVAMO RAGIONE, NO? di G. La Grassa

a seguire "Buffoni di Governo" di G.P.

I testi riportati oggi nel blog danno di fatto la notizia “ufficiale” che il crac Parmalat non era ignoto. Fin dal maggio del 2002 la GDF aveva allertato la Procura di Parma, che – per inettitudine, negligenza? Spero solo questo – non ha praticamente fatto un gran che. Le 10 banche – che dalla fine del 2002 a quella del 2003 (quando il bubbone è esploso) hanno venduto ai loro clienti ben 200 milioni di euro (400 miliardi di lire) di titoli della Parmalat, una vera spazzatura – non vengano a raccontarci che non sapevano nulla (altrimenti i loro dirigenti dovrebbero essere mandati in blocco a casa per manifesta incapacità di gestire imprese finanziarie); diciamo piuttosto che ci “hanno inzuppato il pane”. Che dire poi delle principali – e “famose” (e sempre piene di arie e sussiego) – società di rating, che pochi mesi prima del crac ancora emettevano giudizi positivi sulla Parmalat? Questo evento dovrebbe assurgere a scandalo (inter)nazionale, un po’ come quelli bancari dell’epoca di Giolitti. Invece, vedrete che non accadrà nulla di serio.

Ci sono alcune domande che vanno comunque poste. Il CSM si è scatenato contro De Magistris e Forleo; faranno qualcosa con il Pm di Parma che è stato come minimo negligente e superficiale? Detto scherzosamente, sembra che tale Pm abbia seguito la strada del Procuratore che, alla fine, riuscì ad incastrare Al Capone per evasione fiscale (vi ricordate Gli Intoccabili di Brian De Palma?). Solo che, in quel caso, non si riusciva a provare nessuno degli atti veramente criminali del gangster italo-americano; mentre qui c’era un buco di 11 miliardi di lire (risalente al 1997) che “gridava vendetta”. E poi, ironia della sorte, nemmeno per evasione fiscale si riuscì a colpire Tanzi; l’inchiesta si chiuse … “nella nebbia” più completa. Non c’è proprio nulla che interessi il “severo” CSM? O il fatto che non fossero indagati Prodi, D’Alema, Fassino, ecc. rende tutto meno grave, una quisquilia che ha solo rovinato migliaia di risparmiatori? L’importante è dunque non toccare la Casta (ma quella di sinistra, non l’altra!)? E, dato che ci siamo, oggi appare anche la notizia che si sta un bel po’ sgonfiando l’indagine della Procura di Napoli su Berlusconi. Di tutte le accuse di corruzione – fornite dalle solite “sante manine” ad uno dei fogli d’attacco (Repubblica) dei “poteri forti” (la GFeID), quelli che manovrano Prodi e la sinistra – per il momento resta in effettiva evidenza la raccomandazione di quattro attricette (che non sembrano essersene molto avvantaggiate) a Saccà. Il CSM si degnerà di essere duro e di fare indagini serie su questa faccenda, in specie sull’ennesima “fuga di notizie” dalle Procure; e sempre in direzione di due-tre giornali ben noti? E’ dal 1993 che continua questa storia! Vedrete che, invece, tutto “passerà in cavalleria”.

Tornando alla Parmalat, sulla vicenda non sembra che abbiano brillato nemmeno gli organismi preposti a controlli finanziari (ma quanto ci costano, si potrebbe saperlo?). Delle 10 banche coinvolte nella vendita di “carta straccia”, quattro (Intesa e San Paolo, Unicredit e Capitalia) si sono quest’anno unite a due a due. E i “colossi” (“de che?”) nati dalle fusioni (in realtà incorporazioni) sono in sorda battaglia fra loro, con obiettivo ultimo le Generali (passando per Mediobanca). Uno dei due presunti giganti è in difficoltà (si dice leggere e transitorie; speriamo che questa volta sia vero) – e, per fare cassa, ha venduto, fra altre cose, un istituto finanziario polacco, che aveva acquisito facendo sfoggio di “grande lungimiranza” con l’espansione in “mercati esteri” – perché è rimasto un po’ scottato con i ben noti crediti immobiliari (subprime) americani; certo abbiamo banchieri di eccelse capacità amministrative, di cui fidarci ciecamente nell’affidare loro i nostri soldi! L’altro grosso istituto fa di tutto per portarsi in pole position nel controllo finanziario-politico in Italia, con l’“ultimo successo” in Telecom, con l’Antitrust che ha obbligato il “concorrente” a vendere un “surplus” di azioni di Mediobanca (azionista di riferimento delle Generali), con la Banca d’Italia che premerebbe per “regole di onorabilità” (ai fini dell’assunzione di alte cariche in Istituti finanziari), che potrebbero mettere in difficoltà l’attuale Presidente di Mediobanca (che era quello della Capitalia incorporata da Unicredit), ecc. Adesso, poi, Intesa è scatenata in difesa della “italianità” di Alitalia – avendo alle spalle le “italianissime” Goldman Sachs, Morgan Stanley e Nomura – per avere il controllo di tale società tramite quello che appare essere un “uomo di paglia”: in tal caso AirOne.

Questo blog sostiene dalla nascita che in Italia si sta svolgendo una guerra per bande “come nella Chicago anni ‘20” (espressione nemmeno nostra ma di un finanziere, con simpatie sinistrorse, uomo capace e profondo conoscitore di quell’ambiente). Abbiamo posto in luce come queste bande siano interne alla GFeID (grande finanza e industria decotta), talvolta chiamata “piccolo establishment” o anche “poteri forti”, ecc. Abbiamo mostrato mille volte come queste bande confliggano tra loro coinvolgendo certo il centrodestra – ad es., “solleticando” le ambizioni di An e Udc, straparlando di “grande centro”, in realtà un meschino “centrino” talvolta denominato “cosa bianca”, con il Presidente confindustriale (e pure della Fiat, membro autorevole della GFeID) che si defila, lasciando tuttavia sussistere molta ambiguità – ma utilizzando invece pienamente, come loro precipuo “campo di battaglia”, il centrosinistra, l’autentico loro rappresentante nella sfera politica. Ovviamente diviso, come sono divise le bande in battaglia dentro l’establishment (il piccolo), ma tutte unite nel sostenere un Governo che fa marcire l’intera società, colpisce con relativa “dolcezza” (si fa per dire) il lavoro dipendente, con durezza estrema invece quello autonomo (ma delle fasce medio-basse), onde “rapinare” il più possibile di risorse del paese – talmente in affanno che ci avviamo alla crescita praticamente zero – al fine di alimentare la suddetta battaglia per bande; e dando qualche rivolo di denaro a gruppi sociali, in specie della parte più parassitaria del settore pubblico, che rappresentano le “truppe d’assalto” della sinistra, costituite da bestioni fedeli (perché ottusi e corrotti).

Non parlo in questo scritto della sinistra detta “estrema”, perché ho già detto ampiamente cosa penso di questo gravissimo “cancro” che corrode il nostro organismo; costituisce un appoggio importante, perché ultramarcia e corrotta, a questo Governo. Si veda, ad esempio, la posizione italiana all’Onu, al Consiglio di Sicurezza (nel quale il nostro paese è entrato da poco), favorevole all’approvazione della risoluzione 1790 sull’Irak, che rinnova il mandato militare alle truppe multinazionali guidate dal generale Petraeus. L’Italia ha votato a favore della politica americana in Irak (proprio quella di Bush, Cheney e Rumsfeld, quest’ultimo dimessosi da tempo), che prevede l’invio di altri 30.000 militari in quel paese. E’ stato precisato che questa risoluzione 1790 non dice proprio nulla sui fini (menzogneri) di ricostruzione dell’Irak; con “maggiore sincerità” si riferisce esclusivamente all’art. 7 della Carta dell’Onu, che autorizza l’uso della forza militare per ragioni di sicurezza e di minaccia alla pace. Bello, no?

Cosa farà la sinistra estrema, compresi coloro che discettano di “salme di Lenin”, di falce e martello, e di altre “eroiche” posizioni del genere? Faranno cadere questo Governo guerrafondaio, antipacifista (proprio un appoggio “senza se e senza ma” all’aggressività militare statunitense in perfetta “salsa berlusconiana”)? Ci mettiamo la scommessa? Voteranno tutte le fiducie possibili e immaginabili. Del resto che cosa hanno obiettato circa il rafforzamento della presenza italiana in Afghanistan, documentato in questo blog, riprendendo articoli di “parte militare”? Nulla di nulla; hanno nascosto il tutto, non hanno sollevato quel velo. Che fine merita gente simile? Sono i peggiori di tutti. Altro che “Cosa rossa”, buffoni e venditori di “pozzo nero”.

 

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   Una piccola postilla. Dopo la Citigroup e la Merrill Lynch, anche la Morgan Stanley – la seconda banca americana, mica uno scherzo – ha denunciato perdite di oltre tre miliardi e mezzo di dollari nell’ultimo trimestre, sempre a causa delle operazioni sui crediti immobiliari, derivati, ecc. Si ricordi che questa è una delle banche che sta dietro a Intesa per difendere la “italianità” di Alitalia. Interessante e gustosa la notizia che la Morgan troverà aiuto finanziario nella China Investment, disposta ad acquisti di obbligazioni convertibili (in azioni), che potranno in futuro consentire alla grande banca cinese di arrivare fino al 10% del capitale azionario del gigante (questo veramente tale) finanziario americano. Non male. Una notizia che ci rende soddisfatti, pur se non abbiamo subìto alcuna mutazione facciale, i nostri occhi non sono diventati a mandorla. Ma anche la nostra previsione di futuro policentrismo (mondiale) sta rivelandosi esatta; forse vi si arriverà perfino un po’ prima dei 20-30 anni assegnati al realizzarsi di tale prospettiva.  

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BUFFONI DI GOVERNO di G.P.

 

Questa volta non si tratta di un titolo enfatico ma dell’unico epiteto che merita il governo Prodi.

Era di fatti il nostro paese a presiedere, qualche giorno fa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha approvato all’unanimità la risoluzione 1790, quella che autorizza gli Stati Uniti a proseguire l’operazione militare in Iraq sotto il comando del Generale Petraeus.

Apprendiamo la notizia dal Foglio di ieri, con un articolo a firma di Christian Rocca, il quale, peraltro, insinua il dubbio che i grandi plausi e il fumo negli occhi gettato con il voto sulla moratoria non vincolate per l’abolizione della pena di morte, siano serviti, più che altro, a coprire il primo voto molto più scomodo sulla continuazione dell’aggressione all’Iraq. Del resto, non mi pare che la notizia sia apparsa sui giornali vicini al governo, né che si sia levata la voce indignata di qualche finto pacifista alla Menapace, per quest’ennesimo schiaffo “arcobaleno” dato dal centro-sinistra agli elettori carpiti in campagna elettorale con i soliti ditirambi sul pacifismo.

Il fatto grave è che l’Italia ha praticamente dato, con questo voto scellerato, il proprio assenso a tutto quello che gli americani hanno compiuto in Iraq fino a questo momento e a quello che ancora faranno visto che, con la risoluzione in questione, Bush potrà mandare altri 30.000 soldati nell’ex regno di Saddam Hussein.

Alla fine, il governo di centro-sinistra, quello che aveva preso i voti perorando le sue mille diversità rispetto a Berlusconi, si è apertamente schierato per la difesa della civiltà occidentale a suon di bombe, alla faccia del pacifismo e della tolleranza tra i popoli.

Ma scommetto che anche questa volta la brava gente di sinistra soprassiederà perchè il ritorno del “Cavaliere nero” di Arcore è sempre peggio di migliaia di vittime innocenti, per giunta in un paese lontano come l’Iraq.

La risoluzione 1790 è stata adottata in base all’art.7 della Carta Onu. Si tratta del punto in cui viene autorizzato l’uso della forza per ragioni preventive come la minaccia della pace e della sicurezza (di chi?). In realtà è un’ennesima adesione dei paesi membri del Consiglio di Sicurezza alla politica imperiale del paese dominante, attraverso uno strumento completamente svuotato di senso come l’ONU. Quest’ultima serve solo a dare una parvenza di democraticità e collegialità a decisioni internazionali che rispondono ad un logica totalmente unipolare.

Se l’Onu continua a funzionare è unicamente perché lo vogliano gli americani e quest’ultimi se ne serviranno almeno fino a che i suoi organi decisionali non metteranno in discussione la leadership statunitense. Se ciò dovesse accadere, le Nazioni Unite finiranno nella pattumiera della storia. Sarà solo in quel momento che verrà fuori tutto il discredito, l’inutilità e la corruzione di questa istituzione, dove il servilismo verso il paese dominante è appena celato dall’ampollosità ufficiale ed autocelebrativa dei burattini esposti, di tanto in tanto, in una vetrina mondiale, quella dei capi di stato e di governo che vengono chiamati ad asseverare decisioni già prese a Washington (soprattutto per quel che riguarda i leaders occidentali).

Ma l’Onu potrà altresì avere vita lunga se non si opporrà al disegno “democratizzatore” degli Usa, se tutti i paesi che ne fanno parte continueranno a tenere a bada la propria opinione pubblica interna ammaestrandola con fandonie sui diritti umani ed inculcando in essa l’idea balzana che le Nazioni Unite sono in grado di favorire la solidarietà tra i popoli; se, in breve, non si opporranno all’approvazione di risoluzioni come la 1790, in maniera tale che le guerre degli Usa appaiano sempre necessarie al consolidamento della pace e della sicurezza nel mondo.

Gli illusi che pensano di poter utilizzare l’Onu come camera di composizione degli interessi internazionali si mettano l’anima in pace. Come ha giustamente sostenuto Carlo Jean sperare che l’Onu abbia oggi una funzione diversa da quella attuale sarebbe come “se, nella Roma imperiale, si fosse proposto di rafforzare il senato per limitare i poteri dell’imperatore”. Ed ancora, aggiunge Jean, con vaticinio azzeccato: “Meglio che l’ONU dedichi la sua energia a problemi come quello della moratoria dell’esecuzione delle condanne a morte o degli aiuti umanitari”.

Dovrebbe essere chiaro che le Nazioni Unite esplicheranno le loro funzioni finché queste saranno richieste dagli americani ad integrazione della loro strategia di hard power. Siccome non tutto si può risolvere mostrando i muscoli ecco che arrivano i caschi blu dell’ONU a consolidare pacificamente i nuovi confini raggiunti dall’impero. Mi piace citare ancora una volta Carlo Jean (uno che del resto se ne intende, per quanto molto lontano dalle nostre posizioni) su questo argomento: “E’ stato fatto credere ai popoli che l’ONU possa mantenere la pace. Che esista un villaggio globale e che la razionalità di una governance mondiale possa imporsi sulla politica degli Stati”.

E’ il mondo unipolare bellezza e c’è poco da fare i distratti o i sognatori a spese altrui. Di fronte a tale dato di fatto ci sono solo due opzioni: o si sta dentro quest’ordine (con quello che comporta) o si fanno le barricate e ci si mette fuori (con quello che, altrettanto, comporta).

Ma torniamo alla risoluzione 1790 approvata anche dall’Italia. Il testo dice espressamente così: “Il Consiglio di sicurezza riafferma l’autorizzazione alla forza multinazionale così come prevista nella risoluzione 1546 del 2004 e decide di estendere il mandato previsto in quella risoluzione fino al 31 dicembre 2008”. Così il governo di centro-sinistra aderisce ad una guerra che non vede più l’Italia direttamente impegnata in quello scenario con i propri soldati, ma votando a favore della risoluzione smentisce, allo stesso tempo, tutte le precedenti dichiarazioni dei suoi leaders, i quali si erano appellati più volte al fatto che l’ONU non avesse mai autorizzato l’attacco all’Iraq.

La risoluzione sarebbe stata scritta a “quattro mani” dal governo americano e da quello iracheno (che è poi la stessa cosa), tutti gli altri paesi si sono limitati a proporre cambiamenti di forma e non di sostanza. Alla fine di questa sceneggiata collettiva si sa solo che gli Usa continueranno con l’invasione di un paese sovrano nella speranza di riuscire a piegare la resistenza di un popolo che sta orgogliosamente vendendo cara la pelle. La sinistra italiana, non da oggi, è “spiritualmente” vicina a questo invasore. Concludo con le stesse parole del giornalista del Foglio dicendo che, ai nuovi diktat americani, il governo italiano ha risposto ancora una volta: presente!