Un'iniziativa strategica politicamente orientata di Jean Geronimo (II parte)
L’ ABM si iscrive in una linea storica anti-russa
La crisi dell’11 settembre è stata utilizzata da Washington come leva per la revisione dello statuto politico dell’atomo negli equilibri strategici internazionali. Approfittando dell’opportunità del suo ravvicinamento alla Russia e dell’euforia sorta dalla sua vittoria afgana che, inizialmente, ha rafforzato la legittimità della sua leadership e della sua proiezione nella zona post-sovietica, Washington si è unilateralmente ritirata il 13 dicembre 2002 dal trattato americano-sovietico ABM del 1972, per poter sviluppare una difesa anti-missile di fronte alle nuove minacce. Firmato congiuntamente a Mosca da R. Nixon e L. Breznev, il 26 maggio 1972, nel pieno della guerra fredda, il trattato ABM mirava a ridurre le tensioni internazionali ed accrescere la fiducia tra i due stati ostili, auto-legittimatisi come ”potenze elette”. Fino ad oggi, rallentando lo sviluppo degli scudi anti-missili, questo trattato aveva potuto preservare il principale elemento di potenza (nucleare) della Russia federale, ereditato dall’URSS brezneviana sottomilitarizzata e che, nel 1970, aveva finito per superare la potenza nucleare americana. Colpita nella sua memoria strategica, l’America doveva reagire, presto o tardi. Lo farà, brutalmente, con la sua iniziativa dello scudo ABM e con un atto di un’unilateralità arrogante. Da questo punto di vista, il nuovo progetto anti-missile di G.W. Bush è un vettore di destabilizzazione delle relazioni americano-russe. All’origine, l’iniziativa americana implicava l’abbandono della razionalità sottostante agli equilibri della guerra fredda e parzialmente fondati sul trattato ABM del 1972. Ma è stata questa razionalità strutturata dell’atomo – sotto il principio di dissuasione – che ha mantenuto, fino ad allora, lo statuto internazionale dello Stato russo, in un prolungamento del sovietismo (11). Infatti, il trattato ABM del 1972 istituzionalizzava la funzione politica dell’atomo militare, da un lato come variabile strutturante (dunque identitaria) il potere delle due superpotenze antagonistiche e d’altra parte, come variabile regolatrice (dunque di stabilizzazione) dei grandi equilibri internazionali. Così, l’equilibrio del terrore si fondava sull’idea dell’impossibilità di una guerra totale, a causa del principio di “distruzione reciproca assicurata (mutually assured destruction, MAD)" reso possibile dalle sovracapacità nucleari dei due blocchi. L’atomo è dunque un simbolo forte del confronto ideologico tra Est/Ovest ed infine, può essere considerato come il perno di un conflitto centrale stabilizzatore. In realtà, l’iniziativa ABM in previsione dell’instaurazione di uno scudo antimissile in Eurasia fa seguito ad una serie di tentativi abortiti e strutturalmente ispirati da una logica anti-russa. La linea storica della strategia americana si iscrive infatti in un desiderio endemico di proteggere il suo spazio nazionale, o nel periodo più recente, la sua zona d’influenza ideologica. Fin dal 1957, il programma difensivo `’Nike Zeus” prevedeva intercettori di lunga portata, a testata nucleare, capaci di distruggere in volo i missili che minacciavano gli Stati Uniti. Nel 1966, il programma “Sentinel” spera di installare attorno alle grandi città americane, obiettivi probabili dei sovietici, batterie di missili intercettori. Nel 1974, “Sentinel” è trasformato in "Safeguard”, programma imperniato sulla protezione dei siti di lancio di missili intercontinentali. Nel
In realtà, in mancanza di reale efficacia, tutti questi programmi hanno condotto ad un impasse e pertanto, sono stati abbandonati. All’inizio del 2000, la nuova iniziativa anti-balistica di Washington – il progetto ABM – illustra la sua volontà non di trattare da pari a pari (e farlo sentire) una Russia indebolita dalla transizione post-comunista e di occultare le sue decisioni strategiche, nonostante il loro riavvicinamento tra le due potenze con la creazione del Consiglio NATO, nel giugno 2002.
In effetti, questo Consiglio si è molto rapidamente rivelato, secondo i russi, come un “club di piacevole discussioni”, che mira a dare una spruzzata democratica al monopolio americano ed in particolare, a ratificare a posteriori le loro decisioni unilaterali. Nel dicembre 2007, la manipolazione del Consiglio è stata denunciata da Mosca come forma di legittimazione e accelerazione della doppia estensione verso Est della NATO e dell’ ABM. Il capo della diplomazia russa, Sergueï Lavrov, ha recentemente deplorato “l’inconsistenza delle decisioni prese unilateralmente, generalmente a scapito dei nostri interessi nazionali” ed ha puntato il dito, in particolare, sui “progetti che prevedono l’allargamento della NATO verso Est o lo spiegamento in Europa di elementi del sistema strategico americano di difesa anti-missile”(12). Il 20 novembre 2007, V. Poutine ha messo l’accento sull’illegittimità delle decisioni di alcuni membri della NATO, che "sviluppano le loro risorse militari nonostante i loro impegni precedenti e ciò, vicino alle nostre frontiere”(13). Ma, ormai, è inquietante la dismusura del progetto ABM e soprattutto, la sua strumentalizzazione politica in vista della protezione, o dell’allargamento della sfera d’influenza americana – sulla base dei meccanismi della NATO. Oggi,
In altre parole,
Nei confronti dell’aggressività attuale della politica americana in relazione alla Russia, si può pensare che quest’ultima rappresenti ormai un temibile “rivale” che esprime una “minaccia comparabile” a quella dell’ex URSS, per riprendere i termini di Wolfowitz. In quest’ipotesi, lo spiegamento dell’ ABM sarebbe, in modo prioritario, imperniato sul controllo della potenza russa, il cui ritorno è politicamente pericoloso per la direzione americana. In realtà, l’approccio di Wolfowitz prolunga la dottrina Kennan (17) del contenimento (endiguement) della potenza russa, superata e radicalizzata in fase post-comunista dalla dottrina Brzezinski in vista del suo contenimento(18). Nel cuore stesso dell’ ex-URSS, nota Brzezinski, “si è formato, con l’incoraggiamento degli Stati Uniti, un asse Tachkent-Bakou-Tbilissi-Kiev che riduce l’influenza della Russia sulla sua periferia”. Incontestabilmente, ci sono qui gli elementi di una continuità storica problematica, centrata sulla destabilizzazione della CSI e sull’accerchiamento politico-strategico della potenza russa, in attesa di indebolirla. Ma ufficialmente, il doppio indebolimento della CSI e dell’influenza russa è considerato come una “minaccia primaria” contro la sicurezza nazionale della Federazione della Russia (19).
note
10 – www.legrandsoir.info, ‘’La bombe de Brzezinski : Bush cherche un prétexte pour attaquer l’Iran’’, Barry Grey, 5/02/2007.
11 – Après l’implosion de l’URSS en 1991 et en dépit de l’effondrement de l’économie russe – phase de décroissance jusqu’en 1998 – l’atome militaire a permis à Moscou de garder un certain statut sur la scène internationale. Il s’agit là d’une inertie soviétique.
12 – www.fr.rian.ru, ‘’Lavrov rejette la thèse de l’agressivité de la politique extérieure russe’’, 25/10/2007.
13 – www.fr.rian.ru, ‘’Poutine accuse l’Otan de jouer des muscles’’, 20/11/2007.
14 – www.fr.rian.ru, ‘’ABM :
15 – Le 11 septembre 2002, douze ans jour pour jour après le discours historique de son père au Congrès sur le Nouvel ordre mondial, George W. Bush promulgue la nouvelle Stratégie nationale de sécurité des États-Unis d’Amérique (The National Security Strategy of the
16 – ‘’Recommandations pour une politique de défense pour les années fiscales 1994-1999’’, P. Wolfowitz, document du 18/02/1992. Souligné par moi.
17 – En juin 1947, dans un article ‘’The Sources of Soviet Conduct’’, Kennan note la détermination de Staline à internationaliser la révolution communiste. Afin de contenir l’expansionnisme soviétique, il prône une politique d’endiguement connue comme doctrine Truman.
18 – ‘’La partie qui se joue dans le pourtour de
19 – ‘’Concept de sécurité nationale de la fédération de Russie’’, op. cit.