L’AMBASCIATORE WU ZEXIAN: LA CINA NON HA MIRE IMPERIALISTICHE

 (fonte geostretegie.com trad. di G.P.)

 

L’ambasciatore della Cina a Kinshasa, Wu Zexian, ha accordato un’intervista esclusiva al giornale "Le Potentiel" durante la quale ha parlato della cooperazione tra la Cina e la RDC che allevia i timori degli uni e degli altri sugli accordi di cooperazione firmati nel settembre 2008 con la RDC e sottolinea il principio di base della diplomazia cinese.

 

Signor ambasciatore, in quest’inizio dell’anno 2008, qual’ è lo stato della cooperazione tra la Cina e la RDC?

Innanzitutto, vi ringrazio di offrirmi quest’occasione per indirizzarmi una volta ancora al pubblico congolese. Ci tengo ad auguravi un buon 2008. A proposito della cooperazione Cina-RDC come lei sa, nel mese di settembre 2007, c’è stata la firma di un accordo tra un gruppo di imprese e banche cinesi e la controparte congolese. Dalla firma di quest’accordo, gli esperti, gli ingegneri ed i tecnici dei due paesi si sono messi al lavoro per portare a termine le modalità concrete di questa cooperazione gigantesca. Che io sappia, hanno praticamente coordinato il loro lavoro, da una o due settimane. Dunque, in un futuro molto prossimo, ci sarà l’avviamento di prime sezioni di progetti, oltre alla visita del governatore di Lexim Bank, che è uno degli attori di questa cooperazione. Questa banca finanzierà tutte le operazioni. Mi affretto a dirvi che è atteso verso la fine di questo mese di gennaio precisamente per segnare l’inizio dei lavori. Sarà accompagnato dai rappresentanti di due imprese che sono implicate in questa cooperazione, cioè Crec e Sinohydro. Sono imprese importanti in Cina che hanno competenza nella realizzazione di grandi lavori. Ecco! Si è in uno stato abbastanza soddisfacente del lancio di tutti questi progetti.

Quale è il ruolo del governo cinese in questi progetti?

Il governo cinese sostiene completamente le banche e le imprese cinesi negli sforzi di cooperazione  con i paesi in via di sviluppo. In alcuni paesi, lo schema vuole che sia il governo stesso a firmare gli accordi con i governi dei paesi in questione. Per il caso della RDC, c’è stata la preoccupazione non di appesantire il debito già contratto. Non si può copiare lo stesso schema per ogni governo. La Cina ha voluto differenziare le cose, affidandosi allo schema da impresa ad impresa. Le autorità congolesi hanno dunque affidato il compito alla Gecamines. Si tratta di una joint-venture. È questa joint-venture che prenderà in prestito il denaro di Lexim Bank e lo rimborserà. Questa cooperazione si sostiene su prestiti nella prospettiva dello sfruttamento in comune delle risorse naturali. L’idea di questa cooperazione precisamente, è di condurre due operazioni simultaneamente. Da un lato, lo sfruttamento delle risorse naturali, dell’altro, la realizzazione dei lavori pubblici. Dunque, l’avviamento sarà simultaneo. Ciò vuole dire che la banca dovrà investire, fin dall’inizio, allo stesso tempo nello sfruttamento delle risorse naturali e nella realizzazione dei lavori pubblici. È un’idea brillante.

Chi rimborserà la banca?

Non il governo della RDC. È questa joint-venture creata precisamente dal gruppo cinese e da Gecamines, con il dividendo che deriverà dallo sfruttamento delle risorse naturali. Alla fine, le due parti si ritrovano in questa cooperazione. Da un lato la banca e le imprese cinesi avranno la loro parte con lo sfruttamento delle risorse naturali. Dell’altro, la RDC, attraverso la Gecamines, beneficerà dei suoi vantaggi con i lavori di infrastrutture che saranno realizzati. Quanto allo sfruttamento delle miniere, questo richiede investimenti giganteschi. E mi creda, così come gli esperti hanno lungamente discusso sulle modalità concrete, si tratta di qualcosa che s’inserisce in una logica benefici-benefici, che ne è il principio base. Non ci sarà squilibrio. Non è nostra volontà quella di creare uno squilibrio in questa cooperazione. Sarà qualcosa di benefico tanto per la parte cinese che per la RDC. Sarà una cooperazione molto equilibrata.

Come far evitare alla RDC la spirale dell’indebitamento?

Questo problema ci ha preoccupati fin dall’inizio. Ed è precisamente per la preoccupazione di non  appesantire i debiti del governo della RDC che abbiamo inventato questo modello creando una joint-venture. La responsabilità è dunque chiara. Nel peggiore dei casi, se questa joint-venture non lavora bene e non arriva più a rimborsare la banca, è la banca che si prende la responsabilità e il rischio. Il governo della RDC non è obbligato a rimborsare al posto di questa joint-venture. Fin dall’inizio, si è voluto evitare uno scenario che appesantisse i debiti del governo della RDC. Detto ciò, e questo riassicura i partner, è che noi, come gli ingegneri, i responsabili delle imprese di banche e le imprese cinesi tanto quanto i responsabili congolesi, siamo gente seria. Lanciandoci in tale affare, si è bene analizzata la situazione. Studi di fattibilità sono stati condotti. Gli esperti hanno studiato tutti i dettagli dell’operazione. La conclusione è semplice: attraverso questa cooperazione, il rischio è minore. Invece, ci sarà un profitto per le due parti. Un lavoro meticoloso e dettagliato è stato fatto dalle due parti. Non si fa avventurismo in una cooperazione di tale portata. Quello che ci lega alla parte congolese è fondato su una base seria.

Secondo alcune critiche, il denaro messo a disposizione della RDC rischia di squilibrare la sua economia. Cosa rispondete a questa critica?

Non sono critiche fondate sulla realtà, poiché la realtà ve l’ho spiegata: non ci sarà indebitamento del governo della RDC. Questo è stato del resto spiegato fin dall’inizio, in occasione della firma di quest’accordo. Questi timori o queste critiche non sono fondati. E su questo punto, ho ricevuto giornalisti tanto della stampa congolese che occidentale. Ho discusso con i miei colleghi europei o con le delegazioni venute dall’Europa. Ho spiegato bene ciò che avevo detto per riassicurare tutti, precisamente per quanto riguarda questa preoccupazione o questo timore di vedere il debito della RDC appesantirsi ancora con la firma di questo accordo. A proposito dello squilibrio dell’economia congolese, penso che sia ancora un timore ingiustificato. Per sviluppare l’economia di un paese, occorre innanzitutto sviluppare l’infrastruttura. Se non ci sono infrastrutture, non si può fare nulla. E credo che le autorità congolesi abbiano ragione di privilegiare i progetti di infrastrutture in questa cooperazione. Noi cinesi, abbiamo fatto questo percorso nella vasta riforma della nostra economia verso la fine degli anni 70. Avevamo messo l’accento, ed anche oggi, noi mettiamo l’accento sullo sviluppo delle infrastrutture che è determinante per lo sviluppo economico di un paese. Anziché squilibrare, come alcuni temono, l’economia, sarà certamente un fattore benefico, determinante ed indispensabile per lo sviluppo economico dell’insieme del paese.

Nelle relazioni tra la RDC e le istituzioni di Bretton Woods, si ritorna regolarmente su una cosa: l’incapacità del Congo di assorbire crediti. Pensate che la RDC potrà essere capace di assorbire i miliardi cinesi?

Credo che il ministro Lumbi abbia utilizzato una parola che caratterizza certamente questa cooperazione: il "baratto". Da un lato, lo sfruttamento delle miniere, dell’altro la realizzazione dei lavori pubblici. Non si tratta dunque di rimettere miliardi tra le mani delle autorità congolesi perché le utilizzino per realizzare lavori pubblici. No! È una cooperazione che consiste nel creare, come ve l’ho descritta, una joint-venture. Cioè, ci sono, non soltanto gli esperti congolesi, ma anche degli esperti cinesi che lavoreranno insieme per gestire tutti i progetti, tanto la situazione delle miniere che la realizzazione dei lavori pubblici. Non si tratta dunque di miliardi messi a disposizione della cassa nazionale della RDC. No. Non è quello. È la joint-venture che gestirà tutte le operazioni.

Poiché parlate del baratto, cosa è stato fatto a livello delle strutture messe in opera  per fare in modo che lo scambio sia equo?

Come ho spiegato poco fa, gli esperti delle due parti hanno lavorato seriamente ed in modo meticoloso per condurre studi di fattibilità. Hanno già realizzato un lavoro notevole e tutto è fondato su una base solida, dopo il lavoro serio degli esperti. Non è un’immaginazione politica. Sono studi di fattibilità realizzati da esperti. Come ho detto, teoricamente, se c’è un fallimento in questa cooperazione, è la banca Lexim Bank che prenderà il rischio e si prenderà le sue responsabilità. Ma la banca è fiduciosa, perché ci sono precisi studi di fattibilità che sono stati già condotti e che dimostrano chiaramente che non c’è motivo di temere. Del resto la Cina è presente in Africa da decenni e conduciamo già cooperazioni di questo tipo. Forse non esattamente sullo stesso modello, ma secondo la realtà dei paesi. In altri stati, abbiamo già attuato con successo questo tipo di cooperazione, come in Africa del nord ed in Sudafrica. E ciò è andato molto bene. Noi siamo fiduciosi per quanto riguarda la RDC.

Si parla sempre più dell’Unione europea che si metterebbe d’accordo con la Cina per prendere in considerazione la cooperazione con l’Africa. La Cina non teme di essere condizionata dall’Unione europea?

No! La Cina è un paese sovrano che ha una politica diplomatica ben determinata. In realtà, la nostra diplomazia è fondata su un principio che si riassume in due parole: la pace e lo sviluppo. La nostra visione è chiara e precisa. Non c’è motivo di temere che la Cina sia condizionata da altri partner. Sviluppiamo le nostre relazioni di cooperazione con tutti. Con l’Africa, l’Asia, l’America e l’Europa. Abbiamo relazioni di cooperazione con tutti. A proposito, dell’idea di cooperare meglio tra la Cina e l’Europa nei nostri sforzi di aiutare nello sviluppo i paesi africani, ci sosterremo sui grandi principi che guidano la nostra diplomazia: rispetto reciproco e vantaggi reciproci. Poiché questo principio è fissato e rispettato, non si può prevedere un’altra cooperazione che consiste nel danneggiare la cooperazione esistente. Non è la visione dei cinesi. Penso che gli europei non proporranno tale cosa ai cinesi. Se la Cina e l’Europa arrivano a cooperare allo scopo di aiutare i paesi africani, ciò deve essere qualcosa di vantaggioso e di benefico per i paesi africani. Diciamo: occorre che le cooperazioni si completino.

In concreto, quest’idea cosa vuol dire? Si potranno vedere un giorno progetti finanziati congiuntamente dalla Cina e dall’Europa a profitto dell’Africa?

Per il momento, non sono ancora al corrente dei progetti concreti, condotti congiuntamente dalla Cina e l’Europa. Il nostro principio, è che siamo favorevoli a tale cooperazione nel senso di favorire lo sviluppo economico dell’Africa. Concretamente, non si ha ancora un progetto comune, ma credo che si inizino a fare passi in questo senso. Ci sono progetti di costruzione di tronconi di strade in Africa finanziate da istituzioni internazionali, compresa l’Unione europea, o altri paesi europei. In questi progetti, quando ci sono state gare d’appalto, sono state le imprese cinesi che hanno vinto i lotti dei progetti finanziati da istituzioni internazionali o europee. Penso che sia una buona forma di cooperazione. Poiché, da un lato, ci sono istituzioni finanziarie internazionali, dall’altro, imprese cinesi che possono realizzare questi progetti. È qualcosa di benefico, perché le imprese cinesi, quando realizzano questi progetti, lo fanno al minor costo con una migliore prestazione. Basta constatare le cose che sono realizzate ovunque in Africa, dall’Africa del nord fino al Sudafrica per convincersene. Nella RDC, ci sono tronconi di strade che sono stati realizzati da imprese cinesi. Credo che le autorità congolesi e la popolazione delle regioni interessate ne siano contente.

La cooperazione Cina-RDC risale agli accordi di settembre 2007. Si possono sapere i settori che hanno beneficiato della competenza cinese?

Come ho spiegato poco fa , ci sarà presto la visita del governatore di Lexim Bank per concretizzare questa cooperazione. Del resto, dalla firma dell’accordo-quadro di questa cooperazione, gli esperti delle due parti hanno lavorato molto per portare a termine le modalità concrete. Per una cooperazione di tale portata, occorre un lavoro meticoloso di preparazione. Per quanto riguarda la seconda parte della vostra domanda, credo che siano tutti i settori che interessano gli investitori cinesi. Perché è un paese che ha tutti i vantaggi per un vero sviluppo economico. Non c’è solo il settore minerario. Avete bisogno di tutto in effetti. L’industria: anziché importare tutti i prodotti dell’estero, sarebbe meglio che voi creaste le vostre fabbriche, sviluppaste la vostra industria per produrre materiale di costruzione, materie di base come l’acciaio, il ferro, ecc.

Voi avete bisogno di produrre articoli d’uso corrente. Potete farlo. Le automobili, anziché importarne, basta creare una fabbrica di macchine, anche se all’inizio non si ha realmente la tecnologia. Ma almeno, si può fare l’assemblaggio e dopo sviluppare la tecnologia. Dunque, tutti i settori potranno svilupparsi, se avete una politica ben definita per sviluppare la vostra industria. L’agricoltura anche. Avete condizioni naturali molto favorevoli. Avete una superficie di terre coltivabili comparabile a quella della Cina. Purtroppo, molte terre sono abbandonate. Occorre creare un ambiente favorevole per attirare gli investitori. Che sono là! Sono pronti a venire, ma osservano ancora. Perché non sono ancora molto sicuri dell’ambiente per fare affari. Poiché sono persuasi che tutto è già messo sulla buona via, gli investitori verranno a lavorare. Sono sicuro che investiranno in tutti i settori, dall’industria, all’agricoltura, al turismo. Su questo punto, avete potenzialità turistiche enormi, una foresta vergine, vaste riserve naturali, bei paesaggi. Sono stato molte volte nell’Est del paese, nella regione dei grandi laghi. Paesaggi fantastici. E se si arriva a sviluppare il settore turistico, ci saranno molti turisti che verranno. Tutto ciò interessa gli investitori. Credo che il governo della RDC dovrebbe compiere sforzi per creare un clima d’investimento attraente perché la gente venga. Io, come ambasciatore della Cina, non fermerei gli sforzi per incoraggiare la gente a venire a vedere, a farsi un’idea esatta prima di restare. Un investitore potente è già venuto a firmare un accordo per coltivare una piantagione di 300.000 ettari di palmeraie. È un buon colpo. Ora, i preparativi sono in corso per piantare. Un progetto tipico dell’investimento cinese in un altro settore che non sia quello delle miniere.

Quante imprese cinesi sono già in Congo?

Non ho cifre esatte. Ma so che ci sono molte grandi imprese cinesi. C’è ad esempio l’impresa delle telecomunicazioni ZTE. È precisamente il proprietario di ZTE che ha avuto l’idea di investire nelle palmeraie. C’è anche la società Wang Wi che è là da tempo. E quindi, molte società sono nei lavori pubblici, nella costruzione delle strade: Sinohydro ad esempio. Un’altra opera nel settore dei ponti e delle strade. Citeremo altre imprese importanti nel settore minerario. Non poche piccole imprese lavorano anche nel settore delle miniere. Ma poiché non sono venute a registrarsi all’ambasciata, non ho l’idea del loro numero. In ogni caso, spero che ci siano sempre più investitori che vengano e che non lavorino soltanto nel settore minerario, ma anche in altri settori, anche in quello immobiliare. È un paese che ha in gran parte bisogno di costruzioni, tanto per gli alloggi, gli uffici che per altri impianti come i supermercati, ecc..

Si può conoscere il numero dei cinesi vivono in Congo?

È un vero rompicapo, perché coloro che vengono non si registrano all’ambasciata. Ritornano, ripartono senza che lo sappia. È molto difficile fare un censimento. Non c’è obbligo per i cittadini cinesi di registrarsi all’ambasciata. Alcune grandi imprese hanno avuto l’idea di informarsi presso l’ambasciata per esaminare la situazione degli investimenti. Ma i piccoli imprenditori, molto spesso, vengono e ripartono, ritornano senza che l’ambasciata lo sappia. È molto difficile avere un’idea esatta.

Quanti cinesi verranno per i lavori di infrastrutture nella RDC, si avanzano cifre tra i 20 mila e i 40 mila?

Occorre innanzitutto eliminare questa visione che è molto vecchia, quest’immagine che ricorda il vecchio tempo dove la manodopera cinese a buon mercato era utilizzata in maniera massiccia nella realizzazione dei lavori di base in altre regioni del mondo. È un’immagine che è già superata. Ed ora, ciò che si constata in Africa o in altre regioni del mondo, quando occorre realizzare cantieri da parte di imprese cinesi e che ci sono sì cinesi ma soprattutto manodopera locale. La ragione è molto semplice. La manodopera locale è economica. È molto più interessante utilizzare la manodopera locale che fare venire operai cinesi che non sono più economici e costano molto. Dunque, è nettamente più interessante utilizzare la manodopera locale che fare venire molta manodopera cinese. Eccetto gli ingegneri, i tecnici ed alcuni operai qualificati perché i lavori vadano rapidamente. Non si è ancora calcolata la cifra esatta dei cinesi che arriveranno. È un dettaglio. Non è importante, poiché importante è realizzare i lavori, gli studi di fattibilità. Si dice che la Cina possa sviluppare atteggiamenti impérialisti come il mondo occidentale. E’ di questo parere?

Evidentemente, non si può essere d’accordo con questa visione per cui la Cina diventerà un paese imperialista. La Cina non è mai stata un paese imperialista. Al contrario, la Cina si è sempre mostrata molto amichevole riguardo agli altri paesi in via di sviluppo, perché anche noi siamo in una fase di sviluppo. La Cina è il più grande paese in via di sviluppo. Incontriamo le difficoltà degli altri paesi in via di sviluppo. Abbiamo simpatia e comprensione per gli altri paesi in via di sviluppo e pensiamo che da soli non ci si possa sviluppare a fondo. Occorre che tutti i paesi in via di sviluppo crescano insieme. È ciò che permetterebbe al mondo di svilupparsi realmente. L’esempio può essere molto semplice. Se la RDC arriva a svilupparsi rapidamente nei settori economici, industriali, agricoli… scaturirebbe un grande mercato per i prodotti cinesi. E gli scambi tra la Cina e la RDC potrebbero moltiplicarsi per dieci, venti, cento. Dunque, è qualcosa di benefico. Lo sviluppo degli altri paesi in via di sviluppo sarebbe qualcosa di fondamentalmente benefico anche per la Cina. Diciamo sempre che occorre per i paesi in via di sviluppo aiutarsi su una base benefica di vantaggi reciproci. Non ci sono mai state idee imperialiste nella diplomazia cinese. Il fatto è tutto qui. Abbiamo fornito molti aiuti ai paesi in via di sviluppo, compresa la RDC senza alcun retropensiero. Non abbiamo mai provato a dominare o controllare o influenzare questo o quel paese. Al contrario, quando apportiamo qualcosa, lo facciamo con sincerità. Pensiamo che sarebbe meglio se lavorassimo insieme sulla base degli interessi reciproci. È sempre il nostro messaggio.