IL FATTORE K E LA "RESISTIBILISSIMA" ASCESA DI D'ALEMA
a cura di G.P.
Forse a qualcuno saranno sfuggite le solite esternazioni di Cossiga apparse sul Corriere della Sera del 23 febbraio. Debordanti certamente, ma anche assolutamente veritiere. Massimo D’Alema giunse alla guida del secondo governo dell’era ulivista (dopo la spallata a Prodi da parte di Rifondazione) quasi con un compito preciso, scientemente sostenuto dai voti dell’UDR di Cossiga e con la preventiva approvazione degli alleati americani. Lo stesso Cossiga confessa di aver pensato subito al baffetto terribile nato a Roma ma regnante a Gallipoli, per dare una mano agli americani ed agli inglesi che si accingevano a bombardare
L’ INTERVISTA ALL’ EX PRESIDENTE COSSIGA
«Portai D’ Alema a Palazzo Chigi per fare la guerra»
Gli americani e gli inglesi avevano bisogno dell’ Italia come portaerei nel Mediterraneo per lanciare la guerra del Kosovo
ROMA – Presidente Francesco Cossiga, senta: tornando alle cronache del 1998, verrebbe da dire che se il Kosovo è riuscito a proclamare la sua indipendenza, un po’ del merito è anche suo… «Lei vuol fare della dietrologia, se ho ben capito…». Con il rispetto che si deve a un ex capo dello Stato, naturalmente. «Va bene, così mi piace. Allora: intanto, sgombriamo ogni dubbio. Per mandare Massimo D’ Alema a Palazzo Chigi, da dove poi ordinò gli attacchi aerei e terrestri contro i serbi, in Kosovo, non ci furono complotti, tra il medesimo D’ Alema, Franco Marini e il sottoscritto». No? «No. Posso raccontarle, tanto ormai è passato del tempo, che, caduto Prodi, per mano rifondarola, l’ ambasciatore britannico e il consigliere militare statunitense vennero da me, che all’ epoca guidavo un modesto partito di transizione…». L’ Udr. «Appunto. Ebbene, i due vennero da me e mi spiegarono lo scenario. Io li ascoltai e…». Sintesi del colloquio, signor Presidente? «La regione dei Balcani sta per esplodere, abbiamo bisogno dell’ Italia, la più efficiente portaerei del Mediterraneo». E lei? «Sapevo che erano venuti da me, anche perché io, con i voti del mio partitino, potevo sostituire Rifondazione. E decidere. Così, a quel punto, decisi pure che Massimo D’ Alema sarebbe stato il premier giusto. Perciò salii al Quirinale e, in un colloquio di due ore e mezza, lo spiegai al mio successore, Oscar Luigi Scalfaro. Adesso, lasciamo stare che quando uscii…». Cosa? «Ricorderà… certi giornali titolarono: "L’ ex capo dello Stato conferisce a D’ Alema l’ incarico…". Che, poi, tra l’ altro…». Che cosa? «Massimo neppure era convinto. Pensi che la mattina dopo, alle 7, suonano alla porta di casa. Chi era?». Escluderei D’ Alema… «Infatti. Era Marco Minniti. Che mi spiega le perplessità di Massimo. Ma io lo mando indietro dicendo che non devono esserci perplessità. Che Massimo, in un momento tanto delicato, avrebbe saputo premere di certo i tasti giusti…». Infatti, poi, i piloti dei nostri caccia premettero quelli per sganciare le bombe… «I piloti della Marina, che si alzavano in volo dalla Garibaldi a bordo degli Harrier, si comportarono magnificamente. Come, d’ altronde, anche i nostri commando». I commando, scusi, dove? «In Kosovo…». Reparti speciali italiani si infiltrarono in Kosovo? «Esatto. E in divisa da combattimento, ovviamente. Altrimenti, in caso di cattura, avrebbero rischiato d’ essere fucilati». Intanto, Armando Cossutta, che pure con il Pdci stava nella coalizione di governo, andava però a trattare con Milosevic… «Guardi, io temo che, ancora oggi,
(23 febbraio 2008) – Corriere della Sera