LA STRATEGIA ENERGETICA a cura di G.P.

 

Come annunciato da Gianfranco La Grassa nel suo articolo di ieri vi proponiamo l’intervista a Daniel G. Nocera, docente al Mit di Boston, il quale parla delle ricerche in atto sulle nuove fonti energetiche (in particolare quelle solari) che dovrebbero, nel medio-lungo periodo, quantomeno affiancare gli idrocarburi, in previsione di una maggiore scarsità di quest’ultimi.

Si tratta di una intervista sobria che non disegna i soliti scenari catastrofici come generalmente sentiamo ripetere dai tanti sacerdoti dell’apocalisse energetica, sempre pronti a rifilarci le loro teorie “sottrattive” (cioè quelle sulla decrescita) per favorire interessi tutt’altro che nobili.

Ho sempre creduto che questo tipo di visione tragica, sebbene fondata su dati più o meno veritieri, tenga volutamente fuori dal proprio modello la possibilità delle “rotture” tecnico-scientifiche che mandano istantaneamente in frantumi gli schemi unilineari e statici con i quali si affrontano questi problemi, al solo fine di spaventare la gente per meglio raggirarla ideologicamente.

L’Eni, impresa italiana di punta del settore energetico, nonostante sia all’avanguardia nei processi estrattivi di idrocarburi, si dedica anche alla ricerca e allo studio di queste soluzioni innovative e non potrebbe fare altrimenti. In un sistema come quello capitalistico per mantenere certe posizioni sul mercato bisogna correre come forsennati altrimenti si rischia di cadere all’indietro o di farsi mangiare dai concorrenti.

Quindi dal punto di vista strategico, è impossibile rinunciare alle attuali fonti energetiche perché chi riuscirà ad aggiudicarsi i giacimenti migliori e a stabilire politiche e alleanze lungimiranti sulle fonti attualmente disponibili (vedi i vari accordi sugli oleodotti e gasdotti citati da La Grassa), sarà meglio posizionato e avrà le risorse necessarie per utilizzare le novità del futuro.

Sole, vento, acqua ecc. ecc. potrebbero costituire l’avvenire dell’energia ma finché ci sarà una sola goccia di petrolio o di gas (a livelli tecnologici dati) quest’ultimi saranno in cima ai pensieri delle imprese e degli Stati. Oppure, se ottenere energia dagli idrocarburi diverrà meno profittevole, perché la scarsità ne aumenterà i costi o in virtù di scoperte che miglioreranno la resa delle cosiddette fonti alternative, state tranquilli che i più intelligenti invertiranno subito la rotta. Buona lettura.

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Enel e Sharp: in Italia la prima fabbrica di pannelli solari

di Federico Rendina

Italia fotovoltaica, promette l’Enel sull’onda della grande alleanza
annunciata ieri mattina. Insieme al colosso giapponese Sharp, leader
mondiale dei pannelli che catturano il sole, si agguanterà il business
con una doppia operazione. Nelle prossime settimane una joint venture
a lieve maggioranza Sharp. Per far nascere tra fine 2009 e inizio 2010
la prima fabbrica in Italia (ma forse sarà più di una) di pannelli
dell’ultima generazione, quelli a film sottile di silicio, capaci tra
l’altro di assumere forme complesse ben adattandosi anche alle
costruzioni esistenti.
All’inizio si assembleranno i moduli fabbricati in Giappone. Ma
dall’anno successivo si farà tutto in casa, per esportare in tutta
Europa privilegiando però l’altra operazione prevista dall’accordo: la
costruzione, in Italia, di una serie di impianti di generazione
elettrica solare che probabilmente troveranno posto nei terreni Enel
che circondano le sue centrali "tradizionali", sfruttandone le
connessioni alla rete.
Almeno 700 milioni di euro da mobilitare per quest’ultima operazione,
per far funzionare entro il 2011 impianti capaci di oltre 160 Megawatt
di picco. Non tantissimo, se pensiamo che una singola centrale
elettrica tradizionale fa almeno cinque volte tanto. Ma abbastanza per
avviare una vera "filiera" nazionale del fotovoltaico.
Non di meno si investirà per la fabbrica di pannelli, anche se i
parametri economici saranno definiti nei prossimi mesi, quando il
memorandum of understanding annunciato ieri mattina dall’Enel potrà
sfociare nella joint, con tanto di quote e business plan dettagliato.
Si sa che l’operazione ha tutte le potenzialità del grande affare.
Anche perché il trend è teoricamente favorevolissimo al nostro paese,
ora costretto a rivolgersi ai fornitori esteri sia per le tecnologie
che per i materiali del fotovoltaico (ma nell’eolico è lo stesso). La
combinazione tra la più alta dipendenza europea dalle fonti fossili (e
dal relativo import) e le caratteristiche impagabili del "paese del
sole" ci stano infatti mettendo virtualmente al primo posto nella
corsa alla convenienza del fotovoltaico rispetto alla produzione
elettrica non rinnovabile.
Nel frattempo gli incentivi pubblici ci sono, robusti. Serviranno (un
po’ sta accadendo, molto potrebbe accadere nei prossimi mesi) a
lanciare l’operazione fino al momento in cui le curve di convenienza
si incroceranno.
Cosa che da noi, proprio per la combinazione tra oneri altissimi per
gli idrocarburi e "resa" senza pari del sole, dovrebbe avvenire con
anticipo rispetto alla media internazionale. Che gli analisti
collocano peraltro in un orizzonte temporale ormai vicinissimo: tra il
2010 e il 2020. Ciò grazie ai progressi nell’efficienza e
nell’economicità dei pannelli di ultima generazione: il film sottile a
tripla giunzione che caratterizza la tecnologia Sharp raffredda i
costi di produzione addirittura del 30%.