ESISTONO DUE AMERICHE? ELEMENTI DI GEOGRAFIA ELETTORALE
di Gaël RABALLAND* (fonte diploweb, trad. Di G.P.)
* Chercheur associé à l’Institut Choiseul, Paris
Esistono realmente due Americhe? Non si tratta di una divisione artificiale derivante dal debole clivage ideologico tra i due partiti dominanti e la mancanza d’omogeneità tra queste due Americhe?
Due Americhe sulle carta
Sul modello del clivage europeo destra-sinistra, si ha spesso l’impressione, in Europa, che il voto democratico sarebbe un voto di sinistra diametralmente e ideologicamente opposto al voto repubblicano di destra. Così, nei risultati dell’elezione presidenziale del 2004, numerosi osservatori della politica americana hanno visto in questo voto due Americhe: quella della Nuova-Inghilterra, democratica e dunque piuttosto di sinistra ed il resto del paese, repubblicano e dunque di destra, o di estrema destra. È vero che, dopo molti decenni, grandi regioni elettorali sembrano così delineate con: 1.
Carte 1. Evolutions politiques américaines depuis 1960
La cristallizzazione politica di queste regioni sembra essersi realizzata soprattutto durante due epoche: l’inizio degli anni ‘60 e l’ inizio degli anni ‘80. Trattandosi di una oscillazione a vantaggio del partito repubblicano alla metà degli anni ‘60, si può citare l’esempio dell’Alabama. Così, nell’elezione del 1960, Kennedy guadagnò più del 55% dei suffragi espressi. Ma quattro anni più tardi, il partito repubblicano raggiunse quasi il 70% dei suffragi (vedere tabella 1). Da allora, i risultati in questo Stato sono quasi simili, elezione dopo elezione.
Tableau 1 : Elections présidentielles en Alabama en 1960 et 1964
Etats-Unis. Elections présidentielles en Alabama en 1960 et 1964
Source statistique : http://www.uselectionatlas.org/RESULTS/index.html
Quest’inversione elettorale si spiega abbastanza facilmente con il fatto che una buona parte dell’elettorato del profondo Sud ha chiaramente rifiutato l’evoluzione del partito democratico a favore delle minoranze, in particolare razziali. Ma, come ha scritto Roz (1931), “l’uomo medio non vota per qualcosa ma contro qualcosa”.
In questo caso, più che un’adesione al partito repubblicano, quest’elettorato per lo più bianco del Sud degli Stati Uniti si è di fatto pronunciato contro l’evoluzione ideologica e politica del partito di Lyndon Baines Johnson. Tuttavia, il partito democratico ha continuato su questa strada nel corso degli anni 1960 ed all’inizio degli anni ‘70. Una parte dell’elettorato democratico, così, si è sentita come in bilico rispetto a questo discorso e quando apparirà quello “sulla maggioranza morale” alla fine degli anni 1970, molti elettori democratici nel Middle West faranno il passo. Quest’oscillazione del Middle West, in particolare del Texas, si è sostenuta su discorsi ricorrenti, spesso populisti, in particolare contro l’establishment, il governo federale e le imposte e per un’immissione più importante della morale e della religione in politica.
I miti della geografia politica americana
Nonostante questa divisione che sembra abbastanza netta tra democratici e repubblicani, la geografia politica americana è più complicata di quanto sembra. Così, quando si analizzano, al livello delle contee, i risultati dell’elezione del 2004, che sembrano essere il prototipo di un’elezione polarizzata, e se si esclude il nord del Texas, Oklahoma e Missouri, ci si accorge che tutte le regioni comprendono contee democratiche e repubblicane. Anche in uno Stato considerato come il cuore delle regioni repubblicane, qual è il Kansas, la contea di Wynadotte (a sud di Kansas city) vota democratico in tutte le elezioni dal 1960.
Carte 2 : Le vote à l’élection présidentielle de 2004 par comtés
Michael Gastner, Cosma Shalizi, and
Uno dei clivage più importanti nella politica americana attuale è quello esistente tra, le grandi città da un lato e le campagne e le piccole città, dall’altro. Un esempio interessante è lo Stato di New York che, visto dall’Europa, è una delle zone democratiche per eccellenza. Ora, le contee urbane sono ovviamente acquisite ai candidati democratici ma tutte le contee rurali dello Stato votano, per lo più, repubblicano (vedere tabella 2).
Tableau 2. Vote démocrate en 2004 dans l’Etat de New York par comtés
Source statistique : http://www.uselectionatlas.org/RESULTS/index.html
L’omogeneità del voto democratico – e più ancora repubblicano – non esiste. Le analisi sociologiche dimostrano ad esempio che il voto repubblicano è lungi dall’essere fondato sulle stesse spinte. Il partito repubblicano è principalmente un’alleanza di due blocchi con interessi e motivazioni diverse: da un lato, elettori che fanno della religione e del riferimento ai valori morali, un imperativo per il loro voto e, d’altra parte, degli elettori che tengono ad uno Stato federale e ad imposte ridotte allo stretto necessario in tutti i settori. Contrariamente a ciò che è a volte detto in Europa, si è mostrato che le posizioni estreme in materia economica e religiosa/morale sono in gran parte minoritarie negli Stati Uniti (Ansolabehere e Al 2006). Anche se si assiste ad una radicalizzazione della vita politica americana, una maggioranza di elettori condivide un corpus di valori comuni e si divide, senza vera passione, su un numero limitato di temi. Così, combinando i voti e la partecipazione, l’America non è più rossa o più blu ma per lo più… viola (vedere carta 3) sapendo che una maggioranza degli elettori americani non si appassiona per il voto poiché, che sia il candidato democratico o quello repubblicano a vincere, l’elezione presidenziale non cambia sostanzialmente la politica adottata.
Carte 3 : Les votes démocrate et républicain par comtés en fonction de la participation
Michael Gastner, Cosma Shalizi, and
IN DEFINITIVA e affidandosi ad indagini sociologiche e di geografia elettorale, si può affermare che esiste una convergenza politica di lungo termine negli Stati Uniti. I partiti politici, come le altre istituzioni americane come le chiese, non hanno mai fatto molto posto al dibattito ideologico. L’epoca recente ribadisce fortemente questa tendenza. Una metà dei cittadini americani non vota e, per quella che vota, il partito democratico e quello repubblicano propongono discorsi simili in numerosi settori. Inoltre, il voto non appassiona affatto poiché un candidato alla presidenza, per essere eletto, deve fare la corte all’elettore-pivot e così proporre un discorso “al centro” sposando i movimenti dell’opinione pubblica. E, contrariamente a ciò che si crede in Europa, l’elettore-pivot americano somiglia molto più ad un abitante di Liberty nel Missouri che non ad un abitante che risiede vicino alla statua della libertà a New York. Ora, tanto si ha un’idea delle spinte del voto newyorkese altrettanto quanto sono in gran parte ignorate quelle dell’abitante di Liberty.