PRESENTAZIONE di PIGRIZIA E “PASSIONE” UTOPICA di G. La Grassa
Se me lo si consente, vorrei proporre (nel sito, http://www.ripensaremarx.it/pigrizia_e_passione_utopica.pdf) a esattamente vent’anni di distanza qualcosa che avevo scritto con altri intendimenti. Oggi ha probabilmente un significato un po’ diverso. Certamente, le situazioni non sono paragonabili, se non altro per lo scintillio tutto di superficie delle nostre società opulente e ormai tanto avanzate tecnologicamente. Inoltre, per certi versi, può sembrare impossibile paragonare l’umanità, che vediamo circolare intorno a noi, con quella del periodo di Gončarov e Čecov. Non dell’umanità, tuttavia, si tratta in realtà ma semplicemente del fatto che, secondo la mia opinione, non ci sono oggi artisti dello stesso livello; la vera differenza sta tutta qui.
L’aspetto esteriore è del tutto diverso, ma in definitiva anche nel presente periodo storico mi pare di avvertire la sensazione d’essere sospeso tra due epoche: una già di fatto finita pur se continua a produrre miasmi di vita, e un’altra che è la solita incognita rappresentata dagli accadimenti a venire. Ho l’impressione che un ceto intellettuale esausto e spremuto oscilli tra due alternative: dichiarare la “fine della Storia” o invece dedicarsi al mestiere di aspiranti “aruspici”; anche qui dividendosi tra una minoranza che prevede ancora il futuro con sufficiente ottimismo (pochi i veramente entusiasti) e una maggioranza che, se non annuncia la fine del mondo, poco ci manca. Non credo minimamente alla fine della Storia; sono convinto che sarà ancora molto lunga, e certo tormentosa come lo è sempre stata per gli uomini in ogni epoca. Non credo nemmeno ai futurologi che non ne hanno mai indovinata una; la conoscenza delle profezie passate (lanciate sempre da cervelli malati in ogni tempo) dovrebbe pur insegnarci qualcosa.
Meglio lasciar parlare gli artisti, i quali – forse senza grande consapevolezza – hanno la “strana” capacità di intravedere i segni, pur assai labili e incerti, di quanto sta “avanzando”. In genere, non li interpretano; solo chi si mette a mimare il filosofo lo fa, ma generalmente è un pessimo artista, solo un pedagogo mancato o un predicatore da cacciare dal pulpito. Gli artisti “intuiscono” gli eventi nei loro contorni più fluidi ma complessi; è esattamente quanto serve agli scopi di chi, con atteggiamento scientifico, non ha la pretesa di fare l’indovino, ma solo di orientarsi, a spanne, nella vita e di apprestare interpretazioni puramente ipotetiche, e assai più schematiche, al solo scopo di muoversi (agire) in certi contesti, onde non restare in piena paralisi ad osservare gli accadimenti man mano che …. accadono.
Ho già detto che gli artisti odierni non mi sembrano assurgere al livello di quelli dei secoli scorsi; per cui anche i personaggi, che fungono da incarnazione di certe dinamiche psicologiche e sociologiche, ecc., non hanno la stessa forza espressiva di quelli creati in passato. Tuttavia, osserviamo comunque i segnali che vengono lanciati. Secondo me, in questo senso, l’Oblomov e i personaggi cecoviani non sono fossili di un passato che più non torna, pur se le modalità del suo ripresentarsi sono tutt’affatto differenti nelle contingenze attuali. Vale quindi la pena di “ascoltarli”, perché siamo di nuovo in bilico di fronte ad un futuro che ancora non si apre – e nessuno venga a fare previsioni circa la sua effettiva apertura; se qualcuno si perita a farlo, non ascoltiamolo perché è sicuro che ci sta raccontando sciocchezze – ma crea tuttavia suggestioni, incertezze, angosce, amarezze; almeno nei non peggiori fra gli uomini. Poi ci sono i meri incoscienti, gli irresponsabili in servizio permanente effettivo che se ne “sbattono” di tutto e di tutti, vivendo il solo presente; ignoriamoli, per un breve momento.
PS Adesso saluto per un po’ i lettori del blog (e sito) poiché entrerò in un periodo di brevi vacanze (e cure). Penso ci risentiremo verso i primi di luglio. In questo periodo mi dedicherò alle riflessioni su alcuni nodi della nostra recente storia; solo per spunti assai sommari, per suggestioni “impressionistiche” e ipotesi di larga massima, non per l’approfondimento che sarebbe certo necessario, affidandolo però a storici veri.