PUO' PERSINO ESSERE DIVERTENTE (per dire) di G. La Grassa
Oggi bisogna passare da Il Giornale a Libero, dove c’è la solita simpatica ed esplosiva intervista a Cossiga. Ovviamente, in essa il “nostro”, come al suo solito, riduce tutto in chiave personale; ad esempio sostiene che le bordate di Repubblica contro il “mitico” network (di cui si parlava ieri e di cui egli stesso sarebbe membro importante) dipendono dal cattivo umore di De Benedetti che, in questi ultimi anni, è stato tenuto fuori dai più importanti affari italiani. Cossiga è però persona intelligente e sa di parlare per chi riesce ad almeno intuire che, dietro le sue parole “leggere”, ci sono ben altre motivazioni di una lotta evidentemente in atto; pur se è difficile capire se si tratta dell’agitazione di chi sta perdendo o se essa possa conoscere qualche recrudescenza.
Prima di continuare, suggerisco anche la lettura del fondo di Giannino, dov’egli ci rivela di aver avuto la fortuna di seguire, a suo tempo, la vicenda della scalata di Colaninno alla Telecom (allora contro Bernabé, oggi tornato alla guida dell’azienda). Egli ci garantisce che non ci fu nessuna “tangente” da Colaninno a chicchessia al fine di favorire l’operazione, vista di buon occhio da D’Alema (allora premier) per motivazioni “disinteressate”; per cui la famosa affermazione di Guido Rossi, su Palazzo Chigi come la più importante merchant bank in cui non si parlava inglese, è definita una “leggenda metropolitana”. Credo a Giannino tanto quanto credo a D’Avanzo, a Tavaroli, ecc.; a tutti i “simpaticoni” che partecipano agli scontri di potere, facendone i cronisti in certi casi, gli spioni in altri.
Del resto è bene ricordare alcune cosette da “uomini di mondo”. Intanto, non sempre si ricorre all’inganno e alla bugia; a volte, se è più utile raccontare la verità per battere gli avversari, la si racconta, mentre in altre circostanze ci si dedica alla menzogna. Non è tanto più “raccomandabile” chi dice la prima o invece la seconda, poiché tutto dipende dal contesto della lotta in corso e dagli scopi che il “sincero” o il “bugiardo” si prefiggono. Inoltre, non necessariamente s’immerge la punta del pugnale nel curaro; a volte si ottiene un migliore risultato intingendola in una sostanza che procura estasi ed euforia, estremo piacere, magari con qualche sognante stordimento. Infine, non è detto che si “ungano le ruote del carro” con vile denaro; è sufficiente far capire che date scelte attribuiranno a determinati personaggi un maggior potere, faranno loro assumere una posizione più centrale e rilevante nell’azione economica e politica degli ambienti che contano nella direzione di un paese; e siccome questi ambienti non sono mai un che di unitario, bensì attraversati da lotte più o meno acute per prevalere, imprescindibili diventano le scelte di campo, anche per i mediocri, per i personaggi di minor calibro.
Quando D’Alema aggredì
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I pezzi giornalistici di oggi ribadiscono comunque l’esistenza dello scontro di cui trovavo conferme ieri; e indicano con ancor maggior chiarezza che Cossiga (per null’affatto “pazzolico”, al massimo solo spiritoso e dunque più simpatico, malgrado non sia certo “farina da far ostie”) e Di Pietro (invece odioso e privo di qualsiasi senso dell’umorismo; mai fidarsi di chi non ne ha!) stanno su sponde opposte: da una parte, il partito “giustizialista”, rozzo e ottuso, vero baratro in cui cadrebbe il paese; e, dall’altra, il “mitico” network, dove la presenza di manager situati al vertice strategico delle industrie di punta sarebbe, in linea di principio, più rassicurante. Tuttavia, nemmeno di questo “gruppo” si riesce a capire bene la strategia; ho l’impressione di troppi compromessi, anche in sede di rapporti internazionali, dove mi sembra si svolga una gara a chi meglio conquista le “simpatie” americane (e almeno un membro del “mitico” network l’ho visto indicato quale componente del ben noto gruppo Bilderberg; se fosse vero, sarebbe molto significativo).
Sarò molto sincero fino in fondo. Non mi turba che si svolgano complesse e non chiare trame di potere (ci mancherebbe altro, bei fessi sarebbero quelli che trescano alla luce del Sole); non me ne sbatte nulla se ci sono tangenti o altri flussi di privilegi e (dis)onori vari. Voglio infine scandalizzare i moralisti, che sono pessimi individui, troppo spesso soltanto dei meschini intrallazzatori di mezza tacca le cui mene fanno loro conquistare piccoli posti da servi: non sarei troppo sconvolto (solo poco, poco, a seconda delle varie circostanze) quand’anche avessi la netta sensazione che, nelle trame varie di potere (quello effettivo), ci scappa qualche “morto ammazzato”. Mi interessa capire quale politica vogliono condurre dati gruppi che si battono per conquistare la direzione della “cosa pubblica”. Non ovviamente pensando disinteressatamente al complesso della popolazione – non facciano ridere certi “democratici” del piffero! – bensì ponendo in atto misure che comunque di fatto, pur perseguendo “scopi assai particolari”, hanno ricadute più generali e proficue per l’insieme sociale (o la maggioranza di questo) rispetto alle scelte di altri gruppi, magari ancora più ipocritamente “generalisti”, che ridurrebbero invece una intera società in poltiglia per dare assistenza, detta “pubblica”, alla sua parte apertamente parassitaria e “succhiasangue”.
Per giudicare delle “oscure trame”, delle lotte politiche in corso, ecc., dobbiamo tenere la barra dritta, attenerci cioè alla valutazione delle strategie attuate con riguardo al loro effetto complessivo, pur se svolte con spirito di parte. Sinceramente, ciò che preoccupa oggi è proprio l’estrema ristrettezza d’orizzonte delle decisioni prese dai gruppi economici e politici (lasciamo perdere, per decenza, quelli culturali, di una miserabilità senza pari). C’è solo da sperare nell’horror vacui e nel fatto che qualche “corrente” (necessariamente impetuosa, a questo punto) vada infine a riempirlo. Per il momento, tuttavia: “ovunque il guardo mira, / tutto un dolor mi spira, / tutto un piacer mi dà”. Beh, lasciamo perdere il “piacer” e per il momento teniamoci il “dolor”. Continuiamo però a insistere che non desideriamo più assistenzialismi inutili, bensì ben altre strategie “d’attacco”. Il giudizio sulla politica da qui deve partire; e auguriamoci che non tardi a venire il “riempimento del vuoto”, anche se dovrà possedere un impeto non proprio gradevole per molti!