MERCANTI DI TERRORE (a cura di G.P.)
Non vi è migliore definizione di quella del titolo, per classificare gli untori di questa fase pro-ambientalista, ormai stracolma di menzogne sesquipedali diffuse, a dosi omeopatiche, da sedicenti paladini dell’ecosistema (quelli che, con grande disinteresse ed ipertrofico altruismo, guardano trasognanti alle "magnifiche sorti e progressive" dell’umanità, tenendo però ben ferma la mano nelle tasche dei più prosaici contribuenti).
Questi protettori dei fiumi, dei mari, dei monti ecc. ecc. si prodigano per “consegnare alle future generazioni un mondo più salubre di quello attuale” (questa, almeno, è la motivazione ufficiale), denunciano gli eccessi dello sviluppo e se la prendendono con i consumatori incalliti e senza coscienza, che proprio non vogliono rassegnarsi alla frugalità e alla decrescita.
Peccato che tali benefattori (sempre presenti quando si tratta di stringere certi “affarucci ambientalmente corretti”) spesso non danno il buon esempio e si fanno pizzicare in condotte che nulla hanno a che vedere con le virtù perorate.
Ma non importa, primum vivere deinde philosophare, rigorosamente sulla pelle degli altri. E a chi non si vuole piegare ad una vita senza la lavatrice o senza l’autovettura, queste orde di parassiti annunciano l’imminente l’apocalisse e il giudizio universale. L’ultimo allarme lanciato da tali “catastrofisti” riguarda il prossimo disastro nucleare. Più aumenta l’allarmismo, più i loro piani (naturalmente di lunghissimo, periodo cosicché i finanziamenti durino almeno una generazione, la loro!), alternativi all’atomo, con vento, pannelli solari, olio di colza ecc. ecc. potranno commuovere la pubblica opinione e spingere lo Stato ad aprire il portafogli.
La prima condizione è propedeutica alla seconda.
Pertanto, sottoscrivo pienamente quello che dice Franco Battaglia nell’articolo pubblicato sul Giornale di oggi (e che qui riproduco), soprattutto nella parte dove afferma che gli speculatori dell’ambiente potranno continuare a fare i loro affari, in barba a qualsiasi principio di verità scientifica, proprio a causa dei timori di un’opinione pubblica tenuta costantemente sotto schiaffo dagli allarmismi ingiustificati.
Nucleare, inutile allarmismo: siamo tutti contaminati
di Franco Battaglia
La dose media di emissioni radioattive nella piazza della basilica di San Pietro è il triplo rispetto a quella vicino a Tricastin, la centrale francese dove si è verificata la "fuga". L’unica in allarme è la sinistra italiana. Il fisico Regge: "Rischi? E’ isterismo"
Se volete divertirvi a terrorizzare la gente, pronunciate la parola «nucleare» ed il gioco è fatto: una parola una garanzia. Pensate, una delle più potenti tecniche diagnostiche in medicina – la risonanza magnetica nucleare – ha dovuto cambiare nome: c’è chi la chiama risonanza magnetica, chi, più esterofilo, magnetic imaging, ma nessuno cita l’essenza della tecnica, che è nucleare.
E poco importa che i nuclei di cui trattasi sono quelli del vostro corpo. Il quale, tra l’altro, emette di suo una buona dose di radioattività, perché radioattivi sono alcuni nuclei che lo compongono, come il carbonio-14 o il potassio-40, contenuti in abbondanza anche nei cibi di cui si nutre, compresa l’insalata biologica: alla radioattività siamo esposti tutti i giorni e ce la portiamo dietro ovunque andiamo. Inoltre, siamo esposti quotidianamente a radiazioni provenienti dallo spazio extraterrestre e da altri nuclei radioattivi presenti in natura: come ognuno di noi, anche ogni fiocco di neve, ogni zolla di terra, ogni mattone delle nostre case, emette radiazioni. Viviamo quindi immersi in un rumore di fondo naturale sul quale non abbiamo controllo e col quale dobbiamo convivere. Quanto è elevato? Dipende da dove viviamo. In media, ciascuno di noi è esposto a una dose annua di circa 2.2 mSv (milliSievert, l’unità con cui si misura la dose radioattiva), ma gli abitanti di Napoli sono esposti a una dose quadrupla rispetto a quelli di Aosta; e in piazza S. Pietro, lastricata con cubetti di porfido naturalmente radioattivi per via del torio in essi contenuto, la dose è quasi doppia di quella entro il raggio di
Ma vi sono luoghi della Terra (in India o Brasile, per esempio) ove le popolazioni sono esposte a dosi anche 100 volte maggiori, senza che si osservino in esse maggiori incidenze di alcuna patologia legata alle radiazioni. Persino a quei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki che furono esposti a dosi istantanee di 200 mSv non è stato riscontrato alcun aumento di incidenza di cancro, né, a distanza di 60 anni, nella loro progenie.
Le attività umane hanno elevato quella dose annua a 2.8 mS, ma il 95% dell’aumento è dovuto alla diagnostica medica ai raggi X, visto che tutti noi, prima o poi, una radiografia la subiamo: le centinaia di esplosioni effettuate per test nucleari, ad esempio, hanno contribuito per meno dell’1% all’aumento del dosaggio.
Le misure di sicurezza adottate per tutte queste attività sono spropositate e sono state concepite accondiscendendo a due ipotesi di lavoro sconfessate dalla scienza: che non vi sarebbe dosaggio non innocuo e che il danno sarebbe direttamente proporzionale alla dose. Purtroppo, grazie alle istanze di un’opinione pubblica tenuta sotto pressione da allarmismi ingiustificati voluti da speculatori irresponsabili, quel che era un’ipotesi di lavoro è diventata una pratica scientifica; che non è precauzione e neanche sicurezza: mantenere standard di sicurezza per proteggersi da finti pericoli è dannoso e immorale, perché i costi necessari stornano denaro da reali emergenze.
Inoltre, ciò che andava usato per soli scopi radioprotezionistici, è stato usato per scopi diagnostici di radiopatologie. E così, per dire, siccome un individuo muore se esposto, istantaneamente, a 1000 mSv, è stato deciso che se 1 milione di individui sono esposti a 1 mSv aggiuntivi, allora di essi 1000 devono morire. Ed è su questo uso creativo della statistica che sono diffusi i più subdoli allarmismi, quelli che hanno fatto sì che il numero maggiore di decessi del disastro Chernobyl fu dovuto ai suicidi di individui terrorizzati dai mercanti di terrore.