GLI ANTINUCLEARISTI SONO DEI POLLI D’ALLEVAMENTO
a cura di GLG e di G.P.
Siccome conosciamo bene i “polli d’allevamento” che si scandalizzano per certi articoli di Battaglia, ci siamo riservati di pubblicare l’intervista al Fisico Tullio Regge (uomo che non può certo essere definito di destra, anzi tutt’altro!), solo dopo i primi commenti sdegnati dei soliti spiriti pii, che puntualmente sono giunti a destinazione. Insomma, abbiamo lasciata aperta la batteria e i sempliciotti ammaestrati vi si sono infilati proprio come ci aspettavamo.
La litania di questi piagnucolosi di ambientalisti con le bende sugli occhi è sempre la stessa: 1) Franco Battaglia non sarebbe credibile perché pagato dalle multinazionali e da gruppi di potere responsabili dell’inquinamento del pianeta 2) Il Giornale non è una fonte attendibile perché di proprietà della famiglia Berlusconi. Parafrasando Bernstein si potrebbe dire “la fonte è tutto, il contenuto non è nulla!”. Peccato che gli idioti che seguono pedissequamente le menzogne ideologiche dominanti, perorate dai vari Al Gore o, qui da noi, dai saprofiti e untori di “palazzo” come i Verdi (per non parlare di tutte le altre sigle ecologiste di contorno che si lanciano come piranha sui fondi statali), non si prendano mai la briga di leggere attentamente i dati scientifici forniti a supporto di tali previsioni catastrofiche.
Tullio Regge, in questa intervista che vi proponiamo, definisce “dicerie terroristiche” quelle lanciate a proposito dei piccoli incidenti capitati in alcune centrali nucleari francesi, in questi ultimi mesi. Addirittura, si tratterebbe di episodi fisiologici, laddove il materiale disperso è o di bassa radioattività o con una radioattività di breve periodo. Inoltre, il Fisico torinese fa rilevare che esiste un clima di isterismo antinucleare e antiscientifico creato ad arte (questo lo aggiungiamo noi), per lucrare e speculare sulla paura collettiva.
A scanso di equivoci, prima dell’intervista, pubblichiamo la scheda biografica di Regge, tratta da Wikipedia
TULLIO REGGE (FONTE WIKIPEDIA)
Tullio Regge (Torino, 11 luglio 1931) è un fisico e matematico italiano. Attualmente insegna teorie quantistiche della materia presso il Politecnico di Torino.
Tullio Regge si laurea in fisica a Torino nel 1952. Dal 1954 al 1956 è alla Rochester University dove consegue il PhD in fisica. Tra il 1958 e il 1959 è al Max Planck Institut di Monaco di Baviera, dove collabora con Heisenberg.
Nei primi anni 1960 definisce quello che è noto come Calcolo di Regge, una formulazione semplificata della relatività generale. Ottiene la cattedra di fisica teorica all’Università di Torino nel 1961. Negli anni ’60 e ’70 lavora negli Stati Uniti, prima alla Princeton University e poi all’Institute for Advanced Study. Diviene membro di questo istituto nel 1964, per ritornare definitivamente in Italia nel 1979. Negli anni Sessanta, in collaborazione con Wheeler dà importanti contributi allo studio della metrica di Schwarzchild che caratterizza il buco nero, e successivamente introduce il concetto di gravità discreta. Al suo nome è associata anche la teoria di Regge, una teoria delle interazioni forti alle alte energie.
Attualmente è membro dell’Accademia dei XL e dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Ha ricevuto il Dannie Heineman prize nel 1964, il premio Città di Como nel 1968, la Medaglia Einstein nel 1979,
Regge è anche stato saggista e attivo in politica. Nel 1989, Regge viene eletto al Parlamento europeo. Collabora con il CICAP dal 1990, nel ruolo di "garante scientifico", subentrando ad Edoardo Amaldi, scomparso l’anno prima.
Collabora stabilmente con la rivista italiana di divulgazione scientifica "Le Scienze”
Rischi? È isterismo antinucleare» (fonte il Giornale)
di Eleonora Barbieri
Il fisico Regge: «Pericoli minimi, questi episodi sono fisiologici»
«Isterismo antiscientifico». Il fisico Tullio Regge vive a Torino, non lontano dal confine con
Il padre della bomba atomica. Che faceva?
«Fumava la pipa, in continuazione. È morto di cancro alla laringe».
Gli incidenti in Francia non la preoccupano?
«No, assolutamente. È una questione mediatica. L’importante è che ci siano controlli seri e informazioni trasparenti».
Le autorità francesi hanno classificato l’ultimo episodio a Tricastin come «livello zero». Che significa?
«Ci sono due spiegazioni: il materiale fuoriuscito è debolmente radioattivo; oppure ha una vita media molto breve, la sua radioattività si estingue in fretta. In ogni caso è così debole da essere simile alla radioattività ambientale, che esiste da sempre».
Quali radiazioni sono pericolose?
«Le emissioni di raggi gamma e gli elettroni. Le altre sono trascurabili».
Nei due episodi precedenti, sostanze radioattive sono finite nelle falde. Non è pericoloso?
«Dipende dall’elemento che si è sparso, e in quali dosi. L’uranio 238 è naturale e non è pericoloso, è debolmente radioattivo».
Che rischi ci sono allora?
«Minimi. L’uranio può essere tossico, ma allora anche il piombo».
Tre guasti di fila: è preoccupante?
«Su quasi 60 centrali nucleari, può succedere. Sono attive da decine d’anni e in Francia non si sono verificate conseguenze spaventose in natura e nell’ambiente circostante. È molto più pericoloso il fumo».
Le autorità hanno agito correttamente?
«Bisogna avvertire subito la popolazione, anche se ci sono solo sospetti. Però nessun isterismo: appena si sente la parola “uranio” c’è chi grida al pericolo. Ma sono dicerie terroristiche».
Questi episodi sono davvero «anomalie»?
«Sì, anche se è fondamentale stare attenti, analizzare accuratamente la dinamica e i materiali dispersi. Se non ci sono danni, come sembra, si tratta di incidenti fisiologici».
In Italia il fronte del no si è già riattivato.
«Certo, si mettono subito a far chiasso. Se ci sono errori o rischi è giusto protestare. Ma senza cadere in forme di isterismo antinucleare e antiscientifico, come sugli Ogm».
Dicono: è la prova che il nucleare non è sicuro.
«Ma che cosa è sicuro? Allora non guidiamo neppure l’auto. Anzi, per numero di vittime l’energia atomica è la più sicura».
E chi vuole approfittarne per bloccare la costruzione di nuove centrali?
«Non dobbiamo dire no al nucleare. Bisogna andare avanti, ovviamente puntando sulla sicurezza e sui controlli. Ma non possiamo bendarci gli occhi».