ABBASTANZA SCADENTE, MI SEMBRA di G. La Grassa
Non sono un tecnico, non ne ho proprio le capacità né la passione; mi annoiano anzi le questioni tecniche. Mi sento portato ad altro; pur se ritengo che si abbia bisogno di buoni tecnici e, se ne incontro qualcuno di valido (pochi), lo ammiro e lo stimo, ma non lo invidio né desidero imitarlo. Ognuno ha le sue passioni specifiche.
Tutto questo sproloquio per dire che ho letto il minimo indispensabile sulla manovra economica del Governo; né leggerò magari ancora, ma senza troppo approfondire il tema. Tuttavia, qualche impressione generale essa mi ha sollecitato. Intanto, mi ha un po’ divertito l’assicurazione che, per i prossimi tre anni, non crescerà la pressione fiscale. Non sono un patito della riduzione dell’imposizione, tuttavia sembrava anche a me che il duo Padoa-Schioppa/Visco avesse esagerato portando il tasso di prelievo fiscale a oltre il 43%, che credo sia una sorta di record (adesso non ho presente se assoluto o relativo). Ricordo invece bene che la campagna elettorale del centrodestra è stata impostata sulla riduzione secca di tale pressione; se sono erro, si diceva che era improrogabile un abbassamento di almeno un paio di punti.
Non so se ormai si capisca più il senso della lingua italiana, ma credo permanga ancora una netta differenza tra abbassamento di “qualcosa” e suo “non aumento”. La tassazione doveva diminuire poiché strangolava chiaramente l’economia, e soprattutto le piccole-medie imprese. La CGIA di Mestre – diretta da uno che è schierato a “sinistra”, sia pure quella moderata – veniva continuamente citata dal Giornale, da Libero (e Liberomercato) con grandi elogi per l’oggettività e imparzialità delle sue analisi, dimostranti tale strangolamento, l’atteggiamento succhiasangue dei vampiri del precedente Governo, ecc. Adesso, per tre anni, “non ci saranno aumenti”. Una bella giravolta, almeno per un “non tecnico” come me. E si tratta dell’imposizione centrale, dello Stato. Non so bene quel che faranno i Comuni che si sono visti togliere parte dell’Ici e di “trasferimenti”. Potrebbero inventare qualcosa; magari sull’asporto dei rifiuti (differenziato), sulle tariffe varie, o altri marchingegni che un “non tecnico” come me ha ora difficoltà ad immaginare.
Altro organetto che sentivo sempre suonare a sinistra era la lotta all’evasione fiscale; e ritengo non fosse del tutto stolta, su questo punto, la destra a ricordare come tale atteggiamento, teso a considerare tutti dei potenziali evasori, fosse non semplicemente da criticare, ma da respingere con la massima forza. Tuttavia, vedo questa solfa permeare tutto sommato le dichiarazioni dell’attuale Governo per quanto riguarda la politica economica. Malgrado per tre anni non calino le imposte (centrali), malgrado si continui a insistere sulla lotta all’evasione fiscale in modo quasi “vischesco”, la situazione economica è di sostanziale crescita zero, il che non faciliterà le entrate tributarie. Allora qual è la “grande idea”? Si preannunciano tagli alla spesa pubblica. Non sono un patito di tale spesa, sono convinto che i “keynesiani” abbiano raccontato tante “bufale” sulle sue “virtù”, sulla cui esistenza i miei dubbi crescono ogni giorno; essi non hanno mai risolto, in tutto il dopoguerra, tanto per dirne una, i problemi di stagflazione quando sono insorti.
Tuttavia rilevo intanto che la crisi in atto, il rallentamento di tutti i paesi (perfino di quelli asiatici ad ancora alto sviluppo) – con però la specificità italiana di essere quasi l’ultima ruota del carro (sempre in relazione al tasso di crescita) – sono problemi che si trascinano da ben più di un anno. Eppure si è continuato a dichiarare “virtuosamente” che bisognava dare un po’ di fiato al sistema con riduzione di imposte, allentamento del poliziesco atteggiamento di stare con il fiato sul collo dei potenziali – e anche non potenziali – evasori, ecc. Adesso, l’unica cosa che resta del programma economico della destra è la riduzione della spesa pubblica. Tuttavia, sono chiari e senza veli i mugugni dei vari Ministri che vedono minacciati di riduzione i loro budget. Mi sembra che alcuni stiano riuscendo ad impietosire Tremonti (almeno ho letto dichiarazioni in tal senso della Meloni). Anche Bondi scrive lettere aperte scoprendo “l’acqua calda”: un paese si riduce a ben poca cosa se taglia le sue spese per la cultura e l’istruzione. Verità incontrovertibile, salvo che bisognerebbe specificare meglio di quale cultura e istruzione si sta parlando. Perché sui giornali sono state riportate centinaia di sovvenzioni (anche degli Enti locali) ad iniziative del tutto pazzesche e cervellotiche, di cui non riesco a ricordarne nemmeno una, da tanto demenziali sono.
E poi, fa parte della cultura e istruzione la ricerca scientifica e tecnica, cui si dedicano cifre irrisorie sia come Stato che come dipartimenti di R&S delle imprese (qui siamo addirittura alla barzelletta). Invece di organizzare “feste popolari”, magari con costumi e consuetudini scopiazzati dal passato senza neanche un minimo di rispetto e di ricostruzione “filologica” di antiche tradizioni, non sarebbe meglio istruire questi ignoranti di italiani, conformando la loro mentalità all’accoglimento di alcuni “ritrovati della vita moderna”? Dobbiamo sopportare che girino il paese a spese del “pubblico” squallidi personaggi impreparati e dissennati in lotta contro gli OGM, predicatori delle “catastrofi ambientali” più assurde, critici del nucleare che ammazza e ammala metà popolazione? Non sono in grado di elencare quante altre castronerie questi individui propalino; proprio da “italiani”, da “poeti e navigatori” (oggi con barche da diporto che impestano tutte le coste), in realtà bestioni dediti ad una cultura oscurantista da medioevo, nemici giurati dell’illuminismo, del positivismo spregiativamente definito scientista, dediti al terrorismo fasullo circa i “Destini della Tecnica”. E, sopra tutto, incarogniti contro l’“orrendo” Progresso, che ci ha ridotto in questo stato miserrimo di gente più sana e robusta, sportiva, con vita media intorno agli 80; quant’era bello negli anni ’50 andarsene, in media, poco dopo i 60, gracili ma con certi cervelli…..da perfetti idioti, ricordo bene i miei coetanei.
Ma soprassediamo. Non soprassiedo però sull’idea di ridurre gli insegnanti – entro, mi sembra, il 2010 o poco dopo – da circa 850.000 a 720.000. Vorrei essere chiaro. Disistimo gran parte degli insegnanti di ogni ordine e grado, a partire da quelli universitari di cui ho fatto parte, pur con mia grande noia e difficoltà di sopportazione. Sarei d’accordo di eliminare metà di quelli delle primarie, medie e superiori (non solo poco più di centomila) e di chiudere metà delle Università esistenti. Non però per diminuirne il numero, solo per sostituire una massa di ignoranti, di “progressisti” reazionari dotati di una semicultura dedita al culto delle mummie, con persone in linea con i tempi odierni. Va riqualificata l’istruzione, reso infine un po’ moderno questo paese solo museale e con il capo esclusivamente rivolto al passato; ma qui non si intende migliorare la qualità, solo ridimensionare quantitativamente l’apparato per risparmiare “sghei”. Punto e basta. La miopia e micragnosità dei Ministri economici è paurosa a questo punto. Cosa scrive a fare Tremonti i suoi libretti, fingendo di avere una cultura e di coltivare valori non solo gretti e meschini? Lo fa solo per vendere e intascarsi i diritti di autore?
Sinceramente, mi sembra veramente che siamo in mano a personaggi incredibili che non hanno alcuna idea di come farci uscire dal pantano. E di una impreparazione e improntitudine da dilettanti allo sbaraglio. Pensiamo alla solita Meloni – giovinetta senza arte né parte – e a Gasparri che vorrebbero disertare i giochi olimpici per condannare la Cina. Una stupidità e rozzezza da non credere; come si può sviluppare una politica estera con simili cervelli dentro il Governo di uno dei G8?
L’unica mossa che stanno tentando questi “sbandati” è di rifarsi una rassicurante immagine con la “sicurezza” e altre questioni similari. Anche qui, sarò chiaro. E’ ben noto che non apprezzo per nulla gli ipocriti buonisti di sinistra, con il loro lassismo e permissivismo, con la loro totale incapacità e non volontà di educare i figli (cui bisogna “essere amici”, idea bislacca che ha condotto ad un disastro generazionale di portata mondiale); questi sciagurati hanno contribuito a creare una società pressoché invivibile, di cui il tanto deplorato berlusconismo è soltanto effetto e non causa. Non piango da melenso imbroglione sui poveri bambini rom cui si vogliono prendere le impronte digitali, ledendo una dignità personale del tutto inventata da questi cialtroni dal “facile buon sentimento”, pronto ad ogni uso utile a perseguire i loro sporchi interessi elettorali di bassa lega.
Semplicemente, ci sono delle priorità, in specie in una situazione mondiale di questa fatta; e non mi riferisco evidentemente solo alla crisi finanziaria (o reale che sia). Ci sono complicazioni di ogni genere; e, lo ripeto, l’Italia è in pappe. Si risolvono certi problemi solo con la “sicurezza”? O con la pulizia della “monnezza”? Anch’io sono, nel modo più netto, perché si faccia infine un po’ di repulisti e si ristabilisca l’ordine, in ogni e qualsiasi luogo, a partire da una disciplina scolastica anche feroce se necessario. Però le risorse vanno soprattutto dirottate dove debbono ottenere più solidi risultati, facendoci uscire innanzitutto dal marasma economico, in particolare dalla nostra sistemica debolezza produttiva, con specifico riguardo ai settori avanzati. E forse è necessaria anche qualche altra cosa su cui per il momento sorvolo.
Così pure, mica sono contrario a che finalmente l’apparato pubblico non sia una mera sinecura per milioni di fancazzisti, ma diventi al contrario di una efficienza “asburgica” (“sogno di una notte di mezza estate”!). Tuttavia, veramente crediamo che il modo di affrontare il problema da parte del “Ministro incaricato” sia qualcosa di più che non creare aspettative eccessive nella “gente”? D’accordo, si può obiettare che siamo appena agli inizi, che si deve aspettare un po’ prima di vedere i risultati. Tuttavia, a me pare che il problema sia impostato “pubblicitariamente”; altrimenti andrebbe affrontato di petto quello del “management” detto “pubblico”, dei suoi emolumenti e delle sue (in)capacità. Ripeto quanto già scritto qualche tempo fa: prima di eseguire la “decimazione delle truppe”, si deve pensare alla sostituzione di pezzi importanti dello “Stato Maggiore”, o comunque di un bel po’ di “colonnelli”.
E per finire, ricordo – lasciando stare per quest’oggi la Fiat, le grandi banche e la GFeID o “piccolo establishment” in generale – che esistono almeno tre grandi aziende i cui problemi, se si continua con questa “approssimazione” (ripeto: da “pubblicitari”, non da manager), ci precipiteranno presto sulla testa: Alitalia, Trenitalia e, last but not least, Telecom. E magari diamo un’occhiatina ogni tanto anche alle Generali. Oltre al fatto che non mi convince questa manfrina intorno alla soppressione (cui però Intesa per il momento fa “orecchie da mercante”) della governance duale. A me sembra che la “confusione sia grande sotto il cielo”, ma – al contrario della conclusione che ne traeva l’“ingenuo” Mao – la situazione non è per nulla eccellente.
Detto tutto questo, se a qualcuno salta in testa di sostenere che allora sarebbe meglio tornare ad un governo di centrosinistra, magari al malefico duo D’Alema-Bersani (di Veltroni & C. meglio nemmeno parlare per non avere qualche conato), questa volta, sul serio, “metto mano alla fondina”. Quando verrà l’epoca felice in cui si capirà che c’è bisogno impellente di un ricambio ampio della classe dirigente (che non dirige nulla) sia in campo economico che politico? Un ricambio che deve passare per un reale superamento della dicotomia destra/sinistra; ma non finto com’è ancora adesso, in cui ognuno si tiene ben stretti i suoi idola, le sue ascendenze culturali. So molto bene che senza memoria storica non si combina nulla. Non proporrei mai a nessuno di rinunciare alle sue radici anche profonde. Solo che debbono restare radici, sottoterra ormai; la pianta che dovremmo far crescere, con i suoi rami fioriti en plein air, va rinnovata, rialimentata, potata in modo nuovo, concimata con tutt’altro concime. E adesso basta ché sto parlando come Chance the Gardener in Oltre il giardino.