ARROGANZA SENZA VELI; ANALISI SENZA VELI di G. La Grassa
Una volta tanto, non si accampano versioni distorte:
Non m’interessa, come al solito, la banale cronaca della “guerra”, e dei successivi compromessi che verranno trovati, bensì un’analisi possibilmente “fuori dal coro” degli stupidi sinistri (in particolare degli attuali “comunisti dell’Alzheimer”, ma non solo) e dei rozzi e servi al 100% che stanno “a destra”. Certo, la meschinità di questi occidentali, tappetino degli arroganti Usa, solleva sdegno in qualsiasi persona non abbia il sangue diventato acqua fetida di fogna; ma non è questo quanto adesso mi interessa.
Non tanto tempo fa sostenevo essere
Continuo a pensare che il Giappone, secondo me destinato a restare per lungo tempo una potenza minore, sarà tutto sommato di aiuto per gli Usa; e anche all’India, come vero antagonista dei dominanti centrali, credo assai poco. Resta
Il fatto è che in Russia il capitalismo selvaggio dell’epoca immediatamente successiva alla dissoluzione dell’Urss è stato nella sostanza sconfitto, e i suoi rappresentanti arrestati o in esilio; la politica (centralizzata) ha sostanzialmente ripreso in mano la situazione, o almeno così sembra in questo momento. Anche la costituzione del fondo sovrano russo appare rispondere a criteri orientati ad una piuttosto decisa ripresa di potenza. In Cina, mi sembra ci siano segnali più contraddittori. Forse la corruzione non è superiore a quella russa; la mafia cinese è però probabilmente più connivente con l’apparato pubblico (almeno locale) di quanto non lo sia adesso quella russa. Soprattutto, ci sono troppi capitalisti cinesi “d’assalto” – abbastanza corrispondenti a quelli “sbaraccati” da Putin – lanciati verso l’occidente anche con operazioni finanziarie (e commerciali) che li legano un po’ troppo alle centrali del capitalismo predominante statunitense. Lo stesso fondo sovrano, China Investment corporation, pur controllato strettamente dal Governo, ha seguito una politica finanziaria – ad es. il recente acquisto del 10% della Morgan Stanley a prezzo esorbitante, venendo così in aiuto di questa banca in gravi difficoltà e dunque rischiosa – che potrebbe essere meno proficua di quella russa, più attenta ad operazioni nel campo dell’economia reale: si pensi alla politica della Gazprom verso l’Eni, l’algerina Sonatrach, la libica Noc, ecc.
Un paio d’anni fa si è data molta pubblicità alla penetrazione economica della Cina in Africa con accordi commerciali con una sessantina di paesi del continente; e anche con il Sud America si sono stabiliti, si dice, buoni rapporti economici. Sappiamo però al momento troppo poco delle reazioni americane e “occidentali” (cioè dei subdominanti dipendenti dagli Usa) in Africa, di cui abbiamo visto alcuni vistosi, ma tutt’altro che chiari e per nulla ancora definiti, “esempi” in Darfur (Sudan), Nigeria, Zimbabwe. Il vero fatto è che
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Data la disposizione delle forze in campo internazionale nell’epoca che ci sta immediatamente davanti, appare sempre più grave il deficit della politica europea, ma in modo del tutto particolare quello della politica italiana. Il nostro ceto politico, di qualsiasi orientamento sia, appare totalmente deprivato di capacità strategica, è invischiato in giochi di mero sfruttamento delle occasioni offerte da una politica clientelare (e “mafiosa” in senso lato), favorita da subdominanti economici (con prevalenza di quelli finanziari) al totale servizio dei predominanti centrali; che questi siano in crisi – e perfino se quest’ultima dovesse poi rivelarsi ancor più grave del previsto – non sposta di un ette la nostra subordinazione, che alla fine di questa eventuale grave crisi sarebbe decisamente acuta; e in un paese impoverito e impaurito.
Sintomo appariscente del nostro inverecondo servilismo è la costante partecipazione alle avventure militari degli Usa; partecipazione sia della destra che della sinistra (al massimo quest’ultima opera ipocritamente piccole mascherature, del tutto inessenziali). Manifestazione di estrema rozzezza politica e culturale sono le campagne agitatorie sulle “repressioni” cinesi in Tibet (cui hanno partecipato disgustosi settori della sinistra “estrema” e ridicolmente “pacifista”), sulla “violazione dei diritti umani” (con due ministri “senza cervello” che chiedevano addirittura di non partecipare ai giochi olimpici); un vero rigurgito d’odio reazionario e ottuso di una arretratezza mentale da autentica regressione dall’homo sapiens sapiens agli ominidi (e con i soliti “radicali”, i più scatenati agenti filoamericani, al primo posto in questo degrado). E adesso, ovviamente, ci si accoda agli Usa perfino in occasione della chiara aggressione georgiana che ha già provocato migliaia di morti in Ossezia (per i quali evidentemente i “diritti umani” non esistono).
Desidero rilevare anche altri sintomi meno appariscenti, ma non meno pericolosi. I nostri politicanti (e quasi più quelli di sinistra che quelli di destra in tal caso) – imbeccati dalla solita GFeID, un cumulo di parassiti che vuol vivere a spese del finanziamento “pubblico” – hanno messo più volte bastoni fra le ruote alle nostre poche imprese di punta. Sintomatici i reiterati tentativi di scindere l’Eni, separando la produzione dalla distribuzione, al fine di assegnare quest’ultima alle municipalizzate (per gran parte in mano appunto ad amministrazioni di sinistra). Forse si è data troppo poca importanza all’intervento operato ad un certo punto dalla Gazprom con lettera del suo vicepresidente al Giornale, in cui si manifestava “sorpresa” e incapacità di capire per quali motivi ci fosse in Italia questa “tentazione”. In realtà, il vicepresidente sapeva benissimo di che cosa si trattava e ha voluto far intendere che
Ciò che però mi sembra particolarmente preoccupante è che, dentro l’Eni così come dentro
Se non si spazzano via queste forze politiche – condizione decisiva e primaria anche per ridurre a più miti consigli
Deve allora essere detto con la massima chiarezza e fuori dai denti. Non solo riteniamo “infiltrati del nemico” – magari in buona fede, pur se ci crediamo assai poco, visto che hanno ampio accesso alla stampa ed editoria di grande diffusione, a finanziamenti vari di assai dubbia provenienza, e via dicendo – coloro che parlano a vanvera di imperialismo italiano ed europeo, ma anche tutti gli ecologisti, i decrescisti, i pacifisti “senza ma e senza se”, i movimentisti moltitudinari, i “no global”, i nemici del progresso scientifico-tecnico, coloro che vogliono parsimonia e frugalità e combattere a “mani nude” rifiutando le politiche di potenza. Essi sono al servizio reale – anche se non lo sanno; ma resto convinto che i più lo sappiano benissimo e ci guadagnino sopra in soldi e notorietà – dell’unico vero “sistema imperiale” oggi esistente: quello degli Usa. Con gente del genere non interagiamo se non sul piano dello scontro politico e ideologico, dello smascheramento delle loro “oggettivamente” infami intenzioni di subordinazione. Che sia chiaro una volta per tutte!