Il Giornale di Berlusconi ci aveva abituato a delle campagne abbastanza oculate (a volte un po’ forsennate, ma questo accade spesso quando si intrecciano ragioni scientifiche e interessi economici o di strategia politica) contro certe idee balzane, tanto di moda in questa fase di sconnessione sociale e politica.
Erano molti gli articoli con i quali si smontavano, pezzo per pezzo, vecchi luoghi comuni antiscientifici, sull’ecologia, sull’energia nucleare, sulla crescita economica, ecc.ecc. Ma questi scritti in controtendenza, ultimamente, si sono ridotti al lumicino, addirittura sono quasi completamente scomparsi insieme agli individui competenti che li firmavano (vedi il chimico Franco Battaglia). Probabilmente, in questo momento non è aria, è meglio non dire certe cose, perché con la crisi economica che incombe è più utile che la gente riprenda a coltivare le proprie illusioni e fantasie per essere tosata e raggirata con più facilità.
Al posto di detti articoli compaiono gli editoriali “impossibili” (da leggere e da capire, almeno per un pubblico medio) di A. De Benoist (o di qualche altro moralista in preda a crisi di coscienza e di buonismo), il quale viene continuamente a raccontarci che il capitalismo sta impoverendo spiritualmente l’essere umano, questo povero uomo spossessato delle sue caratteristiche più intime (e questo da quando? Diciamo che il capitalismo ha ormai qualche secolo ed ha agito sempre restando fedele a sè stesso, imponendo grandi trasformazioni sociali, per cui dovrebbero almeno spiegarci da quando questa parabola discendente della specie umana, con conseguente svuotamento dei suoi attributi essenziali, si sia fatta più caustica), ridotto ad una monade senza morale o con una morale artificiale figlia del mondo sintetico attuale.
Con questa premessa viene tirato fuori un po’ di tutto, attraversando ogni sfera sociale, al fine di dimostrare che in ognuna di queste si riscontrano gli effetti del passaggio distruttivo della logica del Capitale. Mi permetto di riprendere le parole di La Grassa su questa faccenda, partendo proprio dall’ultimo editoriale di De Benoist sul Giornale di domenica che egli così commenta: “Esco a prendere i giornali e….cosa vedo sul Giornale come editoriale? Un pezzo di De Benoist (sapete cosa significa essere editorialista?). Un pezzo difficile (voglio proprio vedere il comune lettore del Giornale!); tutto sulla morale e poi la giustizia e ancora la vecchia morale dell’antichità fondata “nella comunione dell’essere”, mentre oggi vige quell’orrenda morale, anzi “logica del dover-essere di Max Weber” (non c’era di mezzo anche un certo Kant?). E poi giù con la frase di Pierre Legendre: “Sostituite la salvezza cristiana con la fede nel progresso, avrete il credo commerciale dell’Occidente globalizzato” (questo nel giornale di Berlusconi, riuscite a capire la finalità del nemico?). Ma non finisce qui. Vi è pure l’attacco all’illuminismo e ovviamente al progresso: “per John Gray, i Lumi riciclano [e lui che cosa sta riciclando?; nota mia] la convinzione che la storia racconti la salvezza dell’umanità: convinzione che affiora dal comunismo staliniano come dal neoconservatorismo americano [sic!], certo che alla società perfetta s’arrivi ‘liberando la magia del mercato’: ‘Nonostante le pretese di razionalità scientifica, il neoliberalismo si radica [….] come processo a scopo predeterminato, perciò – e per altro – somiglia al marxismo” [ancora sic! Allora avete ancora dubbi su chi sia costui e da che parte stia?]. Tralascio gli Excalibur e le Beatitudini, ecc. … E vorrei che qualcuno prendesse atto che Berlusconi – che io non odio affatto visceralmente come fa demenzialmente certa sinistra – o Tremonti – che anche lui parla di etica nella finanza (sic!) – non sono per nulla contro la mentalità del progresso, del business, ecc. Ma sanno che è bene imbrogliare le carte, in quest’epoca di caos e in cui monterà la rabbia della povera gente, utilizzando questi viscidi personaggi che spargono nero di seppia per non far capire nulla e svilire ogni seria opposizione, poiché quest’ultima può nascere solo dalla lucidità dell’analisi delle strutture e dinamiche capitalistiche in questa fase storica. Chi non lo capisce, si dia all’ippica. Questi sono nemici; non importanti come gli altri (liberali e liberisti, riformisti “neokeynesiani”) ma più ipocriti, insinuanti, che si fingono ipercritici per meglio piazzare i loro colpi reazionari (comunismo staliniano come neoconservatorismo americano, neoliberismo che assomiglia al marxismo; roba da giocolieri). Gentaglia infida, vera immoralità di certa cultura dell’ambiguità; patrocinata dalla stampa sicuramente dei dominanti.”
Non avrei quasi null’altro da aggiungere, in quanto mi pare che La Grassa sia stato abbastanza esaustivo nell’individuare lo sporco gioco messo in atto da certa stampa e dall’accolita finto-anticapitalistica che costituisce la sua quinta colonna, infiltrata tra le fila dominate per meglio disperderle. Chi non si rende conto della maniera in cui l’ideologia dei dominanti agisce sul pensiero dei dominati, confondendoli costantemente con queste improvvise inversioni, penetrando nelle loro stesse convinzioni, a volte per demolirle, a volte per sostenerle, ma sempre con l’unico obiettivo di distoglierle da qualsiasi prospettiva politica e di lotta antisistemica seria, è meglio che si ritiri nel suo io e smetta a pontificare sui destini dell’umanità. Per noi questi sono nemici al pari dei dominanti che vogliamo combattere.