LA RABBIA (PASOLINI); di Giellegi
Ho visto l’altro ieri “La rabbia” di Pasolini. Immagini straordinarie, una ideologia sottoproletaria (non propriamente terzomondista a mio avviso) che mi ha lasciato, come al solito, freddino pur se era comunque sostenuta da una lucida intelligenza e non da banali sentimentalismi di tipo “veltroniano” (tipici però di tutta la sinistra, ivi compresa la “radicale” che è solo “cristiancomunista”). Molto intelligenti alcune fulminanti illuminazioni come quella secondo cui la “rivoluzione” sessantottesca ha sostenuto una (pura) ideologia con rabbia; e la rabbia, non coniugata con la lucidità, non ha mai ragione.
Debbo dire che la parte più impressionante è stata quella delle “immense folle” che partecipavano sempre a tutto. Masse incredibili al funerale di Alcide De Gasperi o a quello di Papa Pacelli; stando ai ricordi che ho, vi era ancora più gente che ai tanto celebrati funerali di Togliatti. Una folla sterminata ai comizi di Fidel o a quelli di qualche “caudillo”; non parliamo di quelli di De Gaulle, anche subito dopo il suo intervento che mise fine al ’68 francese. Una marea all’incoronazione di Elisabetta d’Inghilterra. E così via. Si è riscontrata la verità lapalissiana che tutti scordano sempre: non è difficile riempire una piazza o anche un’intera città. Non è questo che cambia il corso della storia. Un mese, magari un giorno, prima di crollare, un certo regime o un leader o un gruppo politico riescono a mobilitare le “immense masse” (sempre moltiplicate per almeno 4-5 volte dalla propaganda dei loro fedeli). Poi, le masse – evidentemente non le stesse, ma certamente con una buona partecipazione di quelle che avevano manifestato per la parte avversa – si ritrovano “convocate” da altre parole d’ordine, da altre ubriacature ideologiche. E accorrono.
O c’è testa e lucidità nel pensare a certe soluzioni politiche; o ci sono progetti precisi in grado di salvaguardare le condizioni di vita di una popolazione; oppure si assiste ad una grande “sagra paesana”, a grande sfoggio di demenzialità pura, di demagogia e populismo scatenati, che non lasciano nemmeno una effimera impronta nei sentieri della Storia. La “rivoluzione” – o comunque una trasformazione profonda di certi assetti sociali – non è puro caos di massa, grande sbornia di proclami roboanti, di rumorosa finzione atta a mascherare di non avere altro che crusca nel cervello. La trasformazione è un ordine che si sostituisce ad un altro, e che si suppone porti miglioramenti alla grande maggioranza della popolazione. Nel passaggio da un ordine all’altro, c’è la confusione, sembra che tutto si sbricioli; è invece già in atto il progetto di chi sa inserirsi nel caos della transizione, non per aumentarlo esponenzialmente, ma per dirigerlo verso obiettivi che infine la maggioranza della popolazione avverte (non capisce nel senso proprio del termine) come risolutori della disorganizzazione e avvio ad una nuova organizzazione, in cui si starà meglio che non in quella entrata in crisi e in via di superamento.
Quando ci si avvia verso il nuovo ordine, chi non ha capito nulla, chi crede di poter essere sempre “in rivoluzione”, viene debitamente afferrato ed eliminato senza tanti complimenti. L’interrogativo cruciale è: chi riporterà il “nuovo” ordine (o presunto tale; a volte, basta farlo credere)? E dunque: chi sarà l’eliminatore e chi l’eliminato? Un’epoca è oggi alla fine; una nuova avanza, ma francamente ci si sta capendo poco. Non credo affatto di essere il solo in tale situazione. Ci sono certo quelli che sanno sempre tutto, anche ciò che accadrà nel corso dell’intero XXI secolo; sono i deficienti di turno, intellettuali di poco cervello e di tanta presunzione, che sparano continue cazzate su ogni argomento, poiché la “tuttologia” è il loro mestiere di autentici cialtroni e imbroglioni.
Mi permetto solo una “profezia”, di quelle avvertite confusamente; e comunque non “per questo secolo”, ma entro pochissimi anni. In Italia, credo sarà la sinistra ad essere eliminata. Non so da chi, non faccio previsioni circa le modalità dell’eliminazione; sento solo che questi sinistri (al gran completo, trascinati fra l’altro da un populista destrorso come Di Pietro e da ragazzotti che mimano il già fallimentare ’68) stanno accumulando tanta demenzialità, assenza d’analisi, scompostezza di movimento, ubriacatura ideologica, euforia assolutamente destituita di fondamento, incomprensione totale della “palta” in cui sono immersi, ecc. che finiranno presto nelle fauci di chi dovrà liberarsi di questo che, purtroppo, è un ammasso di cellule tumorali, del tutto deleterio in una fase storica di “grande crisi” o almeno di “depressione”.
Comunque, è una “profezia”, non una previsione in base ad elementi se non proprio analizzati esaustivamente, almeno soppesati e valutati con margini di errore non eccessivi. Quindi, spero di sbagliarmi. Tuttavia, cosa volete, avverto una brutta aria. Un elemento mi sembra però sicuro: questa sinistra è orrida nella sua stupida e ottusa faziosità priva di progetto, è solo capace di imbrogliare le carte e mentire, approfittando di una serie di intellettuali-segugi infilati nelle principali trasmissioni TV (e in quasi tutti i giornali). Non si fa una lunga strada con queste modalità; anche l’egemonia ideologica esige un minimo di verità e di intelligenza delle cose. La sinistra non ha più alcuna capacità in merito. Porterà le solite masse a manifestare, a occupare, a “opporsi” in ogni caso e senza alcuna idea che non sia la testarda conservazione dell’esistente, ormai intollerabile.
Questa sinistra non ha più alcuna idea di rinnovare la società per adattarla alla nuova dura epoca che avanza. Incredibile, fra l’altro, che a differenza del già “tristo” ’68 oggi gli studenti seguano docenti e perfino Rettori in una presunta “rivoluzione”. La sinistra porterà le solite “masse” a manifestare, a occupare, a urlare la loro ottusa faziosità, senza alcun progetto salvo quello di congelare un assetto – soprattutto del settore “pubblico” – non più sopportabile nei duri anni che avanzano; lo sfascio che deriverà da tale atteggiamento irresponsabile sarà tragico per le sorti di questa sinistra. Quindi, propendo per una sua “gran brutta fine”, però ampiamente meritata; e forse, pur nella tragedia, trampolino di lancio di una nuova forza (non di sinistra o destra, questa “commedia delle parti”), che avrà, purtroppo, gestazione lenta e dolorosa, ma farà “risalire la china”.
Vedremo di quanto mi sbaglio; temo non sul se ma sul quando. Questa sinistra sta “chiamando” la “rivoluzione dentro il capitale”, e qualcuno (che non sarà affatto Berlusconi, o imbecilli di sinistra!) “risponderà”. Non nel corso del XXI secolo!