Hic sunt leones? E allora facimme a muina! Di P. Pagliani

 

Dato che su questo blog a volte si invita a leggere editorialisti della parte avversa, ovvero de ”Il Giornale”, a qualcuno è saltata la mosca al naso e ha affermato che il blog stesso non è nient’altro che un’accolita di “ripensatori cripto-fascisti”.

 

La classe, intesa in tutti i sensi, non è acqua e qui ne abbiamo la riprova. Era già successo coi compagni di “Contropiano”, che però hanno riconosciuto di essere scivolati su una brutta buccia di banana.

E’ per lo meno dai tempi di Marx che i comunisti si interessano a quel che dice la parte avversa, quindi non si vede lo scandalo. La parte avversa spesso manda messaggi di avviso ai naviganti della propria flotta, comunica quali sono le previsioni del tempo, la forza delle burrasche, le correzioni di rotta per andare a finire in porto. Certo, non è il nostro stesso porto, ma è comunque utile intercettare questi avvisi, per non andare a sbattere contro gli scogli.

Nel movimento studentesco e nei gruppi della sinistra extraparlamentare sessantottini c’era sempre qualcuno incaricato di leggere “Il Sole24Ore” e altre pubblicazioni “borghesi”. A me capitava di dover andare alla Confindustria a chiedere le varie relazioni che ci potevano interessare e le studiavamo, tra uno scontro e l’altro, tra un accoltellamento dei fascisti e una sparatoria (non riesco proprio a capire come sia riuscito a finire in un’accolita di cripto-fascisti).

Sembrerebbe in realtà che lo scandalo odierno stia nel non utilizzare il procedimento canonico: filtrare dette analisi, interpretarle e poi ripresentarle secondo l’ortodossia di volta in volta in auge o secondo quanto un determinato gruppo vuole a tutti i costi che gli si dica, finendo immancabilmente con le parole d’ordine usuali, “abbasso la borghesia e viva il proletariato”. Ciò che non riesco a definire altrimenti che come sindrome da realismo socialista.

Ma questo non è un sito d’agitazione politica, bensì una lavagna dove si cerca di condividere analisi che sono doverose dopo la batosta epocale subita dal movimento comunista storico. Una batosta che non è esorcizzabile con la ripetizione di riti identitari, perché se i cervi sono emigrati in altre lande per questioni ecologiche non sarà certo la danza dello sciamano a farli ritornare e la comunità di cacciatori e raccoglitori che vi si affidasse andrebbe presto incontro a carestie.

Per questo motivo, ognuno è invitato a pensare con la propria testa, ad esercitare il libero arbitrio. Cosa che non mi sembra un tipico atteggiamento “fascista”. Perché bisogna stare molto attenti ai termini che si usano, dato che hanno una loro storia e un loro specifico valore semantico e politico.

Se proprio un difetto questo blog ce l’ha, è che è tenacemente attaccato al filone marxista-razionalista di cui Louis Althusser fu forse il massimo esponente (cripto-fascista anche lui?).

Per me questo è un limite; per altri che scrivono su questo blog è la sua forza, perché permette di disegnare una linea di demarcazione con ogni forma di irrazionalismo e vitalismo, a cui, come tutti sanno, hanno attinto proprio le ideologie fasciste.

Un altro scandalo di questo blog è aver sostenuto che il Sessantotto fu, in definitiva e nel suo complesso, un movimento di modernizzazione culturale e di costume che rispecchiava il passaggio da un’Italia prevalentemente agricola in un’Italia prevalentemente industriale (niente altro che le tesi allora sostenute da Pasolini).

No, si obietta: per molti compagni era un movimento rivoluzionario e molti hanno pagato duramente questa convinzione.

Certo, anche per me lo era e anch’io ci ho lasciato le mie penne, anche se indubbiamente in modo meno drammatico di altri. Ma questo non sposta per nulla la questione.

La storia è piena di movimenti in cui la soggettività dei protagonisti è contraddetta dalla realtà degli esiti. E’ stato così con la Rivoluzione d’Ottobre, come tutti riconoscono, non si capisce perché sia scandaloso (cripto-fascista) dirlo per il Sessantotto.

Anzi, è raro che le transizioni siano proprio governate dai piani dei protagonisti – e men che meno dalla rappresentazione che i protagonisti hanno di sé -, perché ogni transizione è la risultante di una composizione di forze di cui la soggettività, anche quella rivoluzionaria, è solo una delle componenti.

O si riconosce questo o si cade in un paradossale determinismo soggettivo, per il quale un soggetto, personale o collettivo, è in grado di determinare univocamente il corso della storia. 

Il marxismo razionalista di Louis Althusser, cui molti degli interventi in questo blog fanno riferimento, è tanto lontano dal fascismo quanto invece ne è vicino proprio quel determinismo soggettivo, variante del Mondo come Volontà e Rappresentazione, per cui le cose vanno  esattamente come vengono rappresentate dal film che ho deciso di proiettarmi nella testa. E se qualcuno mi fa notare che invece  vanno in un altro modo: anatema!

D’accordo, ognuno può sognare quel che vuole. Ma non si può dare del “cripto-fascista” a chi dalla lettura così “politicamente scorretta” di un articolo di Cirino Pomicino, trae questo avvertimento: “I dati negativi per i vari settori di cui si compone la nostra economia, porteranno l’Italia ad una decrescita reale che non sarà certo pagata dalle classi dominanti. Si può prevedere che tutto il peso di questo affossamento sistemico graverà sui ceti medi, i quali andranno sempre più assottigliandosi, e sulle classi sociali più basse, già abbondantemente tosate sia dalla sinistra che dalla destra.”?

Si può dare del “cripto-fascista” a chi continua a ripetere: “Occhio! cerchiamo di non fare la fine della Repubblica di Weimar, dove sia liberali che socialisti sono stati spazzati via dal nazismo.”? Possiamo essere più o meno d’accordo con l’allarme, ma un cripto-fascista esorterebbe proprio a fare quella fine, no?

Per tornare ai nostri temi, finalmente incomincia ad affacciarsi qua e là l’ipotesi che ci sia un nesso tra crisi finanziaria e crisi degli assetti di potere mondiali, cosa chiamata da alcuni studiosi “caos sistemico”.

E in effetti il nesso c’è, perché è il caos sistemico, cioè la prolungata incapacità (politica prima che economica) degli USA di esercitare il coordinamento dei processi di accumulazione mondiale, che  ha generato l’attuale conclamata e famigerata crisi finanziaria.

Non il contrario, come ha sostenuto Angelo Panebianco sul “corriere della Sera”, o incomincia a sospettare Geminello Alvi su “Il Giornale”. E neppure concomitante (“crisi non solo economica ma anche geopolitica”), come sostenuto da Luca Caracciolo su “La Repubblica”. C’è comunque da notare che questi sono gli opinionisti che hanno iniziato a mettere in relazione i due fenomeni, anche se all’incontrario. Ce n’è voluta, lo fanno timidamente, invertono causa ed effetto, ma qualcosa dalla loro zucca alla fine è incominciato a uscire.

Invece, la sinistra militante rosa o rossa e la sua stampa, terrorizzata dall’idea di mettere anche solamente sul tavolo della discussione il ruolo di predominio degli USA, si è specializzata in spiegazioni ultratecniciste, da veri seguaci dell’economia pura, che come tutti sanno è la base ideologica del liberismo. Spiegazioni che parlano di un generico capitalismo globale neoliberista, scordandosi persino la franca ammissione del dott. Kissinger: “Globalizzazione è solo un altro termine per indicare il dominio degli Stati Uniti”.

Qui sta lo scandalo, non altrove!

Non è la prima volta che i conservatori bagnano il naso ai militanti duri e puri e tetragoni ad ogni ragionamento e persino alle ammissioni dell’avversario (forse perché non bisogna leggerlo).

Si magna licet, sono stati i grandi artisti e letterati “borghesi” come Balzac, Zola, il nostro Manzoni – sì, anche lui, così vituperato dalla cultura postsessantottina -, Thomas Mann, George Eliot, James Joyce, Henry James, Eugenio Montale o addirittura “reazionari”, come Lev Tolstoj e Filippo Tommaso Marinetti, a dar voce alle vere contraddizioni della società capitalista e alle sue tendenze. Mentre tra i “rivoluzionari” solo in pochi uscivano dall’encefalogramma piatto della committenza “politicamente corretta” ovvero ortodossa e conformista. Un Bertold Brecht o un Pier Paolo Pasolini, la cui anima si è salvata proprio per il rifiuto dell’ortodossia imposta dall’inquisizione laica di sinistra del loro tempo: il primo – teorico dello “straniamento” – rifiutando l’orrendo “realismo socialista” e il secondo – trascinato da una forte passione etica – rifiutando lo storicismo determinista marxista e “proletario” (e si beccò anche lui del “fascista”, non è vero?).

Tornando a cose più modeste, furono in pochissimi a sinistra (e io, modestamente, lo fui – come diceva Totò) a vedere nell’11/9 e nelle sue guerre successive la nuova fase dello scontro geopolitico iniziato da Clinton dopo la caduta del Muro di Berlino e, soprattutto, l’inasprimento del caos sistemico di cui gli USA stavano cercando di venire a capo. Era più facile rimanere attaccati alle solite categorie ortodosse, come “neocolonialismo”, “oppressione dei popoli”, “sfruttamento delle risorse altrui”, o addirittura “guerre condotte dalle multinazionali” (sic!), eccetera, e fermarsi lì. Fermarsi cioè finché si rimaneva nell’ambito di ciò che è gestibile con l’ortodossia della correttezza politica di sinistra DOC: la difesa della pace, la difesa dei popoli oppressi, la difesa degli sfruttati e degli emarginati. Tutti intenti legittimi, ma destinati all’insuccesso (anzi, è più facile che si riesca ad ottenere il contrario) se non si riuscirà ad uscire dai sicuri confini guardati dal conformismo identitario di sinistra ed entrare là dove c’è scritto “Hic sunt leones”.

Ma il termine “geopolitica” era considerato irrimediabilmente di destra, anzi, di estrema destra. Non si poteva andare oltre, non ci si poteva contaminare. Insomma, era fin dalle elementari che eravamo abituati a studiare la Storia senza nemmeno una cartina geografica davanti. Che era questa novità? Il problema era che gli altri, quelli che comandano, le cartine geografiche se le tengono in continuazione sotto il naso.

Però la sinistra vera non si contaminerà mai perché deve rimanere sempre moralmente superiore: ha tifato per Clinton perché Democratico anche quando massacrava Sudanesi, Somali, Afghani, Serbi – con l’aiuto del governo di sinistra di D’Alema – e i bambini iracheni e adesso tifa per Obama, “perché è nero”, nonostante abbia preso inquietanti posizioni da falco proprio mentre Mc Cain si rifugiava in una specie di neo-isolazionismo (non inusuale per i Repubblicani).

E l’estrema sinistra pur di sconfiggere il babau Berlusconi si dichiara pronta a far fronte comune con i massacratori sub-imperiali di ieri che hanno già detto che sosterranno i massacratori imperiali di domani.

Contaminarsi, evidentemente, è più brutto che massacrare. Perché là ne va del nostro onore, mentre qua ne va solo della vita degli altri.

L’importante è sentirsi parte di un vento cosmico verso magnifiche sorti e progressive, che non saranno proprio il sol dell’avvenir, ma almeno si fa vedere che non si sta fermi e che i reazionari sono, per definizione, tutti gli altri.

Facimme a muina!

 

Piero Pagliani