CHI VO’ FA’ L’AMERICANO? di A. Berlendis

I quattro brani che riportiamo sotto sono esemplificativi di tre punti :

 

Il primo punto, è che le linee di divisione consolidatesi sull’asse destra-sinistra, stanno per andare incontro ad una riclassificazione radicale nel medio periodo: sulla politica estera si palesano fratture interne alla coalizione di centrodestra in relazione a chi è più sensibile rispetto ad una subordinazione  senza contrattualità agli USA(AN,settori di FI stessa) e chi è più attento ai rapporti con la Russia (Berlusconi).

 

Il secondo punto, è l’ennesima riproposizione delle apparenze che si rovesciano: l’ apparentemente più filoamericano Berlusconi, lo è poi sostanzialmente meno sia di parte della sua coalizione, che del centrosinistra (di passaggio ricordiamo che gli appassiti arcobaleni candidarono D’Alema alla presidenza della repubblica,rimuovendo il ruolo servilmente portante nella criminale aggressione alla Serbia ). Ricordiamo che D’Alema nel 1999 disse : “…Vorrei ricordare che quanto a impegno nelle operazioni militari noi siamo stati, nei 78 giorni del conflitto, il terzo Paese, dopo gli USA e la Francia, e prima della Gran Bretagna. In quanto ai tedeschi, hanno fatto molta politica ma il loro sforzo militare non è paragonabile al nostro: parlo non solo delle basi che ovviamente abbiamo messo a disposizione, ma anche dei nostri 52 aerei, delle nostre navi.  L’Italia si trovava veramente in prima linea…”, pur potendo poi,successivamente, senza colpo ferire partecipare alle marce della pace Perugia-Assisi…

 

Il terzo punto  riguarda lo spocchioso “sentimento di superiorità morale della sinistra che riaffiora continuamente nel discorso politico” perché sostiene Ricolfi che “La cultura di sinistra è sinceramente convinta della propria superiorità morale. Una superiorità che è al tempo stesso superiorità delle idee della sinistra e delle persone di sinistra.” (Ricolfi ‘Perché siamo antipatici. La sinistra e il complesso dei migliori.’ Longanesi editore pag. 82). Ma questa  presunta superiorità morale si infrange contro i fatti che hanno ricevuto  l’ennesima conferma – ma il rapporto dell’Osce era già esaustivo in proposito per chi avesse voluto sapere – nelle realistiche e ciniche parole di Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes,  che in un articolo ha ammesso rispetto alla Serbia: “abbiamo finito per bombardarla senza avere il coraggio di ammetterlo, giustificandoci dietro un "genocidio" per fortuna inesistente” (Repubblica 24 febbraio 2008). E la presunta superiorità politica si infrange invece contro due altri fatti rilevati da analisti: il governo di centrosinistra ha immediatamente riconosciuto l’indipendenza del Kosovo ( D’Alema:  “Necessario e utile riconoscerlo” e quindi ”Non procedere al riconoscimento del Kosovo è gravemente sbagliato ed io sono imbarazzato dal fatto che alcune forze politiche non si rendano conto che non ci si può sottrarre a questa responsabilità.” L’Unità 28 febbraio 2008). Questo proprio mentre il generale Fabio Mini in un’intervista ha dichiarato a proposito della  dirigenza kosovara: "Da lavarsi le mani, dopo avergliela stretta. Spero che la nuova generazione se ne liberi presto. L’anima nera è un signore di cui non le dico il nome, perché se lo scrivo vengono lì e mi ammazzano. E’ il mandante di almeno 28 assassinati del partito di Rugova. Uno che , come molti dei capi UCK, non ha mai spiegato la fine d’un migliaio di rom, serbi e albanesi accusati di collaborazionismo, desaparicidos negli anni del I dopoguerra." (Corriere sabato 16 febbraio 2008).  E che Sergio Romano in una risposta ad un lettore intitolata ‘Kosovo indipendente perché piace agli americani.’ ha sostenuto che le presidenze USA, da Clinton in poi,  hanno assecondato la frammentazione dell’Urss e della Jugoslavia. Lo hanno fatto nella convinzione che i nuovi Stati sarebbero diventati amici dell’America e le avrebbero permesso di estendere la sua influenza nei territori occidentali della vecchia Unione Sovietica, nei Balcani, nel Caucaso e nel Caspio. Per ottenere lo scopo hanno offerto a questi Paesi l’ingresso nella Nato e hanno esortato l’Unione europea ad accoglierli nel suo seno. Con un doppio risultato: irritare la Russia, colpita nel suoi interessi, e diluire l’Ue sino a rendere sempre più difficile l’espressione di una politica estera europea. Capisco che l’indipendenza del Kosovo possa piacere agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna. Mi è difficile capire perché piaccia alla Francia, alla Germania e all’Italia.” (Corriere della sera – sabato 23 febbraio 2008).

La presunta capacità politica e strategica della sinistra nella difesa degli interessi nazionali si dimostra solo presunzione che maschera la subalternità ai disegni egemonici statunitensi.

 

BRANI :

 

A- Roma, 10 dicembre 2008 – (Adnkronos) – "I bombardamenti in Serbia li ha fatti il governo D’Alema e non il governo Berlusconi, che invece non li avrebbe fatti…". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi parlando dell’impegno militare dell’Italia all’estero in questi anni.

 

B- Afghanistan, La Russa: altri 600 uomini Berlusconi: nessun aumento di truppe Il ministro della Difesa annuncia rinforzi nella zona calda ma il presidente del Consiglio lo smentisce.

 “ROMA (10 dicembre) – Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa annuncia in Senato che nel 2009 il contingente italiano in Afghanistan aumenterà per sei mesi di 600 unità: 2.800 uomini in luogo degli attuali 2.270. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a stretto giro di posta, ribadisce invece che non ci sarà alcun incremento del contingente. […]La Russa ha precisato che l’incremento rientra nella presenza media autorizzata dal Parlamento. I 600 saranno schierati nella parte più pericolosa della regione ovest dell’Afghanistan. Ieri, dopo l’incontro con il generale Usa David Petraeus, La Russa aveva detto che «se dovessimo decidere in questo momento l’orientamento non è quello di aggiungere altri militari a quelli già impegnati in operazioni all’estero, ma mai dire mai, perchè se la situazione cambia, possono cambiare anche le risposte». Di fatto non aveva escluso un incremento delle forze italiane in Afghanistan, spostandole da un teatro operativo all’altro e tenendo però fermo il numero complessivo dei militari in missione (attualmente 8.500).  Berlusconi: il numero non cambierà. Berlusconi ha parlato alla presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa: «Con il generale Petraeus non si è assolutamente parlato di un incremento delle nostre forze in Afghanistan». Berlusconi ha sottolineato che «sono stati cambiati i caveat» e che dunque i soldati italiani «possono agire di più». 

 www.ilmessaggero.it

 

C- Dichiarazione di Giulio Manfredi (Comitato nazionale di Radicali Italiani):

“Si vergogni, Presidente. I bombardamenti della Serbia furono decisi dalla Nato come estrema ratio, per fermare la pulizia etnica attuata dal regime serbo di Slobodan Milosevic nei confronti del popolo kosovaro.Per amore della polemica spicciola, Berlusconi ripudia decisioni di politica estera che videro allora Forza Italia solidale con il governo D’Alema, nel nome della difesa della minoranza kosovara albanese minacciata di genocidio. http://www.radicali.it/

 

D- “Ma dagli archivi parlamentari viene fuori la mozione di FI,AN e Udc che impegnava il governo (D’Alema) a intervenire in accordo con gli alleati NATO.” L’Unità 11 dicembre 2008