PER NON DIMENTICARE LA SERBIA E IL GIORNO CHE L’EUROPA PERSE LA SUA DIGNITA’ (a cura di G.P.)
“I bombardamenti in Serbia li ha fatti il governo D’Alema e non il governo Berlusconi, che invece non li avrebbe fatti…".
Queste dichiarazioni inequivocabili di Berlusconi dimostrano, qualora ce ne fosse ancora bisogno, su quali e su quante menzogne, artatamente costruite dai media occidentali e dai governi europei, siano stati sostenuti i bombardamenti illegali compiuti contro un paese sovrano, al solo fine di sottrarre ad esso una fetta del suo territorio, per ragioni che di umanitario non avevano nulla, ed in spregio a qualsiasi norma di diritto internazionale.
Vi spiego subito perché, a mio modo di vedere, le dichiarazioni di Berlusconi vanno in questo senso. Siccome non possono essere certo i nove anni trascorsi ad aver reso meno valide le ragioni di quell’intervento umanitario (che fu definito dall’allora presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, inevitabile e urgente) se ne deve dedurre che tutta la guerra del ’99 era stata “fabbricata” su pretesti falsi e inconsistenti. Se così non fosse, il Premier dovrebbe assumersi la responsabilità di aver avvalorato il principio per cui, in materia di genocidi, il passare del tempo determina un blandimento degli orrori (ma, a questo punto, di Olocausto degli Ebrei non si dovrebbe nemmeno più parlare). Siccome credo che Berlusconi non sia all’altezza né di elaborare un tale principio (del tutto orrido) né di assumersi tale responsabilità, è più facile dire che egli valuta i moventi soggiacenti a quell’attacco come infondati.
Sicché, ciò implica che quella fantomatica emergenza umanitaria che aveva reso, agli occhi dei popoli europei, l’intervento delle forze Nato in Kosovo imprescindibile per porre termine ad una presunta pulizia etnica, in realtà, non era affatto tale.
Le motivazioni reali che portarono l’Europa ad accodarsi “proattivamente” alla volontà Usa di dichiarare guerra a Milosevic e al suo Paese, in quei famigerati bombardamenti del 1999, le spiegherà chiaramente l’ex Ministro degli Esteri del Governo D’Alema, in un’intervista rilasciata nel febbraio 2008 al Corriere della Sera, subito dopo la conferenza stampa con la quale Prodi e lo stesso D’Alema, rispettivamente Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, annunceranno il riconoscimento del Kosovo da parte dell’Italia.
Lamberto Dini, alla domanda del giornalista del Corriere che gli chiede chi avesse spinto per l’indipendenza del Kosovo, risponde precisamente:
“l’Amministrazione americana. Vorrei ricordare, avendolo vissuto di persona, che gli Usa avevano già deciso di andare nella direzione dell’indipendenza, o erano propensi a farlo, dalla conferenza di Rambouillet nel febbraio 1999. Per ragioni geopolitiche e strategiche. Non a caso, come ha sottolineato Armando Cossutta, sembra che gli Usa si apprestino a costruire in Kosovo una grande base militare”
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Detto fatto! Oggi in Kosovo c’è uno dei più grandi insediamenti militari americani del mondo, Camp Bondsteel, nei pressi di Orahovac, come si può leggere in questo articolo pubblicato dal blog byebyeunclesam:
http://byebyeunclesam.wordpress.com/2008/08/18/basi-usa-in-kosovo/
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Ma Dini aggiunge anche che: “Era
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“Di certo tutta la questione è stata un contrasto tra due potenze. Però
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Dunque, nessuna pulizia etnica, nessuna urgenza umanitaria, ma solo un regolamento di conti strategico imposto dagli Stati Uniti a tutta l’Europa, al fine di poter espandere la propria egemonia ad est, ai danni del “Grande Orso” russo.
Per non dimenticare quest’affronto criminale compiuto direttamente a danno dei serbi, ma portato al cuore stesso dell’Europa dei popoli, con la compiacenza di quasi tutta la classe politica del vecchio continente, vi proponiamo questo dossier sulla guerra in Serbia. Rispetto a quest’ultima, un rapporto Osce del 1999, aveva già rivelato con quante prove false, prodotte, per lo più, dagli osservatori inglesi e americani, venne costruita la menzogna della pulizia etnica, perpetrata dai serbi a danno dei kosovari, con tanto di messa in scena di razzie ed esecuzioni a sangue freddo, come nel caso del villaggio kosovaro di Racak.
Qui si operò alla stessa stregua di quanto fatto a Timisoara (per far ricadere su Ceausescu l’infamia di crimini efferati), trasportando i cadaveri da altre zone, riunendoli in uno stesso luogo, mutilandoli e sfigurandoli per riprodurre una perfetta “scena del genocidio”.
Non dimentichiamo che questo episodio divenne il casus belli per l’inizio dei bombardamenti, con il capo dell’Organizzazione per
A nulla servirono le smentite di altri osservatori OSCE e dei giornalisti di molti paesi che, recatisi sul posto, svelarono, quasi immediatamente, il “trucco” messo in atto dai guerriglieri dell’UCK, con la complicità degli americani. Quella guerra si doveva fare per superiori ragioni di ordine strategico-politico. Persino il Corriere della Sera (giornale filo-governativo), a fatti ancora caldi, dovette riconoscere che il rapporto Osce risentiva delle mille pressioni sotto il quale era stato steso, con i mandanti di quella guerra infame che volevano far passare a tutti i costi la versione ufficiale, quella della guerra per motivi umanitari, benché i conti non tornassero affatto.
Tuttavia, era impossibile non tener in debita considerazione quanto affermato dagli osservatori francesi, italiani, russi e svizzeri che smentirono, a più riprese, i loro colleghi americani e inglesi… Ne è venuto fuori un documento confuso e, a tratti, contraddittorio che lascia comunque afferrare i reali scopi dei bombardamenti contro
Il dossier si conclude con tre articoli sulla fallimentare Missione Arcobaleno, ennesima iniziativa non riuscita messa in piedi dal sopravvalutato “statista” D’Alema. Costui, dopo essersi accreditato presso gli americani (con il servilismo dimostrato nella gestione della guerra in Kosovo, cosa che gli è valsa anche la grande amicizia di Cossiga), tentò di passare alla Storia come gran benefattore dell’umanità, organizzando l’invio di aiuti ai profughi kosovari in fuga (i quali non scappavano dai serbi ma dai bombardamenti della NATO).
Ma come ogni iniziativa realizzata da D’Alema, anche questa doveva finire male. Una brutta vicenda di ruberie, di sprechi e di connivenze fraudolente che smentiscono la natura benevola delle preoccupazioni umanitarie del governo di centro-sinistra in quella la stagione.