O SENSO DELLA REALTA' O CHIUDIAMO IL DISCORSO di Giellegi
A me sembra strano che chi ha o dovrebbe avere una certa impostazione continui a girare su semplici questioni storiche o sulla terminologia adottata, invece di andare al nocciolo del problema. Solo perché ho 10 minuti da perdere, ribadisco brevemente alcuni concetti elementari; poi saluto veramente tutti quelli che non vogliono capire. Chi considera i popoli o i dominati – entrambi termini di una genericità onnicomprensiva già confusa e pasticciata – come innocenti in ogni caso, è proprio colui che li disprezza profondamente, perché li ritiene una massa di bruti senza cervello e discernimento e quindi privi di responsabilità (che è ovviamente dei singoli individui e non di entità astratte come popoli e dominati). Io ho maggior rispetto, ed è per questo che se – come ricorda Labica – l’85% di un popolo di fatto approva o accetta senza tante storie il massacro di altri, ancora più dominati e miseri di lui, detto popolo non va considerato innocente; condivide almeno in buona parte le responsabilità dei suoi dominanti. Naturalmente, anch’io faccio distinzione tra chi sta al vertice e chi sta sotto, non attribuisco le stesse responsabilità a tutti; però resta il fatto che la netta maggioranza di coloro, che subiscono le decisioni dei dominanti, di fatto le accetta o con convinzione o supinamente, perché in fondo sente difesi alcuni suoi pur miseri interessi; e passa così sopra allo sterminio di quelli ancora più miseri e dominati (anzi propriamente oppressi); talvolta per semplice ignavia, ma non è questo il caso del popolo di Israele, che appoggia con piena adesione.
Ho inoltre ricordato che sempre le truppe della “reazione” (i “vandeani”, le “armate bianche”, ecc.) sono costituite di dominati esattamente come quelle delle rivoluzioni. Se non fosse così, mi si saprebbe spiegare come mai i dominanti (pochi) si tengono in piedi da millenni e mai vi è stato l’avvento di una società di “eguali” (veri eguali)? Naturalmente, ciò è dovuto al fatto che non esiste in realtà la semplice e dicotomica e netta divisione tra dominanti e dominati (tanto meno tale divisione esiste nella società capitalistica, dinamica per eccellenza, dove la mobilità sociale tra strato e strato è quindi notevole); esiste invece una complicata articolazione sociale – in verticale e in orizzontale – sia all’interno di ogni società nazionale sia nella configurazione mondiale dei vari paesi (o formazioni sociali particolari). In ogni caso, vi sono gruppi di vertice che hanno capacità molto maggiori di prendere decisioni rispetto alla massa della popolazione; tuttavia, tali decisioni – salvo in eccezionali periodi storici (di congiuntura) – coinvolgono i membri degli strati più bassi. Anzi, esse possono essere prese e realizzate proprio perché c’è il supino, ma più spesso convinto, appoggio di coloro che noi immaginiamo dovrebbero invece ribellarsi. E noi spesso sosteniamo che costoro vanno contro i loro stessi interessi; e diciamo, il più delle volte, un’autentica cazzata. I dominati sanno molto meglio di noi quali sono i loro interessi del momento, e come questi si perseguano opprimendo altri dominati, in una “guerra tra poveri” (il divide et impera noto a chicchessia) che ha caratterizzato ogni epoca storica, salvo che in congiunture particolari, negli “anelli deboli”, ecc.
Ricordo ancora che quasi sempre i “sergenti”, ma anche semplici soldati, sono violenti e selvaggi nel reprimere i loro commilitoni (attirandosi così il loro più alto grado d’odio), mentre i “capitani” e ancor più i “generali” – che hanno dato gli ordini di repressione! – si permettono di intervenire giocando il ruolo di coloro che ammorbidiscono le pene, ingannando perciò spesso e volentieri gli oppressi che sbagliano obiettivo nella loro giustificata reazione. Quindi chi sostiene che il sottoscritto mette sullo stesso piano dominanti e dominati non ha capito nulla di quello che dico; ma nemmeno nulla della storia effettiva delle rivoluzioni e delle controrivoluzioni. Ma non ha nemmeno capito che la “normalità” non è rappresentata da rivoluzioni e controrivoluzioni, ma da massacri tra popoli diversi, in cui i dominanti dominano appunto facendo fare la guerra ai dominati, che si scannano fra loro per motivi nazionali o religiosi, ecc.
Si è proprio così ciechi da non vedere questa realtà? Allora, per favore, non scrivete di essere comunisti o critici antisistema o al fianco dei dominati o non so cos’altro. Andate in Chiesa e pregate. Andate in Piazza S. Pietro e ascoltate il Papa che condanna tutte le violenze ed invoca una pace, che arriverà soltanto quando i dominanti di un paese – con la stragrande maggioranza del loro popolo al seguito – avranno regolato i conti sterminando un altro popolo (che ha i suoi dominanti, solo più deboli e talvolta più inetti degli altri). E adesso, se lo potete, andate in Israele e spiegate al popolo, ai dominati di quel paese, che non sanno capire i loro interessi, che stanno appoggiando i loro “corpi speciali in armi” che massacrano persone eguali a loro, oppresse come loro. Fatelo, così almeno proverete direttamente “sul campo” che avete torto.
Smettiamola per favore con le bambinate. E ritorniamo, pur con il fegato che sta per scoppiare, a vedere la realtà – brutta e sconvolgente – per quello che è. E adesso, se non volete prendere atto di tale realtà, non rispondo comunque più, perché per me queste verità sono lampanti; mentre l’innocenza delle masse popolari è come la verginità di Maria. Non mi interessa la vostra erudizione storica; desidero interloquire con persone dotate del senso della realtà. Questo buonismo, questo “amore per il popolo”, privo di qualsiasi discernimento, è esattamente il lascito di un piciismo disastroso (da Berlinguer in poi) e di una sinistra laida, che hanno rovinato ogni cosa e reso la “nostra parte” un coacervo anarcoide e informe, una forza di disgregazione sociale e del pensiero razionale.